Stefania Boccacci, nasce a Viterbo nel 1975. Laureate in Economia, è appassionata di musica, viaggi e cucina. Il cucito, le passeggiate e la scrittura sono il suo sfogo e il suo diletto nel poco tempo libero che le resta tra il lavoro e la gestione delle sue tre bambine che sono ovviamente la sua fonte d’ispirazione.

Una fiaba in quarantena

Di Stefania Boccacci

Erano ormai passati diversi anni da quel giorno in cui, in un modo o nell’altro, il Cacciatore aveva tolto la nonna dalla pancia del Lupo. Da allora gli anni erano trascorsi sereni, sempre uguali, in una tranquilla normalità che sembrava nessuno potesse intaccare: il Lupo se ne andava tranquillo in giro per il bosco, Cappuccetto Rosso andava a trovare la nonna una volta a settimana in pullman e la nonna aveva smesso di mangiare pizzette. Quell’episodio sembrava ormai lontanissimo.

Poi improvvisamente tutto cambiò. Dalla Cina arrivò un virus, lo chiamavano Corona e le loro vite cambiarono radicalmente.

Si diceva che fosse un mostro molto contagioso che poteva far molto male alle persone che incontrava per strada e più persone incontrava, più diventava forte. Così, dicevano gli esperti, se non avesse incontrato nessuno se ne sarebbe tornato da dove era venuto.

All’inizio erano solo voci che arrivavano dagli altri paesi e la gente quasi non ci credeva, così Cappuccetto Rosso, che era ormai diventata una bellissima ragazzina di 13 anni, continuava a condurre la sua vita normalmente: la mattina si svegliava, andava a scuola poi nel pomeriggio compiti, sport e qualche altra attività extra. La nonna, dal canto suo, era ormai molto vecchia e da casa non usciva più, così aspettava con pazienza che la sua nipotina le andasse a fare visita.

Non passò molto che chiusero le scuole, poi le palestre, i centri ricreativi e poi la notizia “RESTATE A CASA!”.

Restate a casa!? Ma come? Per di più alle porte c’era anche la primavera: alberi in fiore, aria mite e sole, tanto sole… e lei avrebbe dovuto restare a casa? Del resto poi, lo sapete, Cappuccetto Rosso aveva una certa inclinazione a non rispettare le regole. Vi ricordate quante volte la mamma anni prima le aveva detto di non attraversare il bosco? Come era andata poi lo sappiamo tutti!

Quindi nell’ordine:

prima chiusero le scuole e questo tutto sommato non le dispiaceva poi così tanto, la cosa aveva quasi il sapore delle vacanze anticipate

poi fu la volta della palestra, pazienza! Non era mai stata una grande sportiva, si era iscritta solo perché ci andava con la sua migliore amica ma con lei poteva benissimo incontrarsi anche al parco, TUTTI I GIORNI!

poi l’opificio dove andava a dipingere, recitare, vedere film, a fare festa; questo sì che era un bel guaio!

Poi la notizia peggiore: dovevano restare proprio tutti a casa, chiusi in casa, non uscire, non vedere nessuno, vietati abbracci, strette di mano. Ma la cosa peggiore era che quel maledetto virus era particolarmente cattivo con le persone anziane alle quali era assolutamente vietato di incontrare altre persone, persino i nipoti!

Quindi, una volta rassegnatasi a rinunciare alla sua splendida normalità, Cappuccetto Rosso accettò il fatto di doversi rinchiudere in casa, ma si presentava un problema ancor più grande: chi avrebbe portato da mangiare alla nonna? Chi avrebbe potuto andare a farle visita senza metterla in pericolo?

Cappuccetto Rosso, come abbiamo detto era giovane e poteva portare il virus in casa della nonna senza neanche accorgersene;

E la mamma?, forse poteva occuparsene lei?…No, la mamma no: lavorava in ospedale ed era impegnata a combattere contro il virus tutti i giorni quindi  non aveva tempo per la nonna, doveva salvare i nonni degli altri!

Dal canto suo il Cacciatore era impegnato a pattugliare le strade e a rimandare a casa ogni imbecille al quale fosse venuto in mente di andare a farsi una bella passeggiata in barba al virus. Alla nonna non mancavano certo le scorte, quindi per qualche giorno andò avanti da sola. Certo le dispiaceva terribilmente non vedere più il sorriso allegro e luminoso della sua nipotina che le portava in casa il mondo che lei aveva dovuto lasciar fuori ma, pazienza! Ormai l’unico obbiettivo era cacciare via il virus.

I giorni di reclusione però passarono uno dietro l’altro, interminabili, fino a quando la nonna non ebbe più nulla da mangiare.

Bisognava trovare una soluzione.

“Ma in tutta questa brutta situazione il Lupo che fine aveva fatto?” Direte voi.

Bene, il Lupo continuava ad andarsene bel bello, tranquillo e indisturbato in giro per il bosco. Lo sapete perché? Perché pare che gli animali, compreso il Lupo, fossero immuni dal virus. In pratica erano come dei SuperEroi ai quali il virus non poteva fare nulla.

Fu allora che a Cappuccetto Rosso venne l’idea “L’unico in grado di portare cibo alla nonna era proprio lui, il tanto temuto Lupo”

Inutile dire che Cappuccetto Rosso era terrorizzata anche solo dall’idea di doverlo incontrare una seconda volta, ma bisognava salvare la nonna e questa volta il nemico metteva ancor più paura del lupo. Così prese il coraggio a quattro mani, mise in una cesta tutto quello che poteva servire alla nonna, indossò la mantellina rossa con la quale anni fa aveva attraversato il bosco e si mise fuori dalla porta di casa, in attesa.

Dopo un po’ il Lupo, attirato dall’odore del cibo e dal rosso della mantellina, si presentò alla porta di Cappuccetto Rosso.

Cappuccetto Rosso nel bosco. (Illustrazione di Isabella Mariucci)

La bambina era terrorizzata e avrebbe tanto voluto girarsi, aprire la porta e tornare dentro. Non lo fece. Pensò alla nonna, a quanto era caldo e avvolgente un suo abbraccio e che prima o poi avrebbe potuto provare di nuovo quella sensazione. D’un tratto il lupo non fece più paura.

“Bambina, che ci fai qui fuori? Non dovresti stare chiusa in casa anche tu?” le disse il lupo

“Si dovrei!” rispose lei con un filo di voce “E tu?”

“Io me ne vado in giro libero e tranquillo, ormai c’è chi fa più paura di me!”

“Senti, lo so che l’ultima volta che ci siamo visti le cose non sono andate esattamente bene per te ma la nonna sta morendo di fame e non ha nessuno che le porti da mangiare! Solo tu puoi aiutarci!”

Il Lupo pensò a quanto la situazione fosse strana:

gli umani, che gli avevano dato la caccia non per fame, in fondo, ma solo per paura, ora avevano bisogno di lui …  d’un tratto tutti i loro timori erano scomparsi? si domandò, ma poi senza rifletterci troppo guidato dal suo istinto decise di aiutarli.

Afferrò con la bocca la cesta piena di cibo delizioso e tutto d’un fiato attraversò il bosco. Giunto alla casa della nonna ululando chiamò la vecchina che venne ad aprire.

Certo! Quando vide il Lupo, alla nonna per poco non venne un colpo ma poi capì: per anni avevano tenuto quel lupo ormai vecchio a debita distanza per paura e non si erano resi conto che anni fa aveva agito per fame e non certo per cattiveria e ora, che la fame la provavano loro, li stava aiutando.

Passarono ancora molti lunghi e interminabili giorni e il lupo periodicamente, richiamato da Cappuccetto Rosso, continuava a portare da mangiare alla nonna, trattenendo naturalmente per sé parte di quel delizioso cibo. Passò ancora molto tempo; un giorno, dietro ‘altro e dietro l’altro e quando tutti cominciavano a perdere le speranze, quel brutto virus lasciò il paese. Nonostante la notizia della sconfitta del virus fosse stata diffusa ovunque la gente aveva quasi paura a mettere la testa fuori di casa; poi piano piano uscirono, prima uno poi l’altro. Era ormai quasi estate e il sole era caldo e splendente, alto nel cielo. Riscaldava i loro volti bianchi. Si incontrarono tutti per le strade, nei parchi, nelle piazze. Inizialmente continuavano a stare distanti l’uno dall’altro, a testa bassa, quasi avessero ancora paura. Poi gli sguardi si incrociarono, si avvicinarono e piano piano tornarono ad abbracciarsi. Abbracci lunghi, accoglienti che sapevano di vittoria e di libertà. Tra loro c’era anche il LUPO!

A Cristina, Ilaria e Margherita