Sono nato il 16 marzo del 2000 a Ceva, in provincia di Cuneo. Ho vissuto fin da subito a Cairo Montenotte, dove ho frequentato elementari e medie. Mi sono diplomato al Liceo San G. Calasanzio di Carcare nel 2019. Mi sono laureato questo giugno in scienze della comunicazione al campus UniGe di Savona. Per quanto riguarda la mia passione per l’horror e in particolare Lovecraft… la devo a un insegnante di italiano che ho avuto dal terzo al quinto anno di Liceo.

Il sorriso della morte

Di Juri Lequio

Bjorn è un investigatore dell’occulto, che si occupa di stanare persone che se ne occupano e che lo usano per praticare azioni malvagie.

Guardandolo, sembrerebbe più il tipo da praticarlo che quello da sconfiggerlo.

È molto alto e stranamente magro, con lunghi capelli neri e un viso pallido come la neve.

Guardandolo negli occhi, si capisce che sono scuri, ma non è possibile distinguerne il colore preciso.

Ha una voce penetrante, che porta chiunque a confessare le azioni compiute, come un Minosse del mondo dei vivi.

Giunse in un villaggio, dove da mesi stavano avvenendo fatti molto strani: alcuni corpi erano stati trovati con uno strano sorriso, che metteva un terrore estremo in chiunque li vedesse.

Una volta entrato nel villaggio, scoprì che non vi erano corpi disponibili da analizzare, ma presto ve ne sarebbero stati, dato che non si rimaneva mai per più di una settimana senza casi manifestati.

Alloggiò in una locanda in centro, dove allestì uno studio improvvisato, per poter analizzare ciò che aveva reperito dei casi precedenti, assieme a ulteriori prove che sperava di trovare.

Aveva sentito dire che il volto dei morti, appariva contratto in un sorriso che incuteva un profondo terrore, che si insinuava nelle ossa e non abbandonava la persona fino a che non si fosse dimenticata quel dettaglio.

Non riusciva a capacitarsi di un fenomeno simile, ma la cosa non sembrava preoccuparlo.

L’investigatore, decise di passare la giornata successiva a studiare i dati che aveva, per poter formulare delle ipotesi sul caso.

Tuttavia non passò il pomeriggio, che corse in camera un giovane, che disse a Bjorn che era stato trovato un nuovo cadavere.

Arrivarono in obitorio e videro lo spettacolo raccapricciante, che ormai era abituale lì dentro.

La vittima era un anziano di una settantina di anni, che era noto per essere il più burbero dei cittadini.

Quel sorriso, già di per sé inquietante, era ancora peggiore, unito allo sguardo severo e quasi aggressivo, che l’uomo aveva sempre avuto in vita e che conservava anche adesso.

Le indagini partirono dalle poche persone che lo conoscevano e che sapevano quali azioni compiva quotidianamente.

Le azioni quotidiane della vittima, non erano particolarmente utili, dato che non usciva quasi mai e le poche volte non interagiva con persone che avrebbero potuto essergli nemiche.

Entrati in casa, si accorsero del fatto che vi era un forte odore di urina animale, che infestava l’intero ambiente, rendendolo terribilmente insalubre, ma non sembrava che vi fossero animali domestici in quella casa.

Bjorn sentì dentro di sé che sarebbe stato un dettaglio utile e lo annotò in un blocco note che aveva in tasca.

L’unica cosa che avrebbe avuto un effetto simile era la distillazione di una qualche pianta, ma quale sarebbe potuta essere?

Vi era un piccolo laboratorio alchemico, a poca distanza dalla locanda, che venne adibito a luogo per le indagini su varie erbe, che venivano distillate, per studiarne l’aroma e scovare quella che aveva causato il possibile decesso dell’uomo.

Bjorn, durante le preparazioni, analizzava il corpo all’obitorio, ma non notava nulla di particolare.

Andò a cercare in vari volumi di alchimia occulta, per cercare di trovare una soluzione, ma non trovò erbe che potevano causare un sorriso come quello che aveva davanti e soprattutto non riusciva a trovare una sostanza dal forte odore di urina animale.

