Vive a Reggio Calabria. Dopo anni passati fuori per lavoro, è ritornato nella sua città. Blogger, appassionato di fotografia, musica e cinema. Presidente dell'associazione culturale Fahrenheit 451. Vincitore del concorso fotografico “Calabria-back to the beauty” (Calabria Contatto). Ama la letteratura, con una predilezione per gli scrittori di fine Ottocento e Novecento. E’redattore del magazine Suddiario e collabora con Relics-Controsuoni (rivista musicale). Si pone come obiettivo quello di condividere la valorizzazione del territorio e del mondo visto con gli occhi della gente del Sud.

Suede: gli ultimi romantici

Di Gianni Vittorio

Gli anni 90  hanno vissuto un risveglio musicale grazie a gruppi inglesi che formarono un movimento passato alla storia come Britpop. Tra questi rientrano certamente i Suede, band fondata nel 1992 da Bret Anderson, cantante, e Bernand Butler, chitarrista e spalla di Brett. Il loro primo album fu davvero un ritorno al sound del glam rock, che fece la fortuna del duca bianco e dei suoi seguaci. Un suono caratterizzato da un arrangiamento compatto, epico, con il feedback sempre in primo piano, che suona incontrollabile proprio perché controllatissimo dalle ferree regole dei protagonisti. E poi il pianoforte che sovente fa capolino, i violini che spingono l’intimismo verso il fragore, l’urlo romantico e liberatorio, il sax e i synth che si mescolano tra gli ingranaggi di una musica che riusciva a stare a metà strada tra il rock ed il pop più romantico.

Ed è proprio il loro primo album omonimo (pubblicato nel 1993) ad essere considerato la perla musicale che farà di loro una band di culto.
Si parte con la romantica So young, inno generazionale, si prosegue con Animal Nitrate, song elettrica per anime romantiche e disilluse. The Drowners rimanda al modello hard-rock alla T.Rex, che ci introduce nel loro mondo glam  fatto di ambiguità e travestimenti.

Tra gli altri brani da menzionare come non citare Breackdown, storia di una coppia che si rompe sul più bello, e Pantomine Horse, storia di affetti andati via troppo presto. Ma il vero capolavoro del disco è Sleeping pills, suadente ballad fatta di arpeggi gentili di chitarra e arrangiamenti orchestrali.Una band che ha fatto delle ballate per piano e voce il loro focus originario, ma dal quale hanno saputo trarre una nuova linfa vitale per dar vita  ad un sound più robusto ed elettrico, delicato ma fragoroso allo stesso tempo, con il feedback sempre in prima linea, come un urlo liberatorio. Come due giovani romantici che si amano, tra gioie e dolori.
Poi, dopo qualche anno vennero alla ribalta i fratelli Gallagher a turbare i sogni romantici di Brett e soci. E forse fu l’inizio di un declino non proprio annunciato.