Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

La musica è terapia

Di Adriana Sabato

Il termine estetica deriva dal greco αἰσϑητικός «che concerne la sensazione, sensitivo» e indica sia la riflessione filosofica sull’esperienza del sentire, sia la riflessione filosofica sulle opere d’arte e sul fare artistico.

Il sentire, ossia la capacità di sentire, è oggetto di una riflessione basilare nell’ambito della musicoterapia in quanto l’essere umano è sensibilissimo al bello e dunque sarebbe necessario stimolare – specie nei casi di disabilità psicofisica – il senso dell’estetica presente in tutti noi. Ma spesso questa peculiarità individuale viene calpestata o addirittura cancellata a priori.

“Che tanto, scrive Iacopo Melio, la peggiore delle disabilità resterà sempre la stessa: l’insensibilità. Quella di chi non riesce o non vuole capire che siamo tutti uguali, proprio perché siamo tutti diversi. Orgogliosamente diversi. Oltre qualsiasi definizione”.

La storia ce lo insegna: di recente è stata inaugurata una Mostra, nel Palazzo di giustizia di Milano, dal titolo “Schedati, perseguitati, sterminati – Malati psichiatrici e disabili durante il nazionalsocialismo”.

 La mostra è organizzata in due sezioni, quella tedesca e quella italiana, e ripercorre le tappe della persecuzione dei malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo e la condizione dei malati psichiatrici ai tempi del fascismo e delle leggi razziali, grazie a testimonianze e reperti storici per restituire alle persone colpite quella individualità che gli autori dei crimini volevano cancellare.

Il Mahatma Gandhi rifletteva: “Per me è sempre stato un mistero perché gli uomini si sentano onorati quando impongono delle umiliazioni a propri simili“.

 Il suono, la musica ed il ritmo sono arte e scienza a cui l’uomo ricorre da millenni a scopi terapeutici, grazie alla capacità di influire positivamente sia nel fisico che nella psiche.

 Si tratta di un approccio interdisciplinare, che utilizza tutti i canali espressivi verbali e non verbali, ed ha come obiettivo quello di stimolare e valorizzare ogni forma espressivo-comunicativa  grazie ad elementi imprescindibili quali: suono, movimento, ritmo, canto, manipolazione, segno grafico, colore, voce, emozione e gesto.

I linguaggi verbali e non verbali e dunque l’arte in generale non solo  attuano una continuità fra il bambino, il portatore di handicap e l’artista in quanto sdrammatizzano  le situazioni più gravi,  ma evidenziano altresì che c’è una cosa che non si estingue mai nell’essere umano: il senso estetico. Rendono migliore la qualità della vita di una persona perché restituiscono rispetto alla dignità della stessa – sempre – ma anche in situazioni terminali.

Il grembo materno si può considerare la nostra prima orchestra ed è il primo contenitore emotivo-affettivo nel quale il bambino sperimenta il piacere di esistere ed il compiacimento, grazie al dialogo emo-tono-fonico (emotivo, tonico muscolare, vocale) con la madre.

Questo è il luogo dove ogni essere umano impara a muoversi, vivere, crescere, ma soprattutto ad ascoltare e memorizzare. Nel grembo materno, infatti, il feto viene avvolto dal calore del liquido amniotico, che veicola tutti i suoni e le emos-azioni”: il battito cardiaco, la respirazione, i timbri viscerali, quelli vocali e le tensioni muscolari dovute alla gioia ed alla tristezza, vengono memorizzate sulla pelle e nella psiche. La metodologia della musicoterapia è applicabile a chiunque: minori, anziani e anche nell’ambito della salute mentale, e dunque possiede un orientamento di tipo psico-pedagogico o pedagogico, ma anche di tipo clinico e psichiatrico. La musicoterapia cura non solo le diversità più evidenti dell’handicap, ma anche quelle della multiculturalità, della deprivazione affettiva, della frequente solitudine di tanti.

“L’apprendimento della Musica, scrisse Platone, è in assoluto lo strumento più potente, perché il ritmo e l’armonia penetrano nei recessi più profondi dell’anima, e qui si saldano, impartendo grazia e rendendo l’anima di colui che è correttamente educato, leggiadra.”

Riferimenti bibliografici:

L’ integrazione interdisciplinare nella globalità dei linguaggi

Stefania Guerra Lisi, Gino Stefani

Franco Angeli 2008

L’immagine di copertina è un’opera di Alice Psacaropulo