Magnetismi…in carcere
Di Geraldine Meyer
Pensiamo mai, così, anche distrattamente, al punto/istante in cui le vite delle persone si incontrano? Al punto/istante in cui, parabole lontane e diverse, si incrociano per raggrumarsi in un incontro? In un certo senso è quello che fa Roberta Quarantino con questo bel Magnetismi, edito dalla viterbese Sette Città. E lo fa mettendo quel punto/istante in quello che è uno dei luoghi/tempi più sconosciuti (perché non lo si vuole conoscere) e cioè il carcere. Quattro storie, quattro voci, quattro vite: Paolo e Daniel, due detenuti, Francesca insegnante all’interno del carcere e Simone agente di polizia penitenziaria. Il carcere, mai nominato, è però quello di Viterbo. Ora Casa Circondariale Nicandro Izzo ma, da sempre e per sempre, Mammagialla.
Sarà che in quel carcere presto servizio come volontaria ma devo dire che mi ha colpita riconoscere, leggendo, luoghi, gesti, rumori che restano dentro anche quando esci: il tonfo secco delle porte che ti si chiudono alle spalle, voci spesso urlate, tensione, ma anche, capita, gli occhi buoni di qualche agente.
Un mondo a parte eppure lo stesso mondo in cui viviamo noi che detenuti non siamo. Il carcere non è un’isola anche se, preferiamo isolarlo. Nella realtà e nel nostro immaginario. Roberta Quarantino, in un modo molto semplice, riesce a scardinare questo meccanismo di difesa/rimozione, facendo sentire, al lettore, che questa distanza è solo apparente. Le quattro voci si incontrano e partono dallo stesso momento, cioè una lezione tra le mura dell’istituto penitenziario. Sono quattro punti di vista diversi sulle stesse ore, quattro differenti sensibilità, sogni, fragilità. Simone, uomo troppo delicato per il suo lavoro di poliziotto, Daniel albanese, aggressivo e ostico, Francesco con problemi di dipendenza capace di sognare una fuga rocambolesca, Francesca con la sua vita slabbrata ma che non smette di credere che essere lì a insegnare abbia un senso. Anche quando il suo lavoro si scontra con l’incomprensibile (e spesso frustrante) burocrazia/tempistica carceraria.
Scene di ordinaria vita penitenziaria, parole di quello che potrebbe essere un copione teatrale di uno spettacolo sempre uguale eppure, per chi lo conosce, sempre diverso, ogni volta diverso: la routine delle operazioni di controllo mattutino per gli agenti, la distribuzione del metadone per i detenuti con problemi di dipendenza, l’ostilità di chi ancora non comprende la gravità del suo reato, la rabbia trattenuta di chi incontra regole talvolta kafkiane.
Quattro vite, quattro sguardi, che si raggrumano, si attirano proprio come magneti, in un luogo che diviene calamita proprio attraverso la corrente portata da quelle vite stesse: come ben disegnato nel prologo. È un luogo particolare il carcere, un luogo che trasuda umanità, un luogo in cui, tutti e ciascuno, hanno una storia che è molto di più di ciò che si vede, una complessità e un mistero.
Magnetismi è un piccolo libro che, in sole novantanove pagine, racconta tutto un universo.

Fuori collana
Letteratura
Sette Città
2025
99 p., brossura