Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

L’altro nome e un ininterrotto flusso di coscienza

Di Anita Mancia

Fosse è uno scrittore scandinavo contemporaneo norvegese (1959) molto importante, menzionato nella Storia delle Letterature Scandinave dalle origini a oggi a cura di Massimo Ciaravolo (Iperborea 2019)  alle pagine 780-81 per quello che riguarda la narrativa. e 928-31 per la drammaturgia.

La trama di questo libro, L’altro nome Settologia Vol 1-2, un romanzo anche se di tipo del tutto particolare come il lettore vedrà, è molto esile. Infatti non ci sono eventi, perché l’evento centrale è la vita di un uomo, il pittore Asle che ha un suo omonimo in un altro pittore sempre ubriaco a differenza di lui, e che costituisce il suo doppio. Asle viene colto e rappresentato mentre dipinge quadri, guida l’automobile, cosa che gli piace moltissimo fare, e mentre parla con il suo amico pescatore Asleik che è quasi l’unico essere vivente, a parte l’altro Asle, con cui è in relazione. E la vita accade.

Quello che colpisce e preme sottolineare è lo stile ideato da Fosse. E’ uno stile minimalista che non conosce il punto fermo, ma solo virgole e punti interrogativi. Quindi il lettore è coinvolto in una scrittura senza fine, completamente avvolgente in cui Fosse procede attraverso sintagmi verbali, come “penso” o “dico/dice” nei dialoghi che ripete insieme ad altri sintagmi per far andare avanti il discorso e l’esperienza della conoscenza. Anche se non usa il punto fermo il romanzo di Fosse, che è il flusso della coscienza e del pensiero di Asle, va avanti facilmente per il lettore.

Due cose sono importanti da tenere a mente. Il pittore – quindi Fosse stesso è credente e talora si scontra con Aslik che invece non crede, o almeno dice così, ed ha una forte sensibilità per l’esperienza della luce nella pittura: la luce sorge dal buio, come Dio, da quello che è chiamato nulla e che semplicemente, è. Vale la pena citare una pagina che contiene l’incontro del pittore Asle con l’altro Asle pittore ordinato esteriormente in realtà sempre ubriaco, poiché la pagina contiene un dipinto importante: «e vedo che in cima al telaio Asle ha dipinto in nero la scritta Tenebre luminose, quindi è quello il titolo del quadro, penso, e in un angolo c’è un rotolo di tela, in un altro listelli di legno di varie lunghezze per costruire i telai, vedo, e vedo Asle sdraiato sul divano con il corpo che trema mentre pensa che deve bere un goccetto per far passare almeno per un po’ il tremore e si tira su a sedere e rimane seduto sul divano pensando che adesso deve fumarsi una sigaretta, ma trema a tal punto che non riesce neanche a rollarsene una, quindi ne prende una già confezionata dal pacchetto che c’è sul tavolino, la prende e  se la mette in bocca» 21.

Tutto il libro procede in questo modo (penso/mentre pensa/pensando, non fuoriesce dal “cogito ergo sum di René Decartes) per ripetizioni e approfondimenti progressivi della visione dell’autore ma in uno stile avvolgente senza i normali segni di interpunzione. Un’altra pagina è significativa dell’essere cristiano e cattolico del protagonista, quella riguardo al battesimo dei bambini. Asle non lo condivide – in questo si allontana dalla chiesa cattolica – ma pensa che anche il battesimo possa condurre a Dio: «sì, ci può condurre a Dio, penso, a Dio così come me lo immagino, ma questo vale anche per gli altri modi di pensare e credere nella verità, vale per tutto ciò che si rivolge con serietà a Dio, c’è chi proferisce la parola Dio e c’è chi è così saggio o così timido nei confronti della divinità sconosciuta che preferisce non usarla, eppure ogni cosa conduce a Dio, per questo tutte le religioni sono una, penso, ed ecco perché la religione e l’arte procedono insieme» 26-27. Sembra quasi arbitrario troncare una citazione perché è arbitrario interrompere un flusso di pensiero, ma il libro procede così per addizioni attraverso ripetizioni che formano cerchi più ampi e costruiscono una conoscenza.

Le immagini sono per il pittore quasi una ossessione da cui si libera dipingendo o pensando, come vediamo nel testo con nell’immagine dei due giovani – che riflettono la vita del pittore forse già da quando era giovane – che si ripropone ai suoi occhi mentre è in macchina e dalla quale sente che si deve liberare.

Forse l’unico avvenimento reale della vita di Asle è l’ospedalizzazione del suo amico, il doppio Asle, che viene ricoverato perché troppo malato, a Bjorklin, dove Asle si reca perché sente che deve aiutarlo, e, in questo, riesce, almeno apparentemente.

Perché il lettore dovrebbe leggere un libro così fatto, un flusso di coscienza che con le ripetizioni mette alla prova la sua pazienza di lettura? Ma appunto perché la lettura diviene, in questa visione della vita che accade mentre vive e si fa, una esperienza nuova in se stessa. E soprattutto per le due cose – esperienze – che ci consegna: che l’illuminazione nasce dal buio e si vede nel buio dei quadri – e l’esperienza dell’assenza di Dio che pure è in tutte le cose. Già riuscendo a comprendere questo il testo risulta grande e la lettura utile e operosa.

L'altro nome. Settologia Vol 1-2 Book Cover L'altro nome. Settologia Vol 1-2
Jon Fosse. Trad di Margherita Podestà Heir
Letteratura
La Nave di teseo
2021
368 p., brossura