Perché leggere oggi La lettera scarlatta
Di Geraldine Meyer
Non bisognerebbe mai tirare per la giacchetta i libri. Cioè non bisognerebbe mai porre loro domande retoriche per fargli rispondere ciò che già sappiamo. Ma, non vi è dubbio, alcuni libri le risposte le danno, sorprendenti, se li si interroga con autentica curiosità. È il caso dei classici e, sicuramente, di uno di loro come La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, giustamente considerato tra i più grandi scrittori americani.
Cosa ha a che fare la lettura di questo libro con il tentativo di comprendere il cambio di regime in atto in America e, di conseguenza, in tutto il mondo? Per comprenderlo leggiamo, come esempio, quanto scrive Manuela Boccaccio dell’Università di Bologna: “La storia è ambientata nel ‘600, in una vecchia Boston, luogo dove echeggiano parole come severità, punizione e vergogna in uno sfondo pregno del fanatismo religioso dei Puritani. È la rappresentazione di quell’America indifferente e insensibile, piena di ombre, dove la corsa al potere ha preso il posto della spinta vitale positiva e, per non destare sospetti, si nasconde dietro al rigore e al rispetto del volere divino.”
Ecco. Questo libro, oltre ad essere un capolavoro letterario, ci porta in quella terra magica in cui alcuni libri non smettono mai e poi mai di dire qualcosa, dal passato, al nostro presente.
La storia, anche grazie ad alcune versione cinematografiche è nota: in una Boston del XVII secolo la giovane Hester Prynne viene condannata per quello che, in quella società puritana, bigotta e quindi violenta, era una delle macchie più infamanti e cioè l’adulterio. A imperitura memoria la donna dovrà indossare una grande lettera A sul petto. Un simbolo, un segno visibile a tutta la comunità perché, in quella società, con quell’uso strumentale e barbaro della religione, non esisteva un bene individuale che non fosse anche un bene collettivo e, di conseguenza, una “colpa” individuale” doveva essere da monito per tutta la comunità. Anche se, più che monito era un capro espiatorio, un bersaglio di cattiverie e isolamento per benpensanti puliti di fuori e marci di dentro. Un po’ come accade, oggi, per molti americani che sostengono Trump nella sua barbara e criminale politica migratoria.
Infatti ad essere claustrofobica qui, in questo libro, non è la vita costretta a vivere Hester, ma semmai quella della comunità, chiusa, barricata in cattiverie e pregiudizi, talmente tanto poco evangelici da venire, proprio per questo, rivestiti da volere di Dio.
È interessante il modo in cui Hawthorne mescola realismo e simbolismo, storia e visione. E come lo faccia attraverso gli altri protagonisti del libro, a partire dalla magica e vitale Pearl, la figlia di Hester e del suo amante, il pastore Dimmesdale. Non casualmente l’autore sceglie proprio un prete per essere il “complice” della donna. E non casualmente la figura più satanica sia invece il dottor Chillingworth che di Hester era il legittimo marito.
Colpa, redenzione, puritanesimo soffocante, giudizio, misericordia, coraggio e resistenza. C’è tutto questo tra queste pagine ma c’è, soprattutto, la forza mite di una donna che, proprio grazie all’incarnazione della sua “colpa” diviene capace di dare e portare bellezza. Anche adornando di preziosi ricami proprio la sua lettera scarlatta.
Quanti motivi per leggere oggi questo libro.

Universale economica
Letteratura
Feltrinelli
291 p., brossura