Laureato a Cà Foscari con una tesi su Star Treck

Quella gelida nevicata in Argentina dal sapore di eternità

Di Fabrizio Melodia

Provate a immaginare di essere in casa vostra, in una tranquilla serata di briscola con i vostri pochi ma fidati amici di sempre, i compagni fedeli che non vi abbandonano mai nemmeno quando la vostra vita somiglia a una nave in burrasca.

Immaginate vostra moglie che vi porta le bibite e gli stuzzichini e si unisce a voi per la partita.

Immaginate vostra figlia che gioca nell’altra stanza e il sottofondo della televisione.

Ad un tratto, come se si fosse strappata una corda, tutto si fa silenzio e fuori dalle vostre finestre nevica in modo sostenuto.

In strada non c’è anima viva. All’apparenza sembra tutto normale, ma poi vedete una persona aprire le finestre e affacciarsi, per poi stramazzare di colpo, morto all’istante.

La neve è letale e per le strade ha già ricoperto i corpi che si trovavano all’aperto.

Ecco lo scenario che si presenta a Juan Galvez, a sua moglie, a sua figlia e ai suoi amici: un evento inspiegabile che ha reso la città di Buenos Aires in Argentina un vero e proprio cimitero a cielo aperto.

Ma le sorprese non erano finite, e a Juan Galvez, uscito in esplorazione con una rudimentale tuta protettiva costruita con materiali di fortuna, sarebbe stata chiara la gravità della situazione solo in seguito, fino all’epilogo della vicenda che lo avrebbe reso uno dei più famosi viaggiatori del tempo della storia del fumetto argentino, meglio noto come l’Eternauta.

Scritto da Hector German Oesterheld e disegnato dal tratto ruvido e sanguigno di Francisco Solano Lopez, L’Eternauta costituisce una pietra miliare per il fumetto argentino e internazionale, per le tematiche forti e la fantascienza espressa al suo massimo grado.

In effetti, uscito a partire dal 1957, tale opera letteraria disegnata sembra precorrere tristemente gli avvenimenti del colpo di stato in Argentina ad opera di Jorge Videla del 1976, evento storico che sarà fatale per Oesterheld in persona, fatto sparire tra quei “desaparecidos” invisi al regime e fatti scomparire in silenzio, buttati giu da un aereo in volo nell’oceano.

E prima ancora la stessa sorte era toccata alle figlie di Oesterheld, come a migliaia di altre persone di cui si sarebbero perse le tracce e senza che nessuno ne abbia più saputo nulla.

Ridisegnata da Alberto Breccia nel 1969, fu la versione che arrivò per prima in Italia, pubblicata da Lanciostory, anche se l’originale di Lopez è tuttora considerato il vero Eternauta.

Ma perché un fumetto e non un libro, per giunta di fantascienza?

In Argentina abbiamo una forte scuola di illustratori e di sceneggiatori e il fumetto è considerato un’opera d’arte sullo stesso piano della letteratura e del cinema, all’epoca non c’era un quotidiano argentino che non avesse la sua brava striscia di fumetti o il supplemento domenicale dedicato alla letteratura disegnata, come la definiva il fumettista italiano Hugo Pratt, per molti anni emigrato in Argentina e grande amico di Oesterheld.

Con questo sostrato culturale, ecco che ad Oesterheld venne naturale creare una storia simile che arrivasse a scuotere con potenza la coscienza del grande pubblico.

Ai dittatori militari e alle squadre della morte tale opera, cosi vibrante intelligente e ricca di democrazia e libertà, risultò digeribile come la gomma bruciata.

L’ Eternauta può essere letto a più livelli: fumetto di grande azione e avventura, e fumetto di analisi sociale, politica e di costume.

Oesterheld descrive con maestria gli alieni schiavizzati con un marchingegno impiantato direttamente nel cranio robot, chiaro riferimento ai suoi connazionali colpevoli di essersi resi burattini del potere. E descrive i misteriosi Loro, metafora dei poteri occulti che manovrano dietro le quinte i generali. Qualcuno ricorda un certo Pinochet, ad esempio? Tali poteri non erano altro che le multinazionali, i servizi segreti, gli americani. E chi più ne ha, più ne metta.

La fantascienza sembra essere il veicolo migliore per rendere queste accuse una grande metafora dei nostri tempi, dove le guerre guidate dalle democrazie buone sono all’ordine del giorno, e dove i cittadini dei paesi cosiddetti democratici appoggiano tacitamente le manovre dei propri governi, tutto per stare tranquilli e godersi il proprio orticello, plagiati dalla televisione e magari da un certo benessere conseguito.

Eppure Oesterheld conferma che tale benessere è solo fittizio e che i poteri occulti sono sempre all’opera per renderci schiavi e distruggerci secondo il proprio comodo.

Tale fumetto non è il solo a poter essere annoverato tra le pietre miliari della fantascienza a fumetti dell’America Latina.

Da ricordare è il fumetto La città di Antonio Barreiro per i testi e disegnata sapientemente da Juan Gimenez, nato in seguito all’emigrazione forzata dei due autori nella sicura Parigi proprio in seguito al colpo di stato di Videla.

Entrambi fortemente segnati da tale esperienza, ne tradurranno l’angoscia e la disperazione in questa serie a fumetti dove la fantascienza la fa da padrone.

