Giovanni Pannacci ha scritto per la pubblicità e il web, tiene corsi di scrittura creativa e insegna lingua e cultura italiana agli stranieri. Come autore ha curato varie antologie e suoi racconti sono stati tradotti anche all’estero. Ha pubblicato la biografia di Paolo Poli “Siamo tutte delle gran bugiarde” (Perrone) e i romanzi “La canzone del bambino scomparso” (Perrone) e “L’ultima menzogna” (Fernandel).

Il vangelo secondo il ragazzo, Roberto Contu, Castelvecchi

La letteratura si nutre di pretesti, occasioni, è capace di cogliere l’importanza segreta di un dettaglio ignorato da tutti. La letteratura è lì, sempre, per ricordarci che qualcosa di epocale (oppure minimo, non importa) è accaduto mentre noi stavamo guardando altrove. La letteratura guarda e fa vedere le cose con occhi sempre nuovi. In questo caso gli occhi di un ragazzo poco più che adolescente.
A me interessa lo sguardo dei ragazzi sulle cose, perché di solito è sorprendente, quasi mai allineato, divergente. Così questo libro mi ha incuriosito da subito, benché (o forse soprattutto perché) non mi interesso di temi religiosi. Un ragazzo, solo un ragazzo, uno che era lì quando tutto succedeva, ho pensato, magari è capace di raccontarmi qualcosa di nuovo su Gesù. Invece no, ve lo dico subito: nessuna rivelazione, nessuna sconcertante verità nascosta per secoli dalla Chiesa. La vicenda del Cristo narrata in questo romanzo è esattamente quella che conosciamo ma, come ogni scrittore e ogni buon lettore sa bene, non conta la storia conta il modo in cui la si racconta. Allora immaginate un ragazzo che è in tutto e per tutto simile ai ragazzi di ogni tempo, perché in ogni tempo, ragazze e ragazzi, hanno vissuto l’inquietudine dell’adolescenza, i conflitti familiari, i dubbi esistenziali, gli innamoramenti, il sesso. Il ragazzo è a Cafàrnao e lì incontra per caso il nazzareno, un uomo di cui si parla moltissimo in tutta la Galilea.
«Fu come se il mio corpo avesse iniziato in quel momento a patire la sete (…) come quando da ragazzo diventi adulto e inizi a desiderare il seno delle donne (…). Persi la tranquillità. Forse stavo solo crescendo, forse entravo in quella fase in cui si ingaggia la battaglia contro il proprio sangue. Ma da quel momento decisi che avrei dovuto incontrarli ancora. Non solo il nazareno, anche i suoi compagni. (…) Fu un incendio.»
È da questo incendio che prende le mosse il romanzo, un fuoco che muove il giovane e lo fa diventare adulto emancipandosi dal padre, disobbedendo, facendogli prendere le prime, dolorose, decisioni autonome. In tutta questa vicenda personale la parabola del Cristo è osservata dal ragazzo – e dunque descritta a noi lettori – sempre da lontano, come fosse un’inquadratura in campo-lungo. C’è sempre una folla insormontabile fra il ragazzo e il nazzareno, le cui parole arrivano a fatica, bisogna fare affidamento su quello che riporta la gente: Cristo, la sua cerchia, l’origine dell’incendio, è quasi irraggiungibile. La potenza del romanzo è, a mio avviso, tutta qui, in questo originale cambio di prospettiva, nell’abilità da parte dell’autore di collocare uno sguardo divergente nel momento storico in cui sta avvenendo qualcosa di dirompente e straordinario; ma lo sappiamo noi, il ragazzo può solo intuirlo, può solo vivere tutto come una lacerante esperienza personale che segnerà la sua vita intera. È proprio in virtù di questa disperata soggettività che si compie la mimesis letteraria grazie alla quale il giovane è in grado di farci entrare nei polverosi, concitati attimi in cui tutto accadde.
Va rilevato infine che lo stile alto e letterario della scrittura si intreccia in maniera efficacissima con la ricostruzione storica e sociale, permettendo al lettore di calarsi totalmente nel clima del romanzo.
Abbiamo posto alcune domande all’autore per comprendere meglio la genesi di questo libro.

La ricostruzione storica del romanzo è sorprendente, come ti sei documentato?

Questo è un libro che nasce in biblioteca. Ho utilizzato molti commenti classici al testo evangelico (in particolare quello di Angelico Poppi, Sinossi dei quattro Vangeli), ma ho dovuto consultare anche numerose opere di archeologia e cultura ebraica per ricostruire quel mondo e quei luoghi. Ricordo alcune ore passate a studiare una tesi di ingegneria storica sull’arte edilizia del tempo che mi è servita per le descrizioni dei lavori da carpentiere del ragazzo. La rete mi ha aiutato più che altro per la ricerca di immagini ma soprattutto per la contezza degli spazi e delle distanze attraverso l’utilizzo di Google Earth.

Pur avendo pubblicato vari saggi letterari sei alla tua prima prova narrativa, eppure colpisce lo stile sicuro e deciso della tua scrittura. Come hai trovato e scelto la voce per raccontare questa storia?

La scelta della chiave letteraria è stata anzitutto un esercizio di libertà. Sono potuto entrare con gli occhi del ragazzo dentro la narrazione evangelica, camminarne le strade, incontrane i volti. Ho potuto ardire l’incontro faccia a faccia con il Gesù storico, possibilità che forse è alla radice stessa dell’avere voluto scrivere questa storia. Utilizzare lo sguardo del ragazzo è stato per me adottare la lente dell’adolescenza per entrare in modo diretto non tanto nel tema religioso, quanto in quello del sacro e del conflitto che porta in sé. L’adolescenza permette uno sguardo contraddittorio, destrutturante, disposto all’urto della complessità: un modo a mio parere fertile per affrontare lo scandalo del Vangelo. Contemporaneamente, nella cornice del romanzo, il ragazzo racconta per la prima volta quella storia da vecchio, nell’ultima notte della sua vita. Ecco, l’adolescenza e il fine vita, ovvero i due momenti dove le sovrastrutture della vita adulta o non ci sono o vengono meno, credo siano i due punti di vista privilegiati per guardare a qualsiasi tema forte dell’umano. E il conflitto con il sacro, che si creda o meno, rimane in assoluto tema ineludibile per ogni esistenza. Conservo sette stesure del testo, soprattutto la riscrittura, fatta continuamente e per sottrazione è stata continua. Credo ciò dipenda anche dal fatto che in fondo il romanzo si ponga continuamente come un paratesto non solo di una storia fondante per la nostra cultura ma anche di una lingua, quella biblica, alla base del nostro immaginario.

“Il vangelo secondo il ragazzo” è indubbiamente un romanzo originale – sia per il tema che per lo stile di scrittura – rispetto alla media dei libri pubblicati da autori esordienti. È stato difficile trovare un editore?

L’editore mi ha contattato semplicemente grazie a un mio invio mail del manoscritto.

Il Vangelo secondo il ragazzo Book Cover Il Vangelo secondo il ragazzo
Roberto Contu
Narrativa
Castelvecchi
2017
187