Valzer con mia madre
Di Rossella Pretto
Un valzer con la madre e un passo a due con Sant’Agostino, sulla pista da ballo della memoria, poiché è lì che si trovano tutti i ricordi, le immagini e le percezioni, i pensieri, propri e altrui. «Là», dice Agostino, «stanno tutte le cose di cui serbo il ricordo, sperimentate di persona o udite da altri». E vissute (o rivissute) come presenti. Una pista che è poi un palcoscenico.
Il punto è, ti dici, che sul palco accade il passato, e in platea? Bisogna risalirla, scalare i gradini e mettersi al centro. Ma solo, forse, per farsi di lato.
E poi ti dici che il punto è che i ricordi arrivano imprevisti e caotici come personaggi in cerca d’autore.
E ti dici ancora che il punto è che quel palcoscenico è proprio un intero teatro dove cercare e ritrovare l’amore più grande. Quello che dà la vita, la permette: vita della carne che poi si rifugia in cellula rimem-orante. Amore di Dio – per Agostino -, amore per la madre intesa anche come corpo della parola che deve venire – per Tuena. Tuena che ci ha abituato all’uso paradossale dei ruoli che mette in pagina.
In questo librino delizioso (con suoi disegni), Valzer con mia madre da ragazza (nella collana Ronzinante diretta da Marino Magliani per Oligo editore, pp.64, euro 13, prefazione di Chiara Fenoglio), l’autore ribalta la geografia della memoria a cui più comunemente siamo abituati, come luogo incontrovertibile di presenza del parlante. E si apre al ricordo di un altro per farlo proprio. In altra maniera. Possedere senza appropriazione. Amando. Recitando per bocca altrui, o forse, rivivendo per propria bocca l’altrui assenza.
Come trattare, letterariamente, drammaturgicamente, questo ribaltamento?
Mettendo in scena il teatro chiuso, forse in restauro o solo appena prima dell’evento, della rappresentazione, dell’opera che deve avvenirvi.
C’è una signora in terza fila, è lì per vedere ciò che le è accaduto, costretta e ripetersi. Anche lei per amore.
E ripetere è anche sognare, come dice l’autore…
«Come sempre accade, dall’interno del palcoscenico, se ci fosse il sipario abbassato – ma curiosamente in questa circostanza è davvero abbassato pur se fino a pochi istanti prima il palcoscenico appariva completamente spoglio – qualcuno sbircerebbe per controllare l’affluenza del pubblico anche se è sempre il brusio degli spettatori in attesa a dare l’esatta consistenza dell’audience e quel qualcuno potrei effettivamente essere io, come attore principale della scena che si viene a recitare, se non fossi in maniera inattesa anche spettatore di questa recita e come accade nei sogni o anche nella mente di uno scrittore che scrive di sé stesso, ecco che mi trovo da entrambe le parti dello spettacolo e poiché quello di cui sto dando conto è un sogno e ne sto dando conto in un libro, non fa nessuna differenza e questa mia doppia apparizione non è assolutamente incongruente»
Non dirai cosa accade o non accade, andando avanti, ma questo sì, lo dirai, e cioè che a un certo punto ti sei chiesta a chi ti facesse pensare, questo libro, a quale autore, a chi, a quale altra opera. Dopo tanto scavare nella memoria, ti sei resa conto che la scrittura, quella voce irrinunciabile assomiglia, davvero molto, a quella di Filippo Tuena. Che può sembrare una banalità, ma tu credi che proprio non lo sia.

Ronzinante
Memorie, letteratura
Oligo
2025
64 p., ill brossura