Rossella Marzano è laureata in lettere classiche. Insegna lettere in un liceo in provincia di Lecce. Nelle sue ricerche ha approfondito in particolar modo autori quali Manzoni, Leopardi e Montale.

“I ragazzi ripagano chi li ama”

di Rossella Marzano

“O me o vita!/Domande come queste mi perseguitano./Infiniti cortei di infedeli,/città gremite di stolti,/che v’è di nuovo in tutto questo?/O me o vita!/Risposta:/Che tu sei qui,/che la vita esiste e l’identità,/che il potente spettacolo continua/e che tu puoi contribuire con un verso”.

Quando il professor Keating declamò questa poesia di Walt Whitman, qualcosa si mosse nella mia anima. E poi mi chiese: “Quale sarà il tuo verso?”. In quel momento capii quale sarebbe stato il mio verso, il mio contributo al potente spettacolo: insegnare.
É un privilegio prendere per mano, accompagnare gioie e inquietudini, aprire i cuori. Che immensa responsabilità cercare di allenare menti ad acquisire uno spirito critico! E soprattutto far innamorare della bellezza, della verità e del sapere, per far sì che i giovani vadano per il mondo ad estirpare il ciarpame, il qualunquismo, il cinismo, l’indifferenza.

È proprio vero che insegnare vuol dire toccare una vita per sempre. Anzi, come direbbe Daniel Pennac, “fare in modo che a ogni lezione scocchi l’ora del risveglio”. Già. Risvegliare anime assopite; ma anche essere risvegliati, ogni anno, ogni giorno, ogni ora. Insegnare è un lavoro impegnativo e ricco di responsabilità. Credo sia il più bello del mondo, se lo si fa per passione, perché consente un dialogo continuo con i ragazzi, uno scambio pulito di energie, un viaggio affascinante e meraviglioso nella conoscenza.

Insegnare è stupore e magia, ascoltare e non sciupare nulla, coinvolgere e ispirare con molta delicatezza. È impegno e amore. Un sorriso che si dona. Ed è una grande emozione, ogni volta, entrare in classe e vedere tanti occhi che ti scrutano, occhi che brillano, occhi che ti parlano. Inoltre, non c’è apprendimento senza desiderio. “Desiderio” in latino (da de-sidus) significa letteralmente “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”, cioè di buoni auspici, quindi percezione di una mancanza e, di conseguenza, sentimento di ricerca appassionata.

In questi tempi bui, privi di punti di riferimento, l’insegnante deve essere un faro, perché i ragazzi oggi sono molto disorientati da una società frivola e vacua che impone il “tutto subito” o “il mordi e fuggi”. Una società superficiale che veicola l’idea che si può ottenere tutto senza fatica e sacrificio. Così attraverso lo studio della Divina Commedia e della letteratura, la risoluzione di problemi fisici e matematici, lo sguardo della filosofia e la memoria storica essi riescono a comprendere che è necessario un atteggiamento di profondità, serietà, maturità, di nuova tolleranza.

La lezione fondamentale è quella che fa acquisire un modus operandi che servirà nella vita e porterà ad affrontare gli ostacoli, non ad aggirarli. E nello stesso tempo offre la possibilità di cogliere l’infinito oltre la siepe. Un vero insegnante deve pertanto insinuare una piccola, inconsapevole scintilla che potrà divampare in futuro in un grande fuoco, accompagnando per tutta la vita e mantenendo “vivi”. É un dono straordinario avere davanti una enorme ricchezza inesplorata: il cuore dei giovani. E ricordare che la bellezza della loro persona, il mistero del loro essere non sono racchiudibili in un voto, non sono valutabili da una prova. Del resto, valgono molto di più delle loro debolezze e delle loro fragilità. Bisogna prendersene cura! Allora ogni insegnante dovrebbe avere un motto: I Care, mi sta a cuore, seguendo l’esempio di Don Milani. I ragazzi, infatti, ripagano solo chi li ama, li incita, li pungola e si ricorderanno sempre di chi li ha aiutati ad uscire dal tunnel “a riveder le stelle”.

I ragazzi ripagano chi li ama Book Cover I ragazzi ripagano chi li ama
Rossella Marzano
Divagazioni
2018