Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Abbandono. La letteratura è storia

Di Geraldine Meyer

Chi è la Katherine a cui è affidato il racconto del libro di Elisabeth Asbrink, Abbandono? Quasi certamente la stessa autrice. Che, proprio nelle prime righe del testo, ci dice subito ciò che poi, piano piano, nel farsi del racconto, diverrà chiaro: “Sono nata pronta a fuggire. Prima ancora di essere grande abbastanza da capire quello che era successo, sapevo che sarebbe potuto succedere di nuovo”. E ancora, poco più avanti: “Per capire la mia solitudine avevo bisogno di capire quella di mia madre. E per capire lei dovevo prima capire mia nonna, Rita.” Abbandono è una storia di donne, principalmente, ma è ciò che nasce quando l’esigenza, il bisogno di raccontare la propria storia, portano alla consapevolezza che, per farlo, è necessario uscire dai confini di sé e imbastire un palinsesto che abbraccia altri, altri tempi e altre storie.

E allora eccoci ad ascoltare la storia di Rita, giunta a Londra in seguito a quei vagabondaggi del destino familiare, sulla scia di un padre che presto abbandonerà la famiglia. E la sua relazione, lunga e piano piano chiusa nel silenzio, con Vidal, ebreo sefardita, esule a Salonicco e, forse, perenne esule, anche a Londra. E ancora la storia di Sally, la loro figlia e madre di Katherine. Quella Sally che si rifugerà in Svezia perché sempre più insofferente verso il clima antisemita londinese ma, soprattutto, verso il padre. Che sarà colui, anche con l’iniziale lontananza, a farle provare ciò che sente prima ancora di comprendere: essere ebrei. E non accettarlo

E nell’ordito di queste storie di donne, di cui Katherine diventa testimone ed erede, la storia di Vidal che è, nemmeno tanto nascostamente, il pretesto narrativo per raccontare la storia del popolo sefardita, la sua conversione forzata, la cacciata dalla Spagna, l’arrivo nell’impero ottomano, e poi Salonicco. Dapprima approdo di accoglienza e tolleranza poi, trappola ancora più crudele proprio per il drammatico divenire qualcosa di diverso, per migliaia di ebrei finiti in cenere nei campi di sterminio. Katherin/Asbrink ci porta per mano in tutto questo in quello che potrebbe definirsi reportage narrativo, in quella commistione tra letteratura e storia che, partendo dalla vicenda di un individuo e la sua famiglia, arriva nel mare vasto e aperto della storia di tutto un popolo. E allora, proprio grazie a questa drammatica storia, forse si arriva all’indulgenza verso tradizioni che paiono incomprensibili, polverose gabbie culturali che sono interdetti e divieti ma, lo si comprende con il tempo, bagagli con cui ci si difende. E allora anche il fatto che Vidal abbia costretto per anni Rita a una relazione clandestina perché priva di matrimonio diventa una chiave di lettura di un attaccamento a una storia lunga secoli. Fatta di esilio, di persecuzioni, di fughe e morte.

Ma allora questo Abbandono è un libro di letteratura o un libro di storia? La domanda non è oziosa se anche uno come Giorgi van Straten se l’è posta (non riguardo a questo libro specifico certo) nel suo bellissimo saggio Invasione di campo. Quando la letteratura racconta la storia. Lo scrittore e professore parte da Se questo è un uomo e da Una questione privata per interrogarsi su quanto la letteratura possa essere strumento per indagare la realtà e quale sia la relazione tra la stessa letteratura e la storia. Forse il libro della Asbrink aiuta a comprendere quanto e come la letteratura sia eccome un tale strumento. Bastino, solo come esempio, le pagine di questo libro, belle e terribili, in cui l’autrice narra della distruzione del cimitero sefardita di Salonicco o degli ebrei convertiti di Spagna, prima nemici perché ebrei, poi nemici perché “nuovi cristiani”

Abbandono Book Cover Abbandono
Gli Iperborei
Elisabeth Asbrink. Trad. da Alessandra Scali
Letteratura/storia
Iperborea
2022
316 p., brossura