Laureata in lingue e letterature occidentali e in lingue orientali, urdu e arabo. Laurea anche in filosofia, pedagogia clinica. E' antropologa trasformazionale e psico terapeuta

Le Rondini Migranti      

Di Maria Rosaria D’Acierno  

Introduzione  alla fiaba  Le Rondini Migranti    

Oggi si discute molto di problemi che si credono nuovi, ma che sono invece vecchi quanto il mondo; vale a dire problemi legati al cambiamento climatico e all’emigrazione. Due eventi che stanno radicalmente cambiando il mondo nel quale viviamo, sia dal punto di vista geografico che culturale, per via delle tante e nuove popolazioni che si affiancano a quelle storicamente residenti in un dato paese.

Il cambiamento climatico è sempre associato a movimenti di popoli costretti a cambiare il luogo della loro residenza a causa di modifiche del territorio da loro precedentemente occupato. Basti pensare che intorno al 1700 a.C. la civiltà della Valle attraversata dal fiume Indus si disintegrò sia a causa del cambiamento climatico e sia per la distruzione del sistema di irrigazione causato dal rimodellamento del percorso dei fiumi. In condizioni di enorme disagio queste tribù non opposero resistenza all’invasione di Ariani indoeuropei, che, provenienti dalle steppe ad ovest degli Urali, attraversando prima l’Europa orientale e poi l’Iran, si insediarono nell’India del nord e nell’India centrale e come invasori e come emigranti diffondendo la propria cultura, la propria lingua (Sanscrito) e la propria religione attraverso gli inni contenuti nei Rig-Veda (i più antichi testi sacri).

Oggi al problema del cambiamento climatico, ingigantito anche dall’incuria umana che, senza ritegno e senza disciplina sfrutta tutte le risorse che la moderna tecnologia mette a disposizione dell’umanità, si affiancano guerre, sfruttamento dei bambini, delle donne, in altre parole soprusi verso i più deboli.

Come ci fa notare Nicola Rotundo nel suo saggio “La casa comune alla luce della Parola di Dio”, in cui affronta il problema della ecologia dal punto di vista morale, partendo dal messaggio biblico della creazione, l’uomo “riveste un ruolo di fondamentale importanza in ordine alla sopravvivenza del pianeta, essendo egli costituito da Dio amministratore della creazione”: The Lord God took the man and put him in the Garden of Eden to work it and take care of it” (Genesis 2, 15). “La nostra riflessione teologica vuole perciò, tener presente la mutua relazione che, anche a proposito della bioetica ambientale, intercorre tra la Scrittura e la teologia morale.[1] 

Sembra che per risolvere questi due gravosi problemi, non sia tanto necessario rivolgersi ai ‘potenti’ quanto, oltre che ritornare al messaggio biblico, anche educare i bambini al sentimento del rispetto dell’ambiente e al sentimento dell’accoglienza, aprendo il loro piccolo mondo a più mondi, a più lingue e a più culture riunendo in un unico ‘guscio’ tutti gli esseri umani per accoglierli come fratelli, persone che, anche se sembrano differenti, pur sempre hanno i nostri stessi diritti e doveri, vale a dire essere aiutati nel momento del bisogno a vivere la loro vita con quanta più serenità possibile.

 Quindi, sulla scia del più antico testo di fiabe provenienti dall’India (Pañchatantra – dopo una lunga tradizione orale il primo manoscritto è datato intorno al 200 BC e ha raggiunto l’Europa nell’XI secolo), anch’esso scritto in sanscrito, nel quale i personaggi sono tutti animali che fanno da portavoce a massime, e buoni comportamenti, ho ideato questa fiaba, dove gli animali cercano di farsi in quattro pur di offrire una adeguata accoglienza alle rondini che migrano dal deserto verso l’Europa.      

Le Rondini Migranti  di  Maria Rosaria D’Acierno  

E’ Pasqua, la gioia della resurrezione, dell’amicizia, della famiglia che si riunisce e della buona compagnia. E’ l’alba, chiara e argentea, i tenui raggi della luna diffondono una pace serena mentre si confondono con l’oro velato del sole che sta per sorgere. Uno stormo di rondini leggere, dono di Afrodite,[2] svolazza nel cielo terso dopo la tempesta della morte, e inizia un lungo viaggio per diffondere l’amore, la resurrezione di Osiride dopo il pianto di Iside; il pianto illuminato dalla stella Sirio (Soped), una stella che torna a brillare dopo 70 giorni di assenza dal cielo. Questa bellissima stella segna la rinascita della piena del Nilo che con le sue acque renderà fertile la terra egiziana.[3] E’ primavera, e l’uccello del paradiso si sta allontanando dall’Africa per andare ad incontrare l’uomo del nord, per costruire la propria casa vicino alla sua, per proteggerla, per farsi compagnia e condividere la felicità della propria famiglia nascente con tutta l’umanità. Un nido concavo fatto dai due sposi, con paglia e tenere piumette che preparano la culla per i piccoli nascituri. Un nido sotto i tetti, sotto i balconi, vicino a noi, che siamo i loro amici sull’altra sponda del Mediterraneo. Sono puntuali le rondini e marcano lo scandire del tempo. E’ il giorno di San Benedetto, e lo sanno bene anche tutti gli animali della campagna che si sono riuniti per accogliere le rondini dell’amicizia, per dare loro un caldo benvenuto dopo il lungo viaggio attraverso il Mediterraneo.

Sul prato c’è il coniglio Rabby (ارنب), la gallina Chicke (ذجاجة), suo marito Rusta (ديك), l’asinello Baby Donki (حمار), la mucca Cau (بقرة), l’agnellino Babi Lambi (حمل), e poi il micio Pussicat (قط), il cagnolino Doggie (كلب), il topolino Babi Maus (فار), il bruco Caterpilla (دود), e anche le formichine Babi Anti (نمل).[4] Sono tutti ansiosi e si chiedono: Quando arriveranno le rondini? La gallina prepara qualcosa da offrire loro e dice: ‘Saranno stanche ed affamate dopo un viaggio così faticoso e lungo che dal deserto del Sahara le porterà qui da noi.’ ‘Certo’ dice Rabby ‘io offrirò loro la mia carota.’

Rusta, invece, pone sul prato il suo piatto colmo di pane raffermo bagnato con l’acqua che gli ha portato la padrona – signora Amalia. Babi Donki dice: ‘io gli offrirò la mia acqua e il mio fieno’; Cau risponde: ‘invece dell’acqua gli lascio il mio latte.’ Babi Lambi  molto dispiaciuto dice: ‘io ho solo un po’ di erba, che dite va bene?’ Gli risponde Pussicat: ‘non ti preoccupare il mio padrone – signor Mario, mi ha dato tanto cibo oggi, ed è molto buono, io ne mangio solo poco e lo lascio alle nostre amiche rondini, vedi ho qui della carne cotta molto saporita.’Anche Doggie si prepara a mettere da parte la sua carne, e Babi Maus trascina un bel pezzetto di parmigiano, ‘vedete’ dice ‘l’ho trovato in cantina e lo conservo sotto questa sedia.’ Caterpilla è un po’ triste perché deve uscire dal suo guscio all’interno di una pianta e sospira: ‘Posso offrire solo queste foglie e queste gemme.’ Poi, le formiche che si affannano sempre per fare provviste lo rassicurano e gli mostrano la melata degli afidi che stanno accumulando da mesi.

‘Sono contenta’ grida all’improvviso Chicke, ‘sono riuscita a fare due uova e le  conserverò per loro, poverine hanno volato da tanto lontano, dall’Africa, dove fa molto caldo e  dove non c’è abbastanza cibo per tutte queste  rondini, spero che arrivino tutte e che nessuna di loro muoia durante questo estenuante viaggio. Sono molto ansiosa di incontrarle e offrire loro il nostro aiuto, poiché noi siamo molto fortunati ad avere una terra che ci accoglie, dove ci danno da mangiare e ci offrono un rifugio per poterci riparare e dormire al sicuro e al caldo di notte. Dopo un lungo respiro, con lo sguardo basso e malinconico, ma con il cuore pieno di speranza e di gioia per l’imminente incontro con le rondini migranti, Chicke, rivolgendosi a tutti gli amici animali, con voce ferma dice: ‘Io sono una chioccia e mi piace proteggervi  tutti, quindi vi dico di mangiare anche voi un poco del vostro cibo e di lasciarne solo in parte per le nostre rondini in arrivo. In questo modo, riusciremo a stare svegli e ad avere la forza di accogliere le nostre sorelle e i nostri fratelli con grande affetto. Parte del nostro cibo sarà sufficiente, loro sono contente anche del nostro sorriso. 

