Ho conseguito la laurea in Economia e Commercio ed intrapreso il percorso lavorativo presso uno studio commerciale, quando ho sentito che dovevo cambiare la rotta della mia vita. E' riemersa la passione per la fantasia, che avevo sin da piccola, tramite lavori con i bimbi e la scrittura di favole e storie. Ho iniziato scrivendo favole personalizzate su commissione e storie sulla mia terra di origine, la Romagna. Ora sono curiosa di conoscere le nuove storie che prendono vita tramite me e di emozionare chi le leggerà.

La fabbrica del denaro

Di Chiara Taioli

Fumo verde-giallo usciva a sbuffi dalla canna fumaria come da quella del treno a vapore, solo che quella era la fabbrica del denaro. Si sa che i soldi non piovono dal cielo, si ottengono con duro lavoro, non vengono dal genio della lampada, nessuno te li regala. Ma qualcuno li produce. Nella città della ricchezza, la fabbrica produceva il denaro in abbondanza: le fasi di lavorazione erano ben suddivise. C’erano gli addetti ai lavori con diverse caratteristiche a seconda del ruolo che ricoprivano; comunque indossavano un’unica uniforme verde, colore che da sempre contraddistingue il denaro.
Al piano superiore, titolato “Le Banconote” si producevano appunto le banconote; gli addetti erano piccoli ominidi provvisti di tanti occhi quante le macchiette di morbillo sulla faccia di un bimbo nel culmine della malattia. Infatti ogni pezzo doveva uscire privo di difetti e conforme alle erariali del Presidente della fabbrica del Denaro; inoltre doveva uscire in mani fidate, stando attenti che non si infiltrasse un ladruncolo a rubarle. Al termine della lavorazione c’era una sala con ventilatore sul pavimento
dove gli espertissimi ed innumerevoli occhi accertavano la veridicità delle banconote volanti per tutta la stanza. Questa era la parte più divertente: gli operai in postazione dietro oblò incastonati nelle mura della stanza impugnavano il volante con all’estremità una canna che sparava proiettili per colpire le banconote malriuscite. Ed era la parte attesa a fine giornata, poi scommettevano evinceva chi ne abbatteva di più. Tutto ovviamente per tutelare al massimo i beneficiari del denaro che, al contrario del pensare comune, è pulito, sicuro, e abbondante. Eh, già per lo meno quando esce dalla fabbrica del Denaro. Poi sono le persone nelle cui mani finisce a decidere cosa farne, quindi se fanno cose buone sarà “buono”, mentre se fanno cose cattive sarà “cattivo”, ma questo lo vedremo più avanti. Scendendo al piano inferiore, ci imbattiamo nella produzione di monete di varie misure e pesi. Gli addetti in questo reparto erano dotati di udito sopraffino tanto da permettere loro di distinguere le monete di valore
diverso e le monete vere da quelle contraffatte solamente dal tintinnio prodotto dalla cascata a pioggia nella vasca. E qui si divertivano a nuotare su e giù, alla ricerca delle monete non conformi; tant’è che requisito fondamentale per l’assunzione era saper nuotare nel metallo, anche se nessuno hai mai saputo se davvero ci fossero selezioni o gli addetti erano nati, creati, vissuti esclusivamente all’ interno della fabbrica. Certo nessuno mai ne usciva, ma se fosse anche accaduto beh, che dire a prova di ladro, era posta all’ uscita dalla fabbrica una macchina simile al metal detector, che cancellava dalla memoria di ognuno le informazioni acquisite sulla produzione del denaro e le reinstallava il turno successivo; così il Presidente dormiva certamente sogni d’oro. Un altro requisito degli operai era la preparazione massima in aritmetica: il loro dictat era “non sbagliar nemmeno un centesimo di un centesimo di un centesimo a contar!” C’erano poi i pignoli sopraffini, di cui tutti noi se chiudiam gli occhi abbiamo un esempio, ma no, niente affatto, non sono i parenti nella divisione ereditaria, nemmeno gli amici nella divisione di un conto al ristorante, bensì i pignolissimi: la parola “sbagli” era bandita dal vocabolario(la riporto in carattere minuscolo corsivo, vietato anche solo ripeterla a voce alta per non farli “sbagliare”).