La trasformazione del laboratorio durò tre giorni, al termine dei quali si iniziarono le varie indagini sulla grande quantità di erbe presenti in quel territorio.

Dopo aver distillato decine e decine di erbe e piante varie, non venne trovata una soluzione.

Gli esperimenti proseguirono, fino al momento in cui venne trovato un giovane morto, con lo stesso orribile sorriso.

Nel luogo in cui venne trovato, si sentiva un forte odore, molto simile a quello che avevano sentito dal vecchio, ma molto più forte, tanto che un paio di persone che entrarono, se ne dovettero andare in preda a una forte nausea.

Questa volta la situazione era diversa, dato che venne trovato un boccaglio accanto al corpo e vi erano segni di legatura sugli arti del giovane.

Di certo era stato obbligato a inalare sostanze velenose di qualche tipo, quindi la causa del decesso era dolosa.

Sulle pareti vi erano strani simboli, segno di una

morte rituale, simile a un sacrificio umano.

Bjorn sapeva perfettamente davanti a che tipo di cosa si trovava, ma non era in grado di definire i dettagli più precisi della situazione.

Il primo dettaglio era la natura della sostanza, che avrebbe potuto fornire importanti informazioni sul colpevole.

Di lì a poco, si sarebbe reso presto conto del fatto che le cose sarebbero andate nella maniera opposta.

Mentre tornava al laboratorio, sentì un personaggio misterioso parlare con qualcuno della vittima dell’ultimo omicidio, ma davanti a lui non vi era nessuno.

Parlava fissando il vuoto, con uno sguardo vitreo e senza la minima parvenza di anima.

L’investigatore decise di seguirlo senza farsi scoprire, per scoprire se fosse coinvolto con le vicende.

Dopo circa un quarto d’ora si mise in cammino dietro l’obiettivo, notando che si fermava da un fabbro a comprare dei tubi di rame, simili al boccaglio rinvenuto nella casa del giovane.

Ormai era certo che quell’uomo fosse l’assassino e non si poteva perdere troppo tempo.

Il pedinamento proseguì fino alla casa del personaggio, che entrò, guardandosi attorno e muovendosi con fare circospetto.

Bjorn tornò di corsa alla base delle indagini e dispose di andare in casa dell’uomo in sua assenza, dato che avevano bisogno di prove per poterlo arrestare.

Tali prove lo stavano solamente aspettando.

Il giorno dopo, cinque persone si misero davanti alla casa, in attesa dell’uscita dell’abitante.

Non appena il misterioso uomo uscì, in quattro entrarono e uno si mise sulla porta come guardia.

L’interno era costituito da una stanza unica, dove vi era un tavolo centrale, che faceva da leggio a un grosso libro. Analizzandolo si scoprì che era un grimorio, dove venivano trascritte delle formule da dire durante un omicidio, per poter assorbire l’anima del defunto e vivere a lungo.

Accanto vi era una sorta di alambicco, con una serie di boccagli ammassati accanto.

L’odore di urina che aveva pervaso le due scene del crimine visitate, impregnava l’alambicco, che doveva per forza essere l’arma del delitto.

L’ispezione durò ore, finché non vennero trovati dei barattoli, tutti con la stessa etichetta, che recava il nome del filosofo greco Socrate.

Aprendone uno, Bjorn rimase sconvolto e lo

 lasciò cadere a terra, dove si frantumò.

Ecco cosa aveva causato quelle morti. Si trattava di uno dei veleni più potenti mai scoperti in natura, che era in grado di uccidere in poco tempo e, evidentemente, causare un sorriso orribile su chi lo assumeva.

Di solito andava bevuto, ma forse anche vaporizzato aveva un effetto letale.

L’uomo tornò a casa e la guardia lanciò l’allarme.

Vi fu uno scontro tra lui e i presenti, che riuscirono ad avere la meglio.

L’uomo venne condannato e giustiziato, per aver ucciso ben cento persone, distillando cicuta.

L’immagine di copertina è Trionfo della morte, di Pieter Bruegel Il Vecchio. Immagine presa da wikipedia