Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

La poesia di George Mackay Brown (1921-1996): polisemanticità testuale e microcosmo orcadiano nell’Anno della Balena (1965).

Di Anita Mancia

Il mio primo contatto con George Mackay Brown (Stromness 1921-Stromness 1996) non è avvenuto per via accademica, ma per un senso tutto fisico e pratico della via poetica.

Ero in una libreria del centro di Perth in Scozia, quando trovai la bella biografia illustrata di George scritta per i tipi di Murray da Maggie Fergusson (2006)[1]. Cominciai a leggerla. Scoprii così un poeta delle isole Orcadi, un Bardo, George, insieme per lo meno ad un altro, Edwin Muir (1887-1959),[2] un intellettuale cosmopolita e traduttore di Kafka poiché attivo a Praga, insieme con la moglie, Willa Anderson, che era notevole linguista e giuocò il ruolo più importante fra i due come traduttrice. Decisi di proseguire la ricerca dal mio Paese, l’Italia. La mia attenzione fu attirata dalla relazione tra le Orcadi ed il mondo (la storia intrecciata con il mito) scandinavo[3], ma soprattutto dal fatto che come me George ed altri scrittori delle Orcadi, era agorafobico. Con questa differenza: a lui l’agorafobia aveva quasi assolutamente impedito di viaggiare, con le eccezioni dello studio ad Edimburgo, e dei viaggi in Irlanda (1968) con Seamus Heanes, alle Shetland,(1988), Oxford (1989) e Londra (1989) con Gunnie Moberg, mentre nel mio caso l’agorafobia mi aveva costretta a lasciare le grandi città ed a viaggiare nelle isole e nelle piccole città dimenticate (forse anche Perth, per esempio). Ma non sempre, perché l’anno dopo quello in cui visitai le Orcadi (2007) l’agorafobia mi colpì duramente a Shetland (2008), che dovetti lasciare immediatamente. Pertanto nel 2007 avevo viaggiato ad Orkney, dove avevo conosciuto il microcosmo storico ed umano di George, gli amici, fra i quali Morag MacInnes figlia del pittore MacInnes, suo marito John McGill, la stessa Maggie Fergusson, Archie Bevan e sua moglie. Per tutto quello che hanno tutti fatto per me li ringrazio ancora oggi. Indimenticabile con John la visita al cimitero di Warbeth, dove è sepolto George, in una giornata di vento, pioggia e nebbia che avvolgeva con colori cupi ma belli e profondi il paesaggio. Improvvisamente la nebbia si levò ed apparve il mare appena minaccioso.   La poesia è la vocazione di George, una vocazione che non ha mai fatto ricco nessuno, e questo è vero per lui in modo del tutto particolare, date le condizioni della sua vita in un luogo per molti aspetti, soprattutto climatici, inospitale[4]. Diverso è l’aspetto umano degli orcadiani, sostanzialmente di tratto gentile e aperto, che sorprende, perché non si immaginerebbe questa gentilezza così a Nord dell’Europa.

La scelta di tradurre in italiano “The Year of the Whale” (1965) nasce dal fatto che questa è la prima collezione che procurò a George un contratto con Hogarth press, e l’indipendenza finanziaria, liberandolo dall’aiuto dell’Assistenza Nazionale e  dell’Università.[5] E anche altro. Si tratta di una collezione od operetta organica di 47 poesie sulle Orcadi dalla quale traspaiono il modo di poetare di George, il tessuto linguistico-musicale anglo-scozzese su cui si innerva il suo canto[6], la concezione ciclica e non lineare del tempo e l’atteggiamento del poeta verso i temi locali e storici più ampi (penso the Seven Houses in Memory of John F. Kennedy).

Per queste ragioni prenderò in esame sette componimenti dei 47 che costituiscono la collezione (il sette è un numero di valore quasi magico per George, Dio creò il mondo in sei giorni e il settimo si riposò). Di essi metterò in evidenza gli aspetti che ho menzionati: il tessuto poetico, la concezione ciclica del tempo, il significato del fare poesia. Il tutto dentro una dimensione polisemantica dei testi. I testi che ho tradotti e che commento qui[7] sono: The Funeral of Ally Flett (Il funerale di Ally Flett) che apre la raccolta, The Seven Houses.

In Memory of John F. Kennedy (Le sette case. In memoria di J. F. Kennedy), che la chiude; Our Lady of the Waves (Nostra signora delle Onde), The Poet (Il poeta); Old Fisherman with Guitar (Vecchio Pescatore con chitarra); The Year of the Whale (L’Anno della Balena); the Hawk (IL Falco).

La traduzione che segue il testo inglese[8] è quasi sempre letterale, per scelta di essere fedele al testo, non essendo possibile ricreare il tessuto musicale anglo-scozzese (e si direbbe orcadiano) in cui è innervata. Può non essere bella, ma rispetta almeno il testo originale.

I numeri che introduco sono le poesie numerate cui fanno seguito le lettere A per l’originale e B per la traduzione a cui segue il commento sul testo inglese.

1 A. The Funeral of Ally Flett.

Because of his long pilgrimage

From pub to alehouse

And all the liquor laws he’d flout,

Being under age

And wringing peatbog spirit from a clout

Into a secret kettle,

And making every Sabbath a carouse,

Mansie brought a twelve-year bottle.

Because his shy foot turned aside

From Merran’s door,

And Olga’s coat with the red button

And Inga’s side

Naked as snow or swan or wild bog cotton

Made him laugh loud

And after, spit with scunner on the floor,

Marget sewed a long chaste shroud.

Because the scythe was in the oats

 When he lay flat,

And Jean Macdonald’s best March ale

Cooled the long throats

 (At noon the reapers drank from the common pail)

“And Sanders said “Corn enough here for every tramp and rat”,

Sigrid baked her lightest bread.

Although the fleet from Hamnavoe

   Drew heavy nets

      Off Noup Head, in a squall of rain,

Turning in slow

      Gull-haunted circles near the three-mile line

And mouthing cod

   Went iced and salted into slippery crates,

One skipper heard and bowed his head.

