Sono una sconosciuta che dipinge e racconta. Laureata alla Accademia di Belle Arti a Bologna con una tesi su Klimt e scelto restauro. Nata tra Bologna e Ferrara dove vivo, quattro mostre personali con dipinti di animali i soggetti preferiti, cinque restauri importanti, arrotondo lavorando di sera in un pub. Disegno le facce dei clienti e scrivo in racconti le loro vite, racconti pubblicati in VersoDove, rivista letteraria bolognese. Ferraraitalia quotidiano online

Di Stefania Bergamini

Il signor “Vado via subito”

Il signor vado via subito non mantiene mai la parola, si siede, ordina cognac, sposta i cuscini, il corso dei suoi pensieri e inizia a parlare roteando il bicchiere tra le mani, guarda fisso il movimento del liquore e un padre che non si sa dove sia andato, la madre che ha fatto la cuoca in quel famoso ristorante in via dei mille 14, la sorella che sposando “il polacco” non lo degna di un pensiero o telefonata, e quella volta che ha vinto una gara di ciclismo. Per un numero imprecisabile di minuti cataloga gesti, situazioni, ricordi, oggetti intorno a lui infilando ogni tanto nei discorsi, una suggestione, o suspense, o una stanchezza. Chi lo ascolta ha l’impressione che debba ritrovare l’equilibrio di una immobilità, il silenzio. Poi finisce in un fiato il cognac, si mette a posto le maniche della camicia, liscia i capelli sulla nuca, esce, si gira un attimo come a scusarsi, sorride con una specie di saggezza dentro come a cercare la distanza giusta e il tono basso della voce quasi come a scandire segreti.

Vodka-Martini

Del resto, la signora vodka- martini che ieri sera ha aspettato mezz’ora, seduta al tavolo col suo drink, guardando di continuo l’orologio, lisciando mettendo a posto le calze e sbirciando l’entrata, era davvero bella. Chi l’ha fatta aspettare e non è arrivato avrà avuto mille motivi ma volevo dirgli che si è perso un taglio di capelli bellissimo, un favoloso vestito nero attillato aperto sulla schiena, scarpe sexy di vernice rossa con tacco sottile, soprattutto si è perso quello sguardo.

Il fratello
E  il “fratello” ieri sera non c’era, lui, che non ha mancato un sabato da quando lavoro lì. “Fratello perché quando entra
– ciao fratelli! ciao sorelle!
sempre con ‘sto tono da banda in festa, l’aspetto un po’ da Monsieur Hulot, stessa leggera ironia, collo lungo e bottone spaiato tipo l’infinito racconto di Esercizi di stile, poi lui mi dice della sua famiglia in Polonia a Varsavia, moglie bellissima e tre figlie che sembrano bambole guarda ho tante foto, e guarda il giardino, i fiori! mi trasferisco lì e mando a culo tutto, lo preoccupava il lavoro, il socio, il denaro che non bastava mai, sabato scorso si siede al banco, una birra rossa e mi racconta che il socio si è defilato con tutto il denaro, aveva lasciato a lui l’incombenza di mettere contributi e invece nemmeno questo aveva fatto. Poi questa mattina mi telefona Marica sai il fratello quanto amava pescare, in gruppo un giro al fiume, svegliati prestissimo si torna la sera, lo hanno aspettato alla macchina non arrivava mai, poi le scarpe e gli occhiali al bordo dell’acqua, pure il cellulare con tutte quelle foto di meraviglia dentro, lo stanno cercando in fondo al fiume e chissà perché chi decide di morire così, lascia sempre le scarpe e gli occhiali, un gesto ordinato e diligente, come a mettere a posto l’anima. Ciao fratello amico mio.

Serse
Serse è un “biasanott”. E mio amico. Vengo qui in Osteria degli Angeli e lo trovo al suo tavolo quello sotto la tenda rossa, vicino alla seconda uscita. Sta lì con un bicchiere di vino rosso. Mi siedo, ordino il mio piatto di pasta e una bottiglia di Lambrusco Salamino poi gliela lascio. Non parliamo tanto. Ha una stanchezza Serse e una eleganza che nemmeno un ex concertista, tutto vestito di bianco pure le scarpe e la sciarpa e i capelli. Lui la casa ce l’ha da qualche parte (con dentro forse la perdita di un figlio o figlia, qui la raccontano così). Non è un barbone, è un “biasanott”, tradotto dal dialetto bolognese “masticanotte”, cioè, lui la vive, la assorbe, la cammina, la mastica, appunto, Di giorno lui sta lì, a quel tavolo misurando i gesti come se tenesse in mano una bolla di sapone.
Serse ti mette a posto i nervi e il tovagliolino sulle ginocchia.

L’immagine di copertina è I nottambuli, di Edward Hopper. Foto da wikipedia