Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Spostando l’acqua in un tuffo

Di Geraldine Meyer

Lastovo, piccola isola tra Spalato e Dubrovnik. Làgosta in italiano, Augusta Insula in latino, Làdeston in greco. È questo luogo in mezzo al mare a fare da filo conduttore di Spostando l’acqua in un tuffo, libro scritto da Ermanno Dodaro e Tullia Ranieri, da poco pubblicato dalla romana Fefè Editore. Ma filo conduttore per cosa, filo conduttore a cosa? A una memoria personale, familiare (quella dello stesso Dodaro) e storica.

Lastovo è, infatti, una delle isole che, oggi, sono Croazia e che, una volta, erano italiane. E dunque il filo conduttore di cui si fa protagonista è quello dell’esodo giuliano dalmata, l’esodo di donne e uomini costretti a lasciare il luogo natio, o quello in cui i casi della vita avevano condotto le loro esistenze.

Spesso, per comprendere le vicissitudini storiche, è utile dare loro un volto, un nome, una storia individuale e concreta che, con la sua personificazione, diventi qualcosa di fisico, che fa ombra e luce allo stesso tempo. Ed è proprio quello che accade in questo piccolo libro. Ma non si aspetti, il lettore, un romanzo o un diario “alla ricerca del tempo perduto” né, tanto meno, una cronaca diaristica di quei giorni.

Spostando l’acqua in un tuffo è, come scritto dagli stessi autori: “libro bizzarro, salta di palo in frasca, zompa, ride, piange. Si avvolge su se stesso, cerca parafrasi, si avvita in argomentazioni e argomenta motivazioni, inciampa e cade, sussurra e si contorce, dà l’addio definitivo e bussa alla porta del cuore dopo tre secondi.”

Quasi fosse delle istantanee, dei quadri narrativi, Spostando l’acqua in un tuffo, racconta, per frammenti e con ritmo quasi sincopato, la storia, i sacrifici, i sogni, gli amori di Nicola, Dina, Pina, Gilda, Anna, Tilde, Arturo. Uomini e donne i cui nomi sono un riflesso, un ricordo, un’immagine di un altro nome, quello di Lestovo appunto, luogo della memoria, ferita e imperitura erranza. Perdita e perenne mancanza, che sono di ogni esule. “Chi perde la propria terra perde la propria anima” leggiamo nel libro. E la semplice quanto drammatica affermazione è la verità che accompagna ciascuna delle persone raccontate qui, come è la verità di chiunque abbia conosciuto il loro destino.

Chi scrive queste pagine cerca di farsi testimone di un’erranza che continua anche dopo che si è trovato un altro approdo, comunque sia andato il viaggio, qualunque sia stato il modo con cui lo si è intrapreso. E allora ecco che, tra le pagine, ci arrivano anche delle foto in bianco e nero, volti, occhi, che si buttano sull’obiettivo, presaghi e dimentichi nello stesso tempo, di cosa sarà e del dolore per un esilio che, sempre, resta un crimine. E proprio una di quelle foto riporta un’immagine dell’esodo, uomini, donne e bambini, su un carro, con poche cose portate con sé. E, leggiamo: “Quegli strappi d’umanità stanno lasciando le loro case, le amicizie di un tempo gli si sono rivoltate contro, togliendo loro persono il saluto e regalando in molti casi violenza e rancore. In quei luoghi non c’è più futuro, bisogna rimboccarsi le maniche, caricare tutto ciò che si può e sparire verso l’orizzonte. Nei porti le navi li aspettano per sottrarli ad un sogno nutrito a volte per decenni, quando non per secoli: il sogno o forse la chimera di essere italiani fuori dall’Italia, di rendere proprie quelle terre che avevano coltivato e amato.”

In quei luoghi non c’è più futuro. Forse questo libro è, oltre che il recupero di storie e ricordi, è proprio quello di dare un futuro almeno a quelle storie. Raccontandole.

Spostando l'acqua in un tuffo. Lestovo, l'isola ubriaca di luce Book Cover Spostando l'acqua in un tuffo. Lestovo, l'isola ubriaca di luce
Ermanno Dodaro. Tullia Ranieri
Esilio giuliano dalmata
Fefè Editore
2020
166 p., brossura