Oggi pubblichiamo alcune poesie inedite di Nicola Manicardi. Nicola vive a Modena e scrive da alcuni anni, da quando – come ci dice – ha cominciato a chiedersi il significato di cosa stava vivendo. “Scrivo tanto – ci dice – forse troppo. Non amo tornare sopra al primo amore, tranne qualche aggiustatina linguistica. Non credo nell’utilizzo di una lingua ricercata, m efficace. E’ importante ora, perché il tempo morde il giorno, e la gente, ottusamente, china la testa e continua a pestarsi i piedi

Quest’anno, per la “collana z” edizioni I Quaderni del Bardo di Stefano Donno, curata e diretta da Nicola Vacca, uscirà il libro di poesie di Nicola Manicardi

Questa guerra silenziosa,
rapida e perbenista
lascia per strada
ammalati senza cura,
che cercano il loro dove
nel labirinto di ipocrisie.
Ogni richiesta d’ aiuto
verrà selezionata
da un centro per l’impiego
per l’estrema unzione
parlate con il prete.

Mi uccide lentamente
questa nenia di luci
questo viversi addosso
davanti a improbabili
arredi in vetrina;
perché i marchi segnano
gli schiavi crescono
e il nulla non cambia.

Sto scrivendo una poesia morta.
Alternando terzine a quartine
finendo ogni frase con la vocale -e.
In bella calligrafia
incolonnata a dovere
è comunque morta.
Morta
non come la poesia ,
ma come una poesia morta
che parla dell’ io
come un essere assoluto,
perfetto, che ama, produce -vincente.
Morta,
come una donna lasciata
che non vede altro che lui
senza accorgersi di noi.
Morta come il primo Gennaio
morta come chi si alza senza combattere
morta come la linfa a novembre
e i coglioni al Bar Sport.

Il freddo,
della panchina in granito
è la mia lapide.

Il senso sarà azzerato.
È solo il conto alla rovescia
di tutti i miei “non so”.
Come gocce di mercurio
si propagano
perché la febbre
è madre
d’ogni mio vissuto.

I rami nudi di fronte
mi testimoniano:
dove è passato il vento
e dove hanno cercato il Sole,
sotto quale portico soggiorna la miseria
e dove cammina la paura.

Rientrato a casa
ritrovai le mie gambe accavallate
I colori scuri usati da mio nonno
per spiegarmi che i quadri,
vivono fuori casa
qualche suono lo sentivo
fra la sala e il disimpegno notte
forse la muta di qualche insetto?
O la decadenza di un fiore secco?

Sai, quella goccia gelida,
che arriva fino
a toccarti il petto?
Non è neve.