Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Victor Nekrasov, nato a Kiev nel 1911 fu, oltre che scrittore, attore e scenografo, attività a cui si dedicò dopo avere frequentato la facoltà di architettura nell’università della sua città natale. Fu uomo dalle molteplici esperienze, non esclusa quella, drammatica, della partecipazione alla battaglia di Stalingrado. Da questa nacque il suo libro Nelle trincee di Stalingrado che gli valse non solo moltissimi apprezzamenti ma anche il riconoscimento di avere, con questo libro, scritto una delle opere più belle della letteratura sovietica di guerra.

Victor Nekrasov (foto da Internet Encyclopedia of Ukraine)

Con questo Kira Geòrgievna Nekrasov affronta alcuni dei topos più classici della letteratura del suo paese a partire dal tema del reduce ma, soprattutto del rapporto tra l’artista e la sua arte e del rapporto di entrambi con l’intera società russa.

Qui, il reduce, non è il reduce di guerra ma, semmai quello di chi viene considerato “nemico del popolo” nell’Unione Sovietica degli anni ’60 e che torna a scompigliare le carte. Kira Geòrgievna è una scultrice la cui storia ci viene raccontata in uno stile e con modalità letterarie che furono definite di “realismo socialista critico” e con una struttura narrativa che, forse gioco-forza, ricorda quella delle matrioske, in cui una vita è rinchiusa in un’altra vita a sua volta chiusa nella vita di qualcun altro.

In questo caso le vite così strettamente scaturite le une dalle altre, in un gioco di rimandi, decisioni, non decisioni e responsabilità, sono quelle della Geòrgievna stessa, dell’anziano marito Nikolàj Ivànovic, sposato dopo l’arresto di Vadim, primo marito di Kira, e quello del giovane Jùrocka.  Vadìm, con la sua improvvisa ricomparsa, provocherà una sorta di rimescolamento dei destini di ciascuno, in un “gioco” in cui è difficile comprendere e decidere chi sia a tirare davvero i fili.

Ma, seppure in questa difficoltà, se così vogliamo chiamarla, a emergere, è comunque la figura di questa donna che, negli anni del “culto della personalità” è comunque riuscita a crearsi uno spazio e un ruolo. Giocati entrambi sul filo della sua arte ma anche, e forse soprattutto, su quello offertole dal marito, più anziano di lei, artista a sua volta e introdotto negli ambienti in cui l’arte e la politica non camminano su strade separate.

Non a caso e non sbagliando, Kira Geòrgievna fu definito un romanzo sui “mandarini” della cultura sovietica e sul loro rapportarsi al “nuovo” clima di relativo disgelo degli anni della politica chruscjoviana. Tutti e quattro i personaggi principali portano su di sé istanze, contraddizioni, adattamenti o debolezze legate al rapportarsi al cambiamento politico e sociale. Quella che è, anche ma non solo, la storia umana di Kira, intrappolata in quello che a tutti gli effetti sembra divenire un quadrilatero amoroso (più che un triangolo) è anche la storia di una società, quella sovietica degli anni a cavallo tra i ’50 e i ’60.

Kira è una donna che pare attraversare la vita cercando di evitarne la complessità o, quanto meno, cercando di smussarne gli inevitabili conflitti. Per questo mette in atto omissioni, repentine decisioni, volteggiando senza prendere posizione, illudendosi che tutto possa convivere con tutto. Non sarà così e lo capirà quando si accorgerà che restare al centro e tenere le briglie delle vite dei tre uomini non è possibile. E lo scopre anche il lettore, in particolare nelle memorabili e amarissime frasi finali del libro.

Un testo che può essere letto a vari livelli, ponendo di volta in volta l’attenzione sullo stile sobrio e lucido di Nekrasov, sulla componente socio-politica delle pagine, sull’aspetto umano della storia e sull’equilibrio con cui le pagine si tengo. Kira forse esce sconfitta ma, probabilmente, come purificata e con una nuova consapevolezza. O forse, chissà, semplicemente salvata dal malinteso che conclude la storia.

Un altro libro che meriterebbe di essere ristampato

Kira Geòrgievna Book Cover Kira Geòrgievna
I Coralli
Victor Nekrasov. Trad. di Claudio Masetti
Letteratura russa
Einaudi
1961
165