Donato Di Poce è nato a Sora nel 1958 ma risiede a Milano dal 1982. E' poeta, critico d'arte, scrittore di aforismi e fotografo. L'attenzione del pubblico arriva con notevolissimo interesse con la pubblicazione del bellissimo Taccuino Berlinese, una collezione di cinque portfolio. E' autore di numerose raccolte poetiche, curatore di mostre d'arte. Un artista a 360°. La sua ultima, in ordine di tempo, opera poetica è Lampi di verità, pubblicata da iQdB edizioni di Stefano Donno, nella collanazeta curata dal poeta e critico letterario Nicola Vacca

“La poesia è un silenzio che danza
Nel cuore dei poeti.”
Donato Di Poce

Di solito non è facile parlare di un libro d’esordio di un autore giovanissimo, ma nel caso Chiara Evangelista (giovane poetessa leccese che studia a Milano), il compito mi è stato facilitato dalla felicità sorgiva dei suoi versi, dal contesto di barcollamento e rinascita esistenziale stemperato in uno stile giocoso e ritmico, anzi a tratti musicale dei versi.
Infatti leggendo questi versi, si viene risucchiati in un piccolo vortice di emozioni e di danza delle parole che oscillano tra il nulla, la consapevolezze del dire, del fare e del voler essere e un inventario quotidiano di pronomi, ballate, novalgine, evidenziatori gialli e “desiderata”, e vista la giovane età della poetessa, è garanzia di contestualizzazione del quotidiano ma con uno sguardo visionario e ludico al futuro.
La sua è una poesia di una prima presa di coscienza di un mondo(nulla) che annulla, ma che pone e ci fa porre delle domande: “ …E mentre arriccio il naso/il nulla mi annulla/E’ tempo di fare o di disfare/E’ tempo di fare o di pensare” ( pag. 17)…quasi un corpo a corpo tra una lallazione linguistica Socratica e un annientamento metafisico.
L’incipit del libro è una dedica a se stessa ma vista nella consapevolezza del perdente con autocoscienza costruttiva, che non rinuncia a essere se stessa “A me che so perdere/…A me che so lasciar stare ma non lasciar perdere…” e che inizia a porre domande a tutti: “Ho perso il filo…/Tu dove sei arrivato?/Io dove sono arrivata?”(pag. 9).
Le 29 poesie della raccolta, hanno tutte dei titoli esemplificativi e pertinenti e che danno subito una chiave di lettura del testo che si snoda poi in un ricco repertorio di metafore, rime e assonanze che ricordano certe strofe maliconiche Prevertiane e le ironiche quartine di Vivian Lamarque (Si veda l’ironica poesia di pag. 14 dal titolo CI AMO che ha questa chiusura: “…Saremo compagni di viaggio/Amo l’essere noi, amo l’esserci/Ci amo”.)
Altro interessantissimo e intrigante testo è LA BALLATA DEI PRONOMI(pag. 20)…” una prosa poetica divertente che parla d’amore, abbandono e realismo “…Passati due anni, ad un angolo Io vede Tu in compagnia di un altro pronome con cui ha formato una famiglia: la famiglia Voi. Tu di sbieco intravede Io ma non sono più niente, sono Essi…”.
La poetessa ci fa intravedere tra le righe il sudore della parola e la palestra di scrittura rivelandoci i segreti della penna rossa e dell’evidenziatore giallo, sinonimi di sottolineature ed evidenziazioni, il tremore della scrittura che vuole viaggiare libera sulle ali dell’immaginazione “E correggi pure…/Un purea rosso diventa il foglio./Una penna rossa semina il terrore/tra le righe nere al chiarore/dell’immaginazione./Penna rossa limiti la mia fantasia…/Lasciala volare via!”. (pag. 26).
E che dire del pretesto dell’evidenziatore per consegnarci una splendida riflessione filosofica senza retorica:
“…Ciò che esclude è per sempre
ciò che include è per sempre”
.
La poetessa è cosciente del suo crescere, decrescere accrescere, nella solitudine milanese dove sente crescere dentro la nostalgia per gli orizzonti di luce del Salento e snocciola un sibillino latrato esistenziale ”Sono crescita/quando ho affrescato fiori/su grigiori di asfaltato/in un latrato di insoddisfazioni”(pag. 34), o in uno struggente dialogo con una panchina,(pag. 33), ma ci consegna nella chiusa del libro un piccolo “desiderata” che rivela una calcarea istanza di sorpresa dalla parola e dalla vita di chi vuole sorprendere ed essere sorpreso:“E così si rimane incompresi,/quando basterebbe poco/per rimanere/sorpresi”.
E allora accogliamo con sorpresa e felicità sin dal titolo questa raccolta In medias res che riporta una felice locuzione latina(Orazio, Ars Poetica) che possiamo tradurre “nel mezzo della cosa, dell’argomento“, dove Orazio, e Chiara con lui, intravvedono e auspicano una parola poetica che abbia una capacità di narrare, che spezzi l’ordine naturale della fabula, della realtà prestabilita, dei canoni linguistici
E la poesia “… un silenzio che danza/Nel cuore dei poeti.”, con la capacità di azzeramento dello spazio logico-temporale, con la danza delle parole tra significante e significato, il gioco musicale di rime e assonanze, l’empatia con le cose e i sentimenti, l’alternanza tra memoria e desiderio, può ogni volta reinventare l’uomo, la vita e il linguaggio e con Chiara donarci persino la fluorescenza delle parole.
Milano, 12.03.2018

In Medias Res Book Cover In Medias Res
Chiara Evangelista
Poesia
iQdB edizioni di Stefano Donno
2017