Mi chiamo Andrea Bertora, ho 46 anni, vivo a Collegno, sono ingegnere ambientale ma da qualche anno ho scelto di fare l'insegnante di matematica alle medie. Sono sposato e ho due figli

Racconti di Andrea Bertora

Spettri

La mia casa era infestata dagli spettri. Li comprai al Lidl un torrido sabato di luglio. Tre fantasmi per nove euro e novantanove, mi sembrava potessero dare un tocco chic al mio appartamento. Li misi sul divano. Dormivano sul divano, guardavano la TV sul divano, mangiavano sul divano, cagavano sul divano. Tutte robe che di solito facevo io. In quattro e quattr’otto mi ruppi i coglioni, ma non sapevo come fare per liberarmi dei miei ospiti. Mica potevo ucciderli, purtroppo. Le provai tutte: zampironi. Niente da fare. Tra l’altro non erano nemmeno motivo di vanto con gli amici, visto che oltre ad essere invisibili erano pure impossibili da vedere. Poi mi venne un’idea geniale. La dimenticai. Me ne venne un’altra, un po’ meno brillante. Scordai pure quella. Presi un paio di supposte di Memoril, amarissime (ho una bruttissima malformazione: papille gustative anali, vi lascio immaginare le spiacevoli implicazioni). Fecero subito effetto: ricordai che potevo far valere il diritto di recesso. Tornai al Lidl con scontrino e spettri. Il commesso fu molto gentile e mi scambiò lo scontrino da nove e novantanove con un altro identico, ma al profumo di merda e cuscini. Tornai a casa soddisfatto, visto che l’effetto delle supposte era svanito. Ma perché sto scrivendo sta roba? Oddio, chi cacchio c’è sul divano???

Alieni

L’altro ieri sono stato rapito dai cani degli alieni. Mi hanno portato su un’astronave a forma di albero volante, contro la quale i suddetti pisciavano con stupefacente allegria. Mi hanno obbligato a lanciare dei bastoni verso Marte, che loro andavano solerti a riprendere. Io intanto rosicavo, perché mi sentivo per l’ennesima volta sottovalutato. Come quando, un paio di anni or sono, fui rapito dai postini degli extraterrestri. O quando nel cuore della notte mi portarono via gli alieni degli alieni (cioè dei terrestri, per di più poliziotti, per quella storia delle sigarette fatte in casa con prodotti botanici non permessi, ma è acqua passata). Insomma, mi chiedevo: perché sti alieni non mi rapiscono mai direttamente loro? Gli faccio schifo? O forse mi temono, magari per via del fatto che ho scoperto che camuffano i loro dischi volanti da aerei di linea, cosicché nessuno si insospettisca? Non lo so, fatto sta che i loro cani mi avevano ampiamente stufato con i loro giuochi da riporto. Così ho lanciato i bastoni verso il sole e voilà, gli hot dog erano belli che pronti. Risvegliatomi nel mio letto mi sono riaddormentato subito e un alieno mi è apparso in sogno, dicendomi: “La prima che hai detto: fai schifo”. Poi mi ha dato dei numeri da giuocare al lotto: trecento e mille. Quando mi sono svegliato, c’erano i carabinieri di Saturno che circondavano il mio letto. Ho ingoiato tre Xanax e ora scrivo in sogno su Facebook una storia che si è inventato il vicesindaco di Giove nel 313 avanti Cristo. Non c’è? Avanti un altro.

Cedrata

Quante cose al mondo puoi fare, costruire, inventare. Così recita la réclame di una nota cedrata Tassoni. Mi sono preso la briga di fare un piccolo elenco in merito:
– elenchi.

Finito il breve elenco in merito ho avuto chiara la percezione della mia generale inadeguatezza e sono stato sopraffatto dalla disperazione.

Fortunatamente in mio soccorso è arrivato il mio conoscente immaginario Pierferdinando Caramelluccia, l’unico in grado di fingere di capirmi. Insieme siamo andati a prenderci una coppetta di gelato con due cucchiaini, degustata seduti ad un tavolino rotondo molto giallo. Pierferdy mi ha ascoltato mentre gli raccontavo tutta la mia frustrazione, naturalmente con la forza del pensiero, perché altrimenti la gente avrebbe pensato che sono un maleducato che parla con la bocca piena. Alla fine, a parte una nausea iperbolica, mi sono sentito molto meglio, anche perché Pierferdy mi ha ricordato che pure gli elenchi mi vengono parecchio male e che è molto meglio non saper fare decisamente un cacchio piuttosto che qualcosina così così. 

Quindi, ricapitolando, le cose che so fare sono le seguenti:

– vomitare il gelato di fronte a una folla attonita

– raccoglierlo col cucchiaino di fronte ad una folla ancora più attonita

– lanciarlo a destra e a manca di fronte ad una folla ormai annoiata

– elenchi (vaffanculo Pierferdy, gli elenchi li so fare)

– poi me ne sono tornato a casa da solo a stordirmi di cedrata di una sottomarca la cui réclame recita così: quante cose al mondo puoi fare, costruire, inventare, ma trova un minuto per ricordare quanto non gliene frega una bella fava a nessuno

– elenchi.

La foto di copertina, che ritrae l’autore, è presa dal suo profilo facebook