Costantino Moretti, studioso e appassionato di storia e geopolitica. Vive a Viterbo

Antonio Badini – La marcia russa. Vladimir Putin e la costruzione del potere mondiale

Di Costantino Moretti

Quali fattori hanno permesso a Vladimir Putin di guidare la Russia per così lungo tempo e ricollocare il Paese a pieno titolo nel novero delle grandi potenze?

A questa domanda cerca di rispondere Antonio Badini con il libro ‘La marcia russa. Vladimir Putin e la costruzione del potere mondiale’. L’Autore, già diplomatico di lungo corso tanto da aver rivestito fra gli altri l’incarico di ambasciatore d’Italia ad Algeri, Oslo e Il Cairo, è attualmente docente del corso di Politiche della globalizzazione all’Università Luiss di Roma.

Badini, per far comprendere al lettore come Vladimir Putin abbia agito per riportare la Russia a pieno diritto al tavolo delle grandi potenze, dopo averla raccolta in stato quasi fallimentare alle soglie del XXI secolo, focalizza il proprio scritto sulle relazioni e sulle strategie avviate da Washington nei confronti di Mosca, sia prima sia durante l’era Putin, nonché sulle ragioni che hanno indotto la Russia ad impegnarsi in prima persona nella guerra siriana.

Dall’analisi di Badini emerge che gli Stati Uniti avrebbero commesso tre eclatanti errori nella gestione delle relazioni con Mosca; i quali, per di più, avrebbero avuto come conseguenza indiretta anche quella di favorire l’attuale degrado politico e morale nel quale si trova immerso l’Occidente.

Il primo errore sarebbe stato compiuto dal presidente George H. W. Bush. Egli, convinto che le riforme politico-economiche avviate dall’allora segretario del Partito comunista sovietico Michail Gorbaciov (note con il termine perestrojka) non avrebbero potuto funzionare, sarebbe rimasto sordo agli appelli di Margaret Thatcher che perorava l’idea di sostenere tale iniziativa.

Il secondo errore sarebbe avvenuto sotto la presidenza Clinton, quando alla Russia, a margine del G7 di Tokio del 1993, fu ‘imposto’ il cosiddetto piano ‘Summers’, dal nome dell’allora sottosegretario di Stato al Tesoro americano. Nelle intenzioni americane tale piano avrebbe dovuto favorire una più rapida transizione alle forme di mercato liberiste mentre, al contrario, ha concorso a consegnare a famelici oligarchi i grandi gruppi industriali dell’ex URSS mettendo in ginocchio l’economia del Paese per alcuni anni a seguire.

Il terzo e, forse, più grave errore sarebbe stato quello di non aver rispettato l’accordo, non formalizzato in nessun trattato, con il quale la Russia accettava l’ingresso della Germania unita nella NATO a patto che l’adesione all’Alleanza fosse preclusa ai Paesi dell’Est Europa, già membri del Patto di Varsavia.

Secondo l’Autore, tutte le varie amministrazioni statunitensi succedutesi negli ultimi trent’anni  avrebbero impostato i loro rapporti con Mosca, se non con un vero e proprio intento punitivo, quanto meno con la volontà di fare “della Russia ‘liberale’ una sorta di ruota di scorta degli Stati Uniti.”.

Impietoso è, in particolare, il giudizio dell’Autore sulle politiche adottate da due presidenti americani, George H. W. Bush e Bill Clinton, nei confronti della Russia: “Sono stati dunque due presidenti degli Stati Uniti che, poco sensibili alle sorti della Russia … hanno, forse inconsapevolmente, gettato le fondamenta per la nascita dalle ceneri dell’URSS di un nuovo, temibile antagonista strategico: la Russia di Putin …“.

Badini, per quanto riguarda il giudizio sull’intervento di Putin nel conflitto siriano, pur non soffermandosi nell’analizzare le differenze tra l’azione degli americani e dei francesi da un lato e l’intervento diretto della Russia dall’altro, afferma che l’obiettivo di Mosca nel Medio Oriente sia quello di evitare forzati cambiamenti politici indotti dall’esterno, come avvenuto in Iraq e in Libia, perché essi sarebbero stati la causa dell’attuale periodo di tragica instabilità internazionale che ha generato immense distruzioni, massicci flussi di migranti in Europa ed ha avuto, come conseguenza, quella di far nascere e crescere dei movimenti populisti in Europa.

Secondo Badini con l’intervento in Siria Putin avrebbe raggiunto due obiettivi:
1) dimostrare al mondo che la Russia è ormai una potenza globale e che non possa più essere considerata una potenza regionale, come incautamente l’aveva definita Barak Obama;

2) assurgere a pacificatore del Medio Oriente “… dopo la disastrosa invasione militare dell’Iraq decisa da George W. Bush …”.

La lettura di questo libro apre le porte ad una visione più chiara della caleidoscopica, e spesso brutale, realtà delle relazioni tra Stati Uniti e Russia in un momento particolarmente critico della nostra storia.

La marcia russa. Vladimir Putin e la costruzione del potere mondiale Book Cover La marcia russa. Vladimir Putin e la costruzione del potere mondiale
Antonio Badini
Geopolitica
Luiss Press University
2018
125 p., brossura