Because at Dounby and the fair

   Twelve tearaways

     Brought every copper in the islands

Round their uproar

    And this one made a sweet and sudden silence

Like that white bird

     That broke the tempest with a twig of praise,

The preacher spoke the holy word.

Because the hour of grass is brief

   And the red rose

    Is a bare thorn in the east wind

And a strong life

   Runs out and spends itself like barren sand

And the dove dies

     And every loveliest lilt must have a close,

Old Betsy came with bitter cries.

Because his dance was gathered now

     And parish feet

      Went blundering their separate roads

After the plough

     And after net and peat and harvest loads,

Yet from the cradle

  Their fated steps with a fixed passion beat,

Tammas brought his Swedish fiddle.

B) Il Funerale di Ally Flett

Per il suo lungo pellegrinaggio

    Dal pub alla birreria

E poiché delle leggi del liquore si fece beffa,

Essendo inferiore di[9] età

E spremendo spirito di torbiera da uno strofinaccio

In un bollitore segreto,

  E poiché faceva[10] di ogni Sabato una gozzoviglia,

Mansie portò una bottiglia di dodici anni.

Poiché il suo timido piede deviò

   Dalla porta di Merran,

E il capotto di Olga con il bottone rosso

E il fianco di Inga

Nudo come neve o cigno[11] o come cotone di palude selvatica

Lo fecero ridere forte

  E poi, la tratta con disprezzo sul pavimento[12],

Marget cucì un lungo casto sudario.

Poiché la falce era nell’avena

  Quando lui giaceva disteso,

  E la migliore birra di Marzo di Jean Macdonald

Rinfrescava le lunghe gole

  (a pranzo i mietitori bevevano dal secchio comune)

E Sanders disse

  “Qui c’è abbastanza grano per vagabondi e topi”,

Sigrid infornò il suo pane più leggero.

Benchè la flotta da Hamnavoe

Tirasse reti pesanti

   Al largo di Noup Head, in una raffica di pioggia,

Girando in lenti

Cerchi i gabbiani infestati da spettri vicino a una linea di tre miglia,

E il merluzzo che apriva la bocca

Divenne ghiacciato e salato in scivolose casse d’imballaggio,

Un capitano sentì e chinò la testa.

Poiché a Dounby e la fiera

Dodici teppisti

  Portarono ognuno un poliziotto sulle isole

Intorno al loro tumulto

    E quest’unico fece un dolce ed improvviso silenzio

Come quell’uccello bianco

  Che ruppe la tempesta con un ramoscello di lode,

Predicò il pastore la parola santa.

Poiché l’ora dell’erba è breve

E la rosa rossa

E’ una spina nuda nel vento dell’est

E una vita forte

Si consuma e si spende come sabbia sterile

E la colomba muore

E ogni canzone più bella deve avere una chiusa,

La vecchia Betsy venne con grida più amare.

Poiché la sua danza fu raccolta adesso

   E i piedi dei parrocchiani

   Andarono incespicando per le loro strade separate

         Dopo l’aratro[13]

            E dopo la rete, la torba e i carichi del raccolto,

Ancora fin dalla culla

I loro passi predestinati battono con una passione determinata,

      Tammas portò il suo violino svedese.

  1. Commento al testo inglese.

Il funerale di Ally Flett che apre la raccolta di “The Year of the Whale” trae ispirazione possibilmente dall’annegamento di un pescatore amico di George, di nome Andy Goodsir, al tempo del raccolto due estati prima del 1965, quindi nel 1963. E è significativo che il tempo si misura in stagioni, non in anni, sul ciclo del raccolto. In questo testo George evocherebbe, secondo Maggie Fergusson[14] una piccola comunità insulare osservandone sette diversi modi nei quali uomini e donne scelgono di ossequiare le esequie di un uomo morto prematuramente.

A mio parere la parte più bella del testo, che ha un suo percorso scandito in sette temi e in sette strofe o stanze, ciascuna di otto versi, è la chiusa, con una potenza musicale fortemente evocata nei versi.

La prima strofe contiene la figura e il nome del pellegrinaggio mortale di Ally Flett alias Andy Goodsir dal pub alla casa della birra, letteralmente, la birreria. Il verso 1 rima con il 4, pilgrimage/(under) age e il terzo verso rima con il quinto flout/from a clout, dove è interessante che flout deriva forse dall’olandese fluiten, che significa suonare il flauto, fischiare con una attitudine derisiva.

Altrettanto interessante è la struttura sintattica della poesia. Il verso si apre con un Because of, by cause of, che sembra per la circostanza, altisonante e ironico. Significativa anche l’alternanza fra because of e being, wringing, making a carouse, fare rumore godendosela, che non ci troveremmo di aspettare in un ricordo per un funerale. Importante, sintatticamente, l’alternanza fra Because of ed And. La struttura sintattica dei versi è ipotattica, ma con importanti presenze della paratassi. Perché se è vero che a causa del pellegrinaggio dal pub alla birreria, Mansie porta una bottiglia con sé, vecchia di dodici anni, di buon vino, è pur vero che la successione delle strofe, il loro percorso è marcato dal participio presente di valore causale e dalla congiunzione e. Quindi una struttura ironica, complessa. Questa situazione induce Mansie al suo primo istintivo gesto di portare una bottiglia di vino vecchio di 12 anni, che fa rima con il verso 6, a secret kettle/a twelve year bottle. Si può notare che kettle semanticamente, rispetto a bottle, è un oggetto poco appropriato. Bottle è quello che ci vuole per celebrare la circostanza della morte di un bevitore beone.

 La seconda strofe è costruita nello stesso modo della prima, rimando il primo verso aside con il quarto, Inga’s side, dove è anche significativo che il timido piede di Ally devii dalla porta di Merran per imbattersi nel fianco di Inga, che lo faceva ridere perché Inga era nuda. Per questa ragione, perché Ally trattò male Inga, Marget gli cucì un lungo e casto sudario, ove a long chaste shroud fa assonanza e rima con laugh loud de del sesto verso della seconda strofe.

   Assai significativa della struttura grammaticale del componimento è la ripetizione di because of, by cause of che rimane per tutto il testo, tranne che nella quarta strofe dove in luogo di esso appare Although, sebbene, una concessiva. In questo caso un capitano su accorse di quello che stava accadendo alla flotta di Hamnavoe, agli uccelli che giravano intorno e al merluzzo. Quindi sentì e chinò la testa.

Le ultime due strofe hanno una bellezza tutta particolare per come sono costruite. Ritorna il by cause of, because. Siccome l’ora dell’erba è breve e la rosa rossa è una nuda spina nel vento dell’est e una vita forte si esaurisce e si spende come sabbia sterile e la colomba muore e ogni più bel canto deve avere una chiusa, la vecchia Betsy venne con grida più amare.

In questa strofe il tessuto musicale linguistico è particolarmente bello:

“The hour of grass is brief”. Abbiamo brief che fa assonanza con life, che apre in una chiara /a/ rispetto alla pronuncia di brief, ed è semanticamente ad essa legato, brief si allarga in life, the red rose diventa una bare thorn, perde tutta la sua bellezza di bocciolo per diventare una nuda spina. Si rifletta sul quarto verso, una entrata: And a strong life //runs out and ends itself// like barren sand. In the east wind/like barren sand, che rafforza la trasformazione semantica (una metafora) della vita forte in una nuda sabbia. L’ultima terzina della sesta strofe contiene il grido: and the dove dies//and every loveliest lilt must have a close (si noti che dies passa per close) //Old Betsy came with better cries, dies //cries. La morte è accompagnata dal grido. Tutte le figure dei donatori sono introdotte da azioni preparate da because of. La relazione causale, ma non solo logico-razionale, simbolica, anche, è una rete che regge tutto il componimento. E ciò all’interno di un procedimento paratattico. L’ultima strofe è a mio avviso la più bella per l’evocazione della musica in essa contenuta:

Because his dance was gathered now

  And parish feet

      Went blundering their separate roads

      After the plough

         And after net and peat and harvest loads,

Yet from the cradle

   Their fated steps with a fixed passion beat,

Tammas brought his Swedish fiddle.

Ancora una volta la relazione causale (because his dance was gathered now) il terzo verso road, rima con loads, ed una novità appare negli ultimi tre versi: è introdotto Yet from the cradle, ancora, fino dalla culla, i loro passi predestinati (si noti fated) battono con una passione determinata, (questo è movimento di musica e la lingua ha una valenza musicale), Tammas portò il violino svedese (cradle rima, anche se irregolarmente, con fiddle). Dove anche deve essere notata la presenza di after, and after e la variazione introdotta da Yet from the cradle che ricongiunge principio e fine.

Quindi questo componimento si segnala per la relazione causale logico-simbolica che introduce e che apre la via all’ingresso delle sette persone (sette numero magico, numero della creazione del mondo) che portano ognuna un dono, tranne il capitano che sentì la presenza del pesce e abbassò la testa, e forse anche la vecchia Betsy che chiuse il canto con grida più amare.

2 A. The Seven Houses

In Memory of John F. KennedyQQQ

  Man, you are at the first door.

  The woman receives you

  The woman takes you in.

  With joy she takes you in to her long hall.

 The nine candles are burning.

Here with reptile and fish and beast

You dance in silence

Here is the table with the first food.

This is the House of the Womb.

Man, you are at the second door.

A woman receives you.

With brief hands she holds you.

She delivers you into time,

Into light and into darkness,

Into sound and silence and a new dance.

From an outer spring

The natural water comes to your mouth.

Also on your head

A man lays seven bright drops

This is the House of Birth.

Man, you are at the third door.

A tree in a gray courtyard.

Here the animals dare not enter

The tree is loaded with apples.

Three women stand at the tree,

The bare bitter bloody tree.

With oil and cloths the stand at the tortured tree

This is the House of Man.

Man, you are at the fourth door.

Ploughman, merchant, engineer

Cross in a busy street.

On the seven oceans beyond

The ship sail on,

The peoples exchanging oil and wheat and music.

The cornstalk is tall in the field.

Through those yellow tides, that peace,

One woman comes,

On her shoulder a tall jar of untasted wine.

This is the House of Corn and Grape.

Man, you are at the fifth door

The woman has brought you to her gate.

You have drunk her wine.

She has washed your hands at the threshold.

Now she prepares a bed.

Under the seven stars you watch and wait.

Inside, flams twist and untwist their hair.

This is the House of Love.

Man, you are at the sixth door.

The enemies with sculptured faces,

Stiffly they dance

About the disordered dangerous board.

The broken pitcher spills its oil.

Dark at the wall

The harp is a tangle of strings.

The hungry sit at a narrow table

And the Golden Man

Summons another beast from the flames.

The negro hangs on his tree.

At the sixth wall

In growing darkness, you lit one lamp.

This is the House of Policy.

Man, you are at the last door

Three small mad venomous birds

Define in your skull

A new territory of silence

The darkness staggered.

Seventy thousand ordered days

Lay ravelled in the arms of a woman.

In a concord of grief

The enemies laid aside their mask,

And later resumed them

For epitaph, platitude, anger.

What they say is of small importance.

Through the arrogance of atom and planet

May the lamp still burn

And bread be broken at the tables of poor men

(The heads bowed

And the sweet shape of the dove at the door.)

This is the House of History.

2.B. Le Sette Case

In memoria di John F. Kennedy

Uomo, sei alla prima porta.

La donna ti riceve.

La donna ti accoglie

Con gioia ti prende nella sua lunga sala.

Le nove candele stanno bruciando.

Qui con il rettile il pesce e la bestia

Danzi in silenzio.

Ecco la tavola con il primo cibo.

Questa è la casa dell’Utero.

Uomo, tu sei alla seconda porta

Una donna ti riceve

Con mani corte ti tiene

Ti partorisce nel tempo,

Nella luce e nell’oscurità

Nel suono e nel silenzio e in una nuova danza.

Da una sorgente esterna l’acqua viene alla tua bocca

Anche sulla tua testa

Un uomo depone sette gocce chiare.

Questa è la casa della nascita.

Uomo, sei alla terza porta.

Un albero in un cortile grigio.

Qui gli animali non osano entrare.

L’albero è carico di mele.

Tre donne stanno in piedi presso l’albero,

Con l’olio e con gli abiti stanno in piedi presso l’albero torturato.

Questa è la casa dell’uomo.

Uomo, sei alla quarta porta.

L’aratore, il mercante, l’ingegnere

Si incontrano in una strada indaffarata.

Sui sette oceani

Le navi veleggiano oltre,

La gente scambia l’olio, il frumento e la musica.

Lo stelo di grano è alto nel campo

Attraverso quelle gialle maree, quella pace,

Viene una donna,

Sulla sua spalla un’alta giara di vino non assaggiato.

Questa è la casa del Grano e dell’Uva

Uomo, sei alla sesta porta.

I nemici con vòlti scolpiti

Con rigidità danzano

Intorno alla tavola pericolosa e disordinata.

L’anfora spezzata versa il suo olio.

Scura sulla parete

L’arpa è un intreccio di corde.

L’affamato siede ad una tavola stretta

E l’uomo d’oro

Convoca un’altra bestia dalle fiamme.

Il negro pende dal suo albero.

Alla sesta parete

In una oscurità crescente, accendi una lampada.

Questa è la Casa della Politica.

Uomo, sei all’ultima porta.

Tre piccoli uccelli velenosi

Definiscono nel tuo teschio

Un nuovo territorio di silenzio.

L’oscurità vacillò.

Settantamila giorni ordinati

Giacquero ingarbugliati nelle braccia di una donna.

In una concordia di dolore

I nemici mettono da parte le loro maschere,

E le riprendono più tardi

Per l’epitaffio, la banalità, la rabbia.

Che cosa dicono ha poca importanza.

Attraverso l’arroganza dell’atomo e del pianeta

Possa la lampada bruciare ancora

E il pane essere spezzato alle tavole dei poveri

(Le teste si chinarono

E la dolce ombra della colomba alla porta.)

Questa è la Casa della Storia.

2.2. Commento

Questo componimento finale della raccolta ha una struttura sempre poetica ma dichiaratamente simbolica anche marcata dalla ricorrenza dei numeri, per esempio il nove, che è il numero dei mesi della gestazione, e di nuovo il sette. La vita dell’uomo è organizzata in sette diverse case ognuna delle quali dipende ed ha relazione con le altre. La casa dell’Utero, della Nascita, la casa dell’Uomo, la casa del Grano e dell’Uva. La casa dell’Amore, della Politica, intesa anche come sagacia e arte diplomatica, la Casa della Storia. Certo sono in relazione fra loro queste case, ma sono anche diverse, e francamente se si distaccasse, diversamente da se distinguesse la casa della storia dalle altre case si opererebbe forse erroneamente. La casa della storia ammette in sé il passaggio attraverso le altre case. Significativa è l’articolazione della casa dell’Uomo, per la valenza religiosa che contiene:

“Man, you are at the third door.

A tree in a gray courtyard.

Here the animals dare not enter.

The tree is loaded with apples.

Three women stand at the tree,

The bare bitter bloody tree.

With oil and cloths they stand at the tortured tree.

This is the House of Man.”

Le tre donne menzionate possono essere le donne che accompagnano Gesù alla croce, di qui la casa dell’uomo dove gli animali non osano entrare.

L’ultima porta, quella della casa della storia, esprime una concezione della storia che non è pessimista. Si sforza di credere che la lampada dell’intelligenza e dell’umanità possa ancora bruciare e il pane essere spezzato – immagine chiaramente cristiana, anche di valenza eucaristica – alla tavola del povero. In sé il componimento non ha una struttura complessa od una musicalità altamente evocativa come il primo. Piuttosto rappresenta una naturale evoluzione verso una scrittura simbolica densa, ove ogni parola è un simbolo ed una allegoria, ma chiara e limpida. La donna nelle cui mani settantamila giorni ordinati finirono ingarbugliati, è Jacqueline Bouvier Kennedy Onassis (192-1994), che raccolse la vita stessa del marito mentre usciva dal suo corpo nelle sue mani. Una fine di grande rispetto per la donna e di fiducia nel futuro dell’uomo. La nascita si intreccia così con la morte.

3.A Our Lady of the waves

The twenty brothers of Eynhallow

Have made a figure of Our Lady.

From red stone they carved her

And set her on a headland.

There spindrift salts her feet

At dawn the brothers sang this

               Blessed Lady, since midnight

               We have done three things.

               We have bent hooks.

               We have patched a sail

               We have sharpened knives.

               Yet the little silver brothers are afraid

               Bid them come to our net.

               Show them our fire, our fine round plates.

                Per Dominum Christum nostrum

                Look mildly on our hungers.

The codling hang in a row by the wall.

At noon the brothers sang this

                 Holy Mother, Una the cow

                 Gives thin blue milk.

                 Where is the golden thread of butter?

                 The stone in the middle of our glebe

                  Has deep black roots.

                  We have broken three ploughs on it

                  Per Christum Dominum nostrum

                  Save Una from the axe,

                 Our dappled cow with large eyes.

The girls go by with pails to the byre.

At sunset the brothers sang this

        Sweet Virgin, the woman of Garth

         Is forever winking at Brother Paul.

         She puts an egg in his palm.

         She lays peats in his cowl.

         Her neck is long as spilt milk

         Brother Paul is a good lad.

         Well he carries word and wine for the priest

          But three red midnights

          His tongue has run loose among dreams.

Paul has broken knees at the stone.

At midnight the brothers sang this

               Queen of Heaven, this good day

                There is a new cradle at Quoys

                It rocks on the blue floor.

                And there is a new coffin at Hamnavoe.

