Studi di lettere moderne e filologia moderna all'Università della Tuscia. Scrive per Tropismi

Delitto e Castigo. Il lato buio della Pietroburgo ottocentesca.

Di Francesca Spagnolo

Con Delitto e Castigo Dostoevskij ci mostra una Pietroburgo squallida e alienata, una città ottocentesