Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Brucia la provincia americana

Di Geraldine Meyer

Queste montagne bruciano mentre a bruciare sono anche le vite ai margini di una provincia americana sempre più sfilacciata. E mentre vasti incendi distruggono i boschi e il tessuto connettivo di una comunità tra Carolina del Nord e Tennessee, ad andare in pezzi è la vita di Ray, anziano e disilluso e quella di suo figlio Ricky, un “ragazzo” di quarant’anni devastato dalla droga. Ray, che trascorre le serate a bere whisky dondolandosi sotto il piccolo portico davanti a casa leggendo libri sui coyote, riceve una telefonata, una delle tante di un padre con un figlio tossico. Si priverà degli ultimi risparmi per salvare quel pezzo del suo sangue. Ma sarà l’ultima volta perché il “ragazzo” non può e non vuole essere salvato. Ray sa cosa vuol dire allontanarlo da casa, sbatterlo fuori incapace di trovare una via (e una vita) che non sia solo attesa tra una dose e l’altra. Ma rabbia e impotenza gli rendono impossibile fare altro. E le cose vanno come devono andare. Quando Ricky morirà per l’ennesimo buco, per una dose troppo forte per il suo fisico ridotto a niente, per Ray comincerà la vendetta. Forse l’estremo tentativo di un padre di trovare giustizia. L’unico modo per ricostruire dopo avere distrutto tutto.

Tra case mobili, emblema di una umanità capace di radicarsi solo nella propria provvisorietà esistenziale e abitativa, traffico di droga, infiltrati, poliziotti corrotti, cenere di sigari su salopette di jeans indossate con camice a quadri dalle maniche arrotolate fin sopra il gomito, Queste montagne bruciano è un libro duro e mesto, amaro e mai impantanato in riverberi o echi da sermone retorico. Sobrio e lucido nel raccontare senza sbavature il disfarsi di una terra e di una comunità, la disgregazione sociale portata dal profitto e dalla speculazione, la selvaggia corsa al denaro sulla pelle (e nelle vene) di chi, disorientato, non può che iniettarsi la stessa disperazione da cui vorrebbe scappare. Queste montagne bruciano è stato da molti definito un noir. Anche se di nero sembra esserci solo il fumo degli incendi e la vita ai margini di questi ultimi d’America, alcuni dei quali, non a caso, nativi americani.

Brandelli di una terra così lontana dalle mille luci (e lustrini) di New York e ancora più lontana dall’eterna menzogna del sogno americano. Del noir ha forse alcuni pretesti narrativi e di “drammaturgia” se così possiamo chiamarli. Ma non ne possiede i clichè e questo ne fa molto di più. Un libro in cui i protagonisti principali vengono disegnati in un percorso di crescita (sì, anche per chi muore) che è fatto dalla vita stessa, dalle piccole cose di cui si compone, belle o dolorose che siano. Mentre tutto brucia, la vita dei protagonisti diventa cenere, proprio come cenere sono le azioni e le loro conseguenze. Non vi è gesto che non abbia effetti, come un domino. Proprio come un incendio. Che si contagia.

Queste montagne bruciano Book Cover Queste montagne bruciano
David Joy. Trad. di Gianluca Testani
Letteratura americana
Jimenez
2022
256 p., brossura