               Arnor the poet lies there

                Tired of words and wounds.

                 In between, what is man?

                 A head bent over fish and bread and ale.

                Outside, the long furrow.

               Through a door a board with a shape on it.

Guard the plough and the nets.

Star of the sea, shine for us.

3.B. Nostra Signora delle Onde

I venti fratelli di Eynhallow

Hanno fatto una raffigurazione di Nostra Signora.

La scolpirono da una pietra rosa

E la posero su un promontorio.

Là uno spruzzo sala i sui piedi.

All’aurora i fratelli cantano questo

       Benedetta Signora, da mezzanotte

       Abbiamo fatto tre cose.

      Abbiamo piegato ganci.

      Abbiamo rattoppata una vela.

      Abbiamo affilato coltelli.

      E tuttavia i fratellini d’argento hanno paura.

      Ordina loro di entrare nella nostra rete.

      Mostra loro il nostro fuoco, i nostri bei piatti rotondi

      Per Dominum Christum Nostrum

      Guarda con mitezza alla nostra fame.

Il merluzzetto pende in fila dalla parete.

A mezzogiorno questo cantarono i fratelli

             Santa Madre, Una la mucca

             Dà latte blu pallido.

             Dov’è il filo dorato del burro?

             La pietra nel centro della nostra zolla

             Ha radici scure profonde

             Abbiamo rotto tre aratri su quella.

             Per Christum Dominum Nostrum

             Salva Una dall’Ascia

             La nostra mucca pezzata dagli occhi larghi.

Le ragazze vanno con secchi alla vaccheria.

Al tramonto i fratelli cantarono questo

        Dolce Vergine, la donna di Garth

        Ammicca sempre a Fra’Paolo.

        Mette un uovo sul palmo della sua mano.

        Depone torba nel suo cappuccio

        Il suo collo è lungo come latte versato.

        Fra’Paolo è un bravo ragazzo

        Porta bene parola e vino per il prete.

         Ma tre rosse mezzanotti

          La sua lingua ha corso sciolta fra i sogni.

 Paolo ha rotto le ginocchia sulla pietra.

A mezzanotte i fratelli cantarono questo:

      Regina del Cielo questo buon giorno

      C’è una nuova culla a Quoys.

      Dondola su un pavimento blu.

      E c’è una nuova bara ad Hamnavoe.

      Arnor il poeta giace lì.

      Stanco di parole e di ferite.

     Frattanto che cosa è l’uomo?

    Una testa china sul pesce e sul pane e sulla birra.

   Fuori il lungo solco.

  Attraverso la porta, una tavola con un’ombra su di essa.

Proteggi l’aratro e le reti.

Stella del mare, splendi per noi.

3.3 Commento

Questo canto religioso che nasce dal profondo del cuore, del mare si sarebbe tentati di dire, solleva due questioni di poesia orcadiana. Per chi scrive George Mackay e soprattutto che tipo di religiosità è la sua. Da bambino fu educato nel protestantesimo presbiteriano, ma da adulto, almeno dal 1945[15] fu sensibile al cattolicesimo perché lo affascinavano la bellezza del culto e l’unità della chiesa. Direi che queste due questioni, religiosità cattolica ed uditorio a cui si rivolge, sono legate fra loro.

Nel 1945 George riflettè[16] sull’atteggiamento dei prigionieri italiani alle Churchill-barrier, nell’isoletta di Lamb Holm e ne fu molto colpito. L’amore e la nostalgia per la patria italiana lontana non li portò a costruire un teatro o una cantina, ma ad erigere una cappella. La fede creò questa costruzione e resistette. Durante l’estate del 1947 inoltre, George lesse l’Apologia di Newman e fu colpito nel profondo di se stesso dalla magnifica e devastante logica. Pensò anche di farsi prete. Quattro mesi dopo lavorò ad una poesia “The storm” che è contenuta nella collezione che prende appunto il nome di The Storm, pubblicata nel 1954, e nei due ultimi versi anticipa la ricezione finale nella Chiesa Cattolica, in cui il ruolo di Edimburgo e del gesuita attivo ad Edimburgo a Lauriston place, il padre Barrett, furono fondamentali.[17] Quanto a The Storm sui monaci di Eynhallow, si conclude così: “I tell you this, my son: after

That Godsent storm, I find peace here

                          These many years with

                          The Gray Monks of Eynhallow.


Quindi i monaci di Eynhallow, una piccola isola di Orkney, appaiono già prima del canto della Madonna, di Nostra Signora delle Onde, in una cornice di pace. Quanto all’altro tema connesso, per chi scrive George, qual è il suo uditorio, la risposta la dà lui stesso in una intervista ad un rappresentante del British Council nel 1964. Scrive[18]: “Idealmente dovrei cercare di comunicare con il mio proprio popolo, come i pescatori e i contadini.” Questo sarebbe divenuto il suo uditorio. Scrive in proposito negli anni dopo la guerra: “I poeti moderni che scrivono esclusivamente per uditori intellettuali stanno largamente sprecando qualsiasi talento possano avere… Tutta la grande poesia del mondo è stata scritta per la gente comune, che era ai vecchi tempi per lo più illetterata.”[19] Questo atteggiamento di George che lo definisce come poeta del popolo illetterato, ha suscitato grandi critiche proprio da parte degli intellettuali, soprattutto dagli illuministi, che vedono in Brown uno scrittore reazionario, di tipo populista. Ma c’è un altro modo di inquadrarlo. E’ uno scrittore legato al suo popolo, ai folks orcadiani, ai pescatori, ai contadini a quel ceto che l’intellettualità moderna rifiuta perché retrogado e portavoce di una cultura arretrata e all’antica. E’ una sorta di visionario, profeta, legato al popolo anche nel presentire che compito della poesia è interrogare il silenzio.[20] Date queste premesse possiamo leggere questo componimento come un canto-preghiera alla Vergine che contiene uno sviluppo scandito dalle ore: la preghiera all’alba, quella di mezzogiorno, la preghiera al tramonto, e quella notturna, a mezzanotte. In ognuno di questi momenti i frati cantano e chiedono le cose che il folk orcadiano avrebbe normalmente chiesto: che i pesci abbocchino alle loro reti, che Ella mostri loro il fuoco, il centro della vita, i bei piatti rotondi. Chiedono la salute per la mucca Una che dà un latte blu pallido, affinchè non siano costretti a ucciderla, che la donna di Garth non faccia del male e non corrompa il fratello Paolo. In ognuno di questi momenti che sviluppa una azione di valenza anche pittorica, Nostra Signora è invocata con un nome diverso: Signora Benedetta all’alba, Santa Madre, a mezzogiorno, Dolce Vergine al tramonto, Signora del Cielo a mezzanotte. E sempre Maria intercede attraverso il nome del Nostro Signore Gesù Cristo, segno della cattolicità profondamente vissuta del poeta. Che nell’ultima invocazione di dieci versi fa una domanda capitale, la domanda della poesia e della filosofia, l’interrogazione del silenzio. Frattanto, mentre la vita si svolge a Quoy e ad Hamnavoe, che cosa è l’uomo? “A head bent over fish and bread and ale/Outside, the long furrow/Through a door, a board with a shape on it”. Dove sono importanti le preposizioni outside, che introduce il lavoro dei campi, e through a door che introduce una tavola e un’ombra su di essa.