Si agitano tutti gli animali, sono ansiosi, guardano sempre in alto, su, in cielo con la speranza di vedere spuntare da un momento all’altro le amiche rondini. Il tempo sembra non passare mai e vanno avanti e indietro per tutta la campagna. Poi, all’improvviso, sull’imbrunire, quando ancora una volta il sole calante e la luna nascente sembrano incontrarsi, quando i raggi del sole si intrecciano con i riflessi della luna, quando l’azzurro del cielo si sfuma in un celeste soffuso, spruzzato di tenue scaglie d’oro che si annodano ai fili argentei della luna, ecco comparire centinaia di rondini che volteggiano nel cielo disegnando il loro cammino. Sembrano scolpire con le loro ali una montagna che si scioglie nelle onde del mare, e poi lo sciame prende la forma di una candela, e ancora, di una capanna, o di colline disegnate dalla sabbia del Sahara, oppure si intravede la forma di un leone, di una gazzella, o di una giraffa e così via. ‘Venite, venite, scendete da noi, qui ci sono i vostri cari fratelli, i vecchi amici di sempre che vi stanno aspettando con gioia e vi accoglieranno con amore.’ Tutti gli animali seguono correndo nella campagna il volo delle rondini nell’aria, e schiamazzano per attirare la loro attenzione. Ecco, stanno discendendo, sono finalmente arrivate, e si posano sull’erba. Non sono stanche, sono felici di essere giunte a destinazione, e sembrano riconoscere i loro amici. Questi si avvicinano, ognuno porgendo il proprio cibo, come per sfamarle e dissetarle. Le rondini si sdraiano e beccano un po’ della carota, un po’ del pane raffermo, bevono l’acqua e il latte, e si guardano tutt’intorno, e scrutano negli occhi i loro amici di campagna. Saltellano intorno ad ogni animaletto con riconoscenza per la bella accoglienza ricevuta. Quindi, una di loro, quella rondine che le ha guidate per tutto il viaggio, dice: ‘Ora tutte noi sia maschi che femmine dobbiamo subito provvedere a costruire nuovi nidi, poiché a breve nasceranno i nostri figlioletti rondinini e dovranno trovare un morbido e caldo nido.’ In questo preciso istante, Chicke si volta verso di loro e offre le piumette del suo pollaio: ‘Potete prenderle per i vostri rondinotti.’ Tutti gli altri animali si danno da fare per portare un po’ di erba, un po’ di fango e di pietruzze, insomma per aiutare le loro amiche venute da tanto lontano. Si è fatta sera, sono tutti stanchi, ma soddisfatti di essersi finalmente riuniti, di avere alleviato tanta fatica e di aver offerto o trovato un luogo sicuro. Il cielo è diventato scuro, solo delle piccole stelle lanciano qualche bagliore di luce, e il loro splendore ci fa capire che ormai è primavera. Un vento leggero sembra diffondere una dolce musica quando soffia sulle foglie e si intreccia con i rami degli alberi, che ora sono diventati la casa delle rondini, le quali hanno costruito nei loro incavi i nidi. Il venticello sembra quasi una ninna nanna che aiuta a far assopire in un sonno ristoratore tutti gli animali della fattoria pieni di felicità. Solo Chicke ancora non dorme, deve vigilare su tutti, ma soprattutto deve tener d’occhio le sue uova, poiché ad una ad una si stanno schiudendo, e nuovi pulcini, quasi timorosi sbucano dal guscio e si guardano attorno, rincuorandosi quando incrociano lo sguardo della loro mamma. Anche in uno dei nidi delle rondini sbuca piano piano un piccolissimo rondinotto che trova mamma e papà vicini ad accudirlo e ad assicurarlo. Quante nascite, quanta nuova vita! Quasi nascosta la cicogna fa sbucare dalla sua sacca tanti altri piccoli, c’è il gufetto marrone scuro, c’è il piccolo pipistrello nero, c’è un altro pulcino giallo, c’è ancora un galletto rosso, e un cagnolino bianco, un gattino grigio, insomma tante razze e tanti colori diversi tutti felici di essere nati, e nella ingenuità della innocenza propria dell’infanzia si riuniscono con dolcezza senza fare differenze di razza e di stirpe. Tutti insieme prenderanno parte alla grande festa della rinascita che si terrà domani. Guarda in alto Chicke ed esclama: ‘Grazie per tutto questo bene che abbiamo noi e che siamo capaci di offrire anche agli altri; grazie per queste nuove vite che ci rallegreranno e porteranno pace tra l’umanità.’


[1] Nicola Rotundo,La casa comune alla luce della Parola di Dio, in Rassegna di Teologia, anno LX, n. 2- Giugno-Aprile 2019: 269.

[2] Afrodite dea greca associate alla bellezza della primavera e all’amore.

[3] Il mito di Iside e Osiride è il più famoso mito egiziano riferito all’amore e alla rinascita. Iside non si rassegna alla morte del suo amato sposo Osiride dio dell’Egitto ucciso per gelosia dal fratello Seth.

[4] Ho inserito anche la versione araba dei nomi degli animali per stimolare la curiosità, la ricerca e, soprattutto l’apprendimento di più lingue, in un mondo in cui non si può più sopravvivere solo affidandosi alla lingua madre. Di seguito pongo la pronuncia delle parole arabe seguendo l’ordine nel quale compaiono (Arnab, dagiagia, dik,hamar, bakara, kitta, kalb, far, dud, namla.

La Venere di Sandro Botticelli
Iside e Osiride
Iside riabbraccia Osiride