Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

Majgull Axelsson, di cui Iperborea ha già tradotto e pubblicato il libro “Io non mi chiamo Miriam”, (già recensito sulla nostra rivista. Per leggerela clicca su Io non mi chiamo Miriam e la persecuzione nazista dei rom)

è ora nel catalogo della casa editrice milanese anche con questo La tua vita e la mia, romanzo duro e che dà luce come un diamante. E che conferma l’attenzione dell’autrice per temi delicati e controversi

La protagonista, Märit, è stata invitata dalla sua migliore amica e cognata Kajsa a partecipare al compleanno del fratello gemello Jonas, colpito da un ictus e costretto a vivere su una sedia a rotelle: entrambi compiono 70 anni. Questa è l’occasione o cornice narrativa di un romanzo biografico ambientato fra Lund, Norrköping (la città dove si tiene la festa di compleanno) e Stoccolma. Questo avvenimento, a cui Märit partecipa a malincuore perchè non ama suo fratello a causa del suo comportamento verso il fratello maggiore disabile, Lars-lo-svitato e per altre ragioni sempre legate al suo carattere, inizia e sviluppa il racconto.

La visita a Norrköping è la causa di una riflessione profonda e spietata sulla vita passata che l’autrice affida ad un dialogo sincero e spassionato con “l’altra”, che rappresenta nel racconto la gemella, morta appena nata, di Märit e Jonas, colpevole, quest’ultimo, a parere di Märit, della sua morte a causa della posizione dei feti nel grembo materno. Nell’economia della storia “l’altra” è il doppio di Märit, è la sua coscienza più sincera, la verità.

La famiglia di Märit, illuminata dai flash-back del suo doppio, è secondo l’opinione di Kajsa, assistente sociale, disfunzionale perchè composta da un disabile non accettato, Lars-lo-svitato, la mamma, creatura debole, l’unica ad amarlo, due nonni (genitori della mamma) in conflitto fra loro e contrari alla presenza del disabile e dal padre, persona debole anche lui responsabile con gli altri, dopo la morte della mamma, dell’internamento di Lars in un manicomio per dementi dove egli morirà. È Märit con il suo doppio a raccontare la vita di Lars in manicomio in una sorta di inchiesta giornalistica che getta una luce forte e a tratti pietosa (le vite dei malati, bambini, giovani ed adulti) ma soprattutto schietta e dura sulle condizioni di vita degli internati in manicomio per dementi negli anni sessanta del secolo XX in Svezia.

Il titolo del libro è l’autrice a spiegarlo per bocca di Märit, a metà racconto e non lo dirò qui, perchè è il lettore a doverlo scoprire.

I personaggi del romanzo sono ben tratteggiati e le loro profondità scandagliate. Forse il più simpatico è Solveig, la giornalista, che permetterà a Märit di iniziare a fare il suo stesso lavoro dopo la decisione di lasciare medicina. Una luce abbagliante riceve l’egoismo soprattutto, ma non sempre solo di quelle, delle giovani generazioni in Svezia. Un libro spietato, ma a tratti commovente e compassionevole verso le sorti dei malati disabili, che getta luce profonda sui rapporti familiari e che sul piano strutturale attraversa, sotto la cornice biografica, diversi generi letterari: l’inchiesta, il dramma e il giallo.

La tua vita è la mia Book Cover La tua vita è la mia
Majgull Alexsson. Traduzione di Laura Cangemi
Letteratura
Iperborea
2019
346