Il finale non può che essere la preghiera che invoca la protezione dell’aratro e delle reti. E qui l’ultimo nome in un profluvio di allitterazioni: star of the sea, shine for us. Dove non si prega su qualcuno, ma per qualcuno, noi. Quando si critica Brown è necessario conoscere la concezione che non si condivide, il nesso fra il poeta e il popolo non colto.

4.A The Poet

Therefore he no more troubled the pool of silence.

But put on mask and cloak,

Strung a guitar,

And moved among the folk.

Dancing they cried,

“Ah, how our sober islands

Are gay again, since this blind lyrical tramp

Invaded the Fair”!


Under the last dead lamp

When all the dancers and masks had gone inside

His cold stare

Returned to its true task, interrogation of silence.

4.B Il poeta

Perciò non intorbidì più la polla[21] del silenzio.

Ma mise una maschera ed un mantello,

Accordò una chitarra

E andò fra il volgo.

Danzando gridavano,

“Ah, come le nostre sobrie isole

Sono di nuovo gaie da quando questo cieco vagabondo lirico

Ha invaso la fiera”!

Sotto l’ultima lampada spenta

Quando tutti i danzatori e le maschere furono entrate

Il suo sguardo freddo

Tornò al suo vero compito, l’interrogazione del silenzio.

4.4. Commento. E’ significativa la congiunzione con cui si apre il testo: therefore, come se fossimo in medias res, come se questa fosse una conclusione di un discorso (e siamo dopo il canto dei venti frati). Così, therefore, perciò, il poeta smise di intorbidare l’acqua ferma del silenzio, la pozzanghera del silenzio. Ma invece indossò gli indumenti poetici, maschera e mantello, accordò una chitarra, e mosse tra il volgo. Ancora: il poeta muove fra il popolo, i folks di Hamnavoe. E di qui un grido di gioia da parte dei folks che vedono il poeta: da quando   questo cieco lirico vagabondo ha invaso la fiera (si noti questo verbo, un apparente singolo che invade[22] la fiera che è anche uno spazio di tempo sacro, di holiday, vacanza) le sobrie isole sono diventate gaie[23]. Ma ecco l’evento. Quando i danzatori sono tutti entrati e le maschere sono andate dentro (si noti inside in fine verso) il suo sguardo freddo, ecco l’azione, la concentrazione dello sguardo, tornò al suo vero compito (dove il pronome its è rivolto al compito passato, presente e futuro, si noti qui l’opposizione his cold stare/its true task) l’interrogazione del silenzio: poesia e filosofia, come un abito scientifico che indaga la realtà, la domanda su che cosa è l’uomo, si danno la mano.

5. A. Old Fisherman with Guitar.

A formal exercise for withered fingers.

The head is bent,

    The eyes half closed, the tune

Lingers

And beats, a gentle wing the west had thrown

Against his breakwater wall with salt savage  lament.

So fierce and sweet the song on the plucked string.

 Know now for truth

   Those hands have cut from the net

The strong

   Crab-eaten corpse of Jock washed from a boat

One old winter and gathered the mouth of Thora to his

       mouth.

5.B.  Vecchio pescatore con chitarra.

Un esercizio formale per dita inaridite

  La testa è piegata,

Gli occhi semichiusi, il motivo

Indugia

E batte, un’ala gentile l’alba aveva gettato

Contro la sua parete frangiflutti con un selvaggio lamento salato.

Così fiera e dolce la canzone sulla corda strappata,

Adesso conosce la verità

  Quelle mani hanno tagliato dalla rete

Il forte

 Cadavere[24] mangiato dai granchi di Jock trascinato da una barca,

Un vecchio inverno, e riunì la bocca di Tora alla sua

   Bocca.

5.5.Commento Questa composizione è fatta di due gruppi di sestine in cui il verbo al presente di terza persona, lingers, che rima con fingers, know now

for truth, the strong corpse, giocano un ruolo di legature fra i due gruppi di sei. Lingers che rima con fingers e completa la figura del chitarrista che indugia su un motivo (si noti come un sema ricorrente quello della testa sempre piegata, ora sul cibo ora sullo strumento), è legato a and beats, il motivo indugia e batte, che cosa: un’ala gentile contro il suo frangiflutti con un salato selvaggio lamento (forte la capacità dell’inglese di legare tutto in un verso lungo unico dove la struttura è nominale e appositiva). Così fiera e gentile la canzone sulla corda strappata, sa in verità, questo verso ha un ruolo di legatura e di significato reale della canzone sulla corda strappata, che quelle mani (ora inaridite) hanno tagliato dalla rete il forte (altra legatura) cadavere mangiato dai granchi di Jock trascinato da una barca, quando? Un vecchio inverno (George non precisa le date ma va con la natura, segue le sue leggi perché è vicino al mondo dei contadini e dei pescatori) e riunito la bocca di Thora, forse la bocca della moglie, alla sua bocca, e quindi alla bocca del poeta pescatore, ed anche alla bocca degli ascoltatori, un his che contiene molti soggetti.

Ancora una volta c’è un esercizio formale di un uomo vecchio che canta con un ritmo che indugia e batte (come non pensare anche al remo che batte l’acqua con un movimento ritmico) ha scoperto un forte cadavere (crab-eaten fa assonanza con corpse con cui ha un legame semantico) e lo ha ricongiunto con la bocca di Thora, in un bacio. Un testo di intenso valore pittorico e musicale già nel titolo e certamente molto musicale. In questo testo si vede bene la funzione della poesia. Il linguaggio annuncia e descrive un canto che a sua volta conosce e dichiara la verità. In questo canto la vita spezzata di Jock, il cui forte cadavere (corpo, in realtà) mangiato dai granchi, il poeta ricongiunge alla bocca di Thora. Annunciare e descrivere sono funzioni che rimandano ad una realtà altra (the gentle wing the west had thrown) significata però dal linguaggio poetico e visionario.

6.A. The Year of the Whale

The old go, one by one, like guttered flames.

  This past winter

  Tammag the bee-man has taken his cold blank mask

     To the honeycomb under the hill,

        Corston who ploughed out the moor

   Unyoked and gone; and I ask,

Is Heddle lame, that in youth could dance and saunter

        A way to the chastest bed?

The kirkyard is full of their names

       Chiselled in stone. Only myself and Yule

       In the ale-house now, speak of the great whale year

This one and that provoked the taurine waves

  With an arrogant pass,

  Or probing deep through the snow-burdened hill

       Resurrected his flock,

     Or passed from fiddle to ditch

By way of the quart and the gill,

All night lay tranced with corn, but stirred to face

            The brutal stations of bread;

While those who tended their lives

   Like sacred lamps, chary of oil and wick,

       Died in the fury of one careless match.

Off Scabra Head the lookout sighted a school

  At the first light.

A meagre year it was, limpet and crows

And brief mottled grain.

    Everything that could float

  Circled the school. Ploughs

Wounded those wallowing lumps of tunder and night.

 The women crouched and prayed

Then whale by whale by whale

   Blundering on the rock with its red stain

     Crammed our winter cupboards with oil and meat.

6.B. L’Anno della Balena

      I vecchi se ne vanno, l’uno dopo l’altro come fiamme colate[25].

  L’inverno scorso

     Tammag l’apicultore ha preso la sua fredda maschera vuota

         Al favo sotto la collina,

            Corston che arava fuori della brughiera

Si liberò dal giogo e morì; e io chiedo,

  E’ zoppo Heddle, che in gioventù poteva danzare e bighellonare

           Una via al letto più virtuoso?

Il cimitero è pieno dei loro nomi

   Cesellati nella pietra. Solo io e Yule

  Nella birreria, adesso, parliamo del grande anno della balena.

L’uno e l’altra provocarono le onde taurine

Con passo arrogante,

  O scandagliando profondamente attraverso la collina carica di neve

     Il suo gregge risuscitarono

     O passarono dai violini al fossato

Per la scorciatoia del quarto e del gill,[26]

Tutta la notte danzammo intontiti di grano[27], ma ci rianimammo per affrontare

    Le brutali stazioni del pane;

Mentre coloro che tendevano le loro vite

  Come sacre lampade, parsimoniosi d’olio e di stoppino

Morirono nella furia di un fiammifero trascurato.


A largo di Scabra Head la guardia avvistò una scuola

 Alla prima luce.

Era un anno scarso, patelle e corvi

    E corto grano screziato.

    Tutto quello che poteva galleggiare

     Circondò la scuola. Gli aratri

Ferirono quelle masse informi sguazzanti di tuono e notte.

  Le donne si accoccolarono e pregarono.

Poi una balena dopo l’altra

   Muovendosi goffamente sulle rocce con la loro macchia rossa

  Stiparono le nostre credenze invernali d’olio e di carne.

6. 6. Commento

L’Anno della Balena,  o come George lo chiama, il grande anno della balena non è un racconto che in sé occupi molto spazio. La poesia è composta di 3 strofe ognuna di undici versi. La seconda e la terza strofe sono concentrate sul grande, importante anno. Questo è preceduto dal racconto dell’anno passato, dell’inverno scorso, che sostituisce, come siamo abituati a rilevare, le misure temporali normali.

George tratteggia i profili di diversi folks orcadiani che se ne sono andati l’uno dopo l’altro come fiamme colate, che brillano incerte. E si noti qui la differenza fra l’attacco dell’anno e quello delle balene arenate. Il testo si apre su un The old go, one by one, like guttered flames, e le balene che Then whale by whale by whale//Crammed our winter cupboards with oil and meat, dove l’assonanza di crammed //our winter cupboards//with oil and meat, rafforza il senso dell’abbondanza che fa seguito ad un anno, all’opposto, scarso, meagre.

Il racconto, qui è un parlare, il verbo è to speak, è fatto a partire da una voce poetica unita a quelle dei pescatori e contadini delle Orcadi, che sono morti e non possono raccontare nulla, mentre Yule ed il poeta – si noti che scrive myself, non I – parlano. Le donne sono soggetti collettivi, di esse non c’è nome, ma un collettivo the women che le vede accoccolate in preghiera, ut pictura poiesis, ma anche coro di una tragedia umana, animale che si compie ma si risolve positivamente per la comunità orcadiana, con carne e olio ammassati nelle credenze. Quindi con un’annata abbondante.

7.A. The Hawk

On Sunday the hawk fell on Bigging

     And a chicken screamed

     Lost in its own little snowstorm.

And on Monday he fell on the moor

  And the Field Club

Raised a hundred silent prisms.

And on Tuesday he fell on the hill

And the happy lamb

Never knew why the loud collie straddled him.

And on Wednesday he fell on a bush

And the blackbird

Laid by his little flute for the last time.

And on Thursday he fell on Cleat

   And peerie Tom’s rabbit

Swung in a single arc from shore to hill.

And on Friday he fell on a ditch

    But the rampant rat,

That eye and that tooth, quenched his flame.

And on Saturday he fell on Bigging

  And Jock lowered his gun

   And nailed a small wing over the corn.

7.B. Il Falcone

Domenica il falcone cadde su Bigging

E un pollo strillò

Perduto nella sua piccola tempesta di neve.

E Lunedì cadde sulla brughiera

E il Field Club

  Sollevò cento prismi silenziosi.

E Martedì cadde sulla collina

E l’agnello felice

  Non seppe mai perché il forte collie divaricò le zampe sopra di lui.

E Mercoledì cadde su un cespuglio

  E il merlo

giacque con il suo piccolo flauto per l’ultima volta.

E giovedì cadde su Cleat

E il coniglio del pari Tom

  Volò in un singolo arco dalla riva alla collina.

E Venerdì cadde su un fossato

Ma il ratto rampante

Quell’occhio e quel dente, spensero la sua fiamma.

E Sabato cadde su Bigging

  E Jock abbassò il suo fucile

  E inchiodò una piccola ala sul grano.

7. Commento.

Ho scelto questa poesia per la semplicità e la chiarezza con cui essa illustra la concezione ciclica del tempo di George. I giorni della settimana sono sette, e con costruzione paratattica (and) ogni giorno il falco cade da qualche parte suscitando un movimento di sollevamento: fell //and/raised, fell/and/swung in a single arc from shore to hill. Ma la ripetizione ha un termine. Jock abassò il fucile (lowered the gun) e inchiodò (addirittura nailed) una piccola ala sul grano, l’opposto della ripetizione del movimento di cadere e levare.

Conclusione

Ho mostrati i tratti distintivi della poetica di George Mackay Brown in sette poesie della raccolta The Year of The Whale. Il lettore procedendo nella sua lettura può aggiungerne altri. Brown è un poeta orcadiano, un intellettuale anche lui, che accetta e vuole parlare al popolo che rappresenta, fosse anche calvinista, mentre lui è cattolico. Fa parte della sua fede nell’umanità.

Altri componimenti di questa raccolta sono gnomici e rivelano una stretta connessione con la poesia scandinava dell’Orkneyinga saga.

Trattarli fa parte di un altro capitolo che si potrebbe aprire a una lettura più completa e complessa.

[1] Maggie FERGUSSON. George Mackay Brown The Life (John Murray Publishers London 2006, paperback 2007) xiv-363

[2] FERGUSSON M. cit, 96-100, e rinvio al preciso e completo indice del libro 355.

[3] Nella poesia di George questo si vede bene in Winterfold, un’altra raccolta poetica, e nelle opere in prosa. Diretta è l’influenza esercitata da Orkneyinga Saga. The History of the Earls of Orkney . Translated with an Introduction y Hermann PALSSON and Paul Edward (Penguin Books, London 1981) 251. La traduzione per i tipi di Penguin Book avviene alcuni anni dopo quella pubblicata per la prima volta da Hogarth Press Ltd 1978. Nella  traduzione del 1981 è degno di nota che vi è una dedica a George Mackay Brown.

[4] Anche per i dettagli ambientali faccio riferimento alla completa biografia di Maggie Fergusson “George Mackay Brown. The Life” (London John Murray) 2006, 2007 paperback edition.

[5] Cfr Maggie Fergusson cit, p 177 179  e 181

[6] Si tratta di canto vero e proprio, come anche l’opera in prosa, una autobiografia di George, “For the Islands I sing” (John Murray London, 1997) 192 mette in evidenza insieme con la descrizione delle Orcadi 11-12.

[7] Ho tradotto, a parte tutta la collezione dei 47 poemi.

[8] I testi sono apparsi nella collettanea, opera collettiva dal titolo The Collected Poems of George Mackay Brown edited by Archie Bevan and Brian Murray (London John Murray Publisher. Paperback edition 2006) xxiv 547, la collezione alle pagine 37-62.

[9] Era inferiore d’età a quella prestabilita per bere alcolici. L’autore da because of, varia con il participio.

[10] Il testo ha making, ma ho preferito scioglierlo con la causale.

[11] Il testo inglese ha una bella allitterazione che mette in evidenza la nota semantica della purezza del bianco della neve e del cigno, che non posso conservare in italiano.

[12] Letterralmente, sputa con disgusto sul pavimento.

[13] After the plough and after net and peat sono metonimie per indicare l’aratura, la pesca, il lavoro nella torba.

[14] Maggie Fergusson cit, pp 178-179.

[15] Di questo si occupa Maggie Fergusson nella biografia su George Mackay Brown cit., alle pagine 84-86.

[16] Fergusson cit, 84 l’articolo su Orkney Herald del 21 Agosto 1945.

[17] Fergusson, cit 142.

[18] M. Fergusson, cit, 85.

[19] Fergusson 85.

[20] Su questo tema il saggio fondamentale di Rowena MURRAY & Bryan MURRAY. Interrogation of silence. The writings of George Mackay Brown (London, John Murray Publishers 2004) 320 pagine.

[21]  Letteralmente è la pozzanghera, prodotta dalla pioggia che è caduta.

[22] La penetra

[23] Si noti qui la fonetica del testo: A how our, estremamente aperta, che chiude iin sober, e riapre in islands. E’ il genio della lingua che non si può riprodurre in italiano.

[24]  La parola inglese corpse ha una relazione con il latino corpse, ma l’inglese significa cadavere. Strong è legato, stranamente, a crab-eaten corpse

[25] Sono fiamme che brillano di luce incerta.

[26] Unità di misura.

[27] Il grano è qui un ingrediente per fare il whisky.

La foto di copertina ritrae George Mackay Brown ed è presa da ilmangialibri.it




























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