Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

Pavel Florenskij. La prima biografia di un grande genio cristiano del XX secolo

Di Anita Mancia

“Negli spazi liberi della mia anima non esistono leggi. Non voglio la legge e l’ordine e non attribuisco loro alcun valore, perché nel profondo del cuore so di essere io stesso un brigante, che non dovrebbe starsene seduto in uno studio bensì galoppare nella notte tempestosa, galoppare col vento senza una meta…”, P.A. Florenskij in una lettera a S. Bulgakov del 29 luglio (15-17 agosto) 1917, in Igumen Andronik (a cura di) p 318-319.

Una lettera poetica e bellissima che inquadra il personaggio di Pavel A. Florenskij nato ad Evlach in Azerbajdžan e, per parte di madre, di sangue armeno. Contemporaneamente il libro mette in evidenza l’autrice, donna di grande personalità, che fa da pendant al biografato, al punto che insieme costituiscono un grande libro. Perchè Pyman ha voluto scrivere questa biografia dall’apparato critico tanto complesso? Soprattutto per l’alta personalità biografica in un periodo argenteo per la Russia nel campo della matematica e delle scienze naturali, e della teologia, che vanno ben al di là, per sua confessione, delle capacità dell’autrice, ma anche per il tipo di martirio che fa presagire una sorta di preludio della biografia di Florenskij verso l’agiografia e la canonizzazione.

Pavel Florenskij (Foto da wikipedia)

Di tutto questo Pyman volle essere chiara precursore: “Prima di comparire davanti al plotone di esecuzione, a Florenskij furono concessi 31 anni della più intensa concentrazione per migliorare se stesso anche se non affermò mai di considerarsi finalmente degno della croce. Durante la cerimonia in cui egli fu ordinato sacerdote spettava ai fedeli gridare Axios! Çioè ne sei degno!  A questo biografo spetta soltanto di narrare l’intera storia di quell’uomo”.

E non si tratta di una storia meramente biografica, ma dell’affresco di un’epoca attraverso la vita di un uomo per lo più in chiave simbolista, come era stato per la biografia di Blok della stessa autrice. Viene voglia di dire, inoltre, che il testo biografico vuole essere libero dalla struttura agiografica quest’ultima è nelle cose, particolarmente nella vita di Florenskij durante la prigionia e fino alla morte, che non è un martirio nel senso classico del termine, ma un martirio, una testimonianza silenziosa, come il XX secolo poteva proporre.

Pyman descrive le opere più belle e ponderose di Florenskij, fra queste la Colonna e il fondamento della verità in dodici lettere, con l’adattamento per la tesi universitaria, Iconostasi, il concetto di chiesa nella Sacra Scrittura e percorre tutto il cammino che condusse Florenskij dalla laurea in matematica, ottenuta a pieni voti, fino ad abbracciare  il sacerdozio quale esponente del clero bianco, sposato e non monaco.

Florenskij non si sentiva particolarmente portato per il matrimonio, ma trovò una donna di umili origini che sposò. Solo dopo di allora divenne sacerdote e formò una famiglia numerosa di cinque figli. Pyman descrive tutte le amicizie più significative di Pavel Florenskij e lo fa con precisione, umanità e dovizia di tratti come nei casi di Troijki, seguito fino alla sua morte cruenta, Giacintov e Serghiej Bulgakov. Il periodo più oscuro e tragico è quello posteriore all’arresto fino alle peripezie che nei vari esili  lo condussero dalla Lubianka, a Stancija Ksnevskaja, a Svobodnyi, a Skovorodino, dove studiò il permafrost, alle isole Soloveckie. La cosa singolare, anche della sua prigionia in Siberia e nelle isole del mar Bianco, è la dedizione al lavoro, commista a uno stato di scoramento dovuto alla distruzione dei frutti del suo lavoro, per esempio il suo lavoro sul permafrost e sulle alghe.

Emerge una personalità enciclopedica ma soprattutto geniale, dotata di grande umanità. Il libro di Pyman è come si è detto complesso, perché ogni capitolo è corredato di note corpose tutte rigorosamente traslitterate dal russo. La maggior parte delle opere di Florenskij furono pubblicate postume dopo gli anni ottanta del XX secolo. Seguono il testo una appendice dotata di cronologia e schede bibliografiche utilissime per cogliere e studiare i dati biografici delle persone con le quali Florenskij fu in relazione. Seguono due appendici sull’opera la Colonna e il fondamento della verità, un’appendice sulla fisiologia e un’indice delle illustrazioni che precede l’indice vero e proprio dei nomi. È certamente un libro ponderoso, a tratti forse troppo erudito e di non facile consultazione, o non agevole consultazione, ma certo un grande affresco della società russa di fine ottocento e della società sovietica dei primi venti anni del ventesimo secolo dalla ricca angolazione della cultura laico-ecclesiastica. Invoglia a leggere le opere di Florenskij tradotte in italiano. 

Pavel Florenskij. La prima biografia di un grande genio cristiano del XX secolo Book Cover Pavel Florenskij. La prima biografia di un grande genio cristiano del XX secolo
Avril Pyman. Trad di Gian Luigi Giacone
Biografia.
Lindau
2010; Seconda edizione 2019
511 p., brossura