La storia segue la vita di un giovane che viene catapultato brutalmente dalla vita di tutti i giorni in un incubo a occhi aperti: una città sconosciuta e ostile, dove altri disperati come lui sono gli uni contro gli altri, nel quotidiano tentativo di sopravvivere.

E’ una città da cui non esiste via d’uscita, fuori dal tempo e dallo spazio, in cui il giovane dovrà imparare presto a difendersi per racimolare un pasto, arrivando poi a scoprire una sconvolgente verità.

Per leggerla, dovrete recuperare i numeri di Lanciostory a partire dal 1982, oppure cercare “Euracomix n°16”, della Eura Editoriale, che raccoglie tutta la prima parte della serie, ma le tavole sono state colorate e rimontate per compattare la storia in un volume di 126 pagine. Sarebbe dunque meglio recuperare “Fantacomix-Day n. 1”, sempre Eura Editoriale, preferibile perché in bianco e nero con tutta la prima parte, più la continuazione disegnata da Luis Garcia Duran e la serie “Robin delle Stelle” di Carlos Trillo e Enrique Breccia.

E come non ricordare “Peter Kampf lo sapeva” di Carlos Trillo e Domingo Mandrafina, singolare storia di fantapolitica, ambientata in una realtà alternativa degli USA degli anni ‘50.

Gli autori immaginano un Adolf Hitler emigrato in USA prima degli avvenimenti che lo avrebbero portato nel partito nazista. E nel Nuovo Mondo lo zio Adolfo sarebbe diventato un bravo autore di fumetti, evitando quindi lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale con tutte le conseguenze del caso.

Purtroppo anche in questo caso il destino ci mette la mano: infatti i fumetti di Hitler andranno a ispirare dei fanatici razzisti. Ciliegina sulla torta, si scopre poi che il candidato presidente per i Repubblicani è nientemeno che John Wayne e il direttore dell’agenzia di stampa che cura la sua campagna elettorale è il buon Joseph Goebbels.

Un fumetto coinvolgente e dal ritmo serrato, con un finale tanto amaro da essere un violento pugno nello stomaco per il lettore.

Purtroppo questo albo è difficilissimo da ritrovare, consiglio una ricerca approfondita nel mercato collezionistico, è uscito per la prima volta sulla rivista “Skorpio” e poi ristampata una sola volta in un albetto a parte spillato e allegato alla rivista “Skorpio Più” del 1992.

E arriviamo a “Perramus” di Juan Sasturain e Alberto Breccia, uscito per la prima volta nel 1985, una potente denuncia contro i dittatori argentini e il colpo di stato.

E’ la storia di un uomo che si ritrova a vivere senza memoria nel proprio paese, sottomesso alla dittatura militare. Non ricorda niente, neppure il proprio nome. Si fa chiamare “Perramus”, leggendo l’etichetta dell’impermeabile che indossa.

Incaricato di far sparire i corpi dei desaparecidos, Perramus fugge rocambolescamente con l’aiuto dell’amico Canelones, finendo sull’isola del Guano.

Situazione assurde si parano ai loro occhi: un bombardiere abbandonato insieme al suo pilota, dei politici americani che si godono il fascino del paese tropicale, cineasti che vendono solo trailer cinematografici di film mai realizzati.

Incontrano casualmente lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, di ritorno da Stoccolma in seguito alla consegna del Premio Nobel per la Letteratura. Lo scrittore argentino scampa per miracolo a un attentato orchestrato dai Marescialli di Santa Maria, in seguito alle pesanti dichiarazioni rilasciate al momento della consegna del premio.

Lo strano trio composto da Perramus, Canelones e Borges s’infila in una avventura dietro l’altra, arrivando a ritrovarsi sull’isola di Mr. Whitesnow, dove faranno delle scoperte inquietanti.

Tale isola è una metafora della dittatura, in cui l’economia è basata letteralmente sul guano: con molta ironia e irriverenza, si fa presente come gli abitanti, per vedere risollevate le proprie sorti economiche, debbano attendere con speranza che piovano escrementi.

Mai come in questo caso, “Il problema non è la merda, al contrario è la soluzione”, affermano gli scagnozzi di Mr. Whitesnow.

Questo fumetto lo trovate raccolto in volume nella recente ristampa da parte di 0001 Edizioni.

E per concludere, segnalo “Mort Cinder”, sempre del buon Oesterheld e disegnato da Alberto Breccia, uscito per la prima volta nel 1962.

Un antiquario compra degli oggetti antichissimi e il suo amico li riconosce per averli posseduti nel suo passato, in quanto egli è immortale.

Non è propriamente di fantascienza, dato che non si fornisce una spiegazione fantascientifica all’immortalità del protagonista, ma è una storia estremamente struggente, dove Mort Cinder, l’uomo eterno, ripercorre con la memoria la Storia umana, dalla Torre di Babele, alle Termopili, alla tratta degli schiavi in Africa, alla Prima Guerra Mondiale.

Il racconto diventa un affresco appassionato ed emozionante dell’umanità e dei suoi drammi corali, resi dalla vivida memoria dell’ Immortale.

E per ricordare che sempre dobbiamo raccontare, come l’autore di fumetti a cui Juan Galvez racconterà la Storia Futura, che sembra essere destinata tragicamente a ripetersi, nella speranza che le coscienze si risvegliano e la catena dell’Eterno Ritorno Temporale sia finalmente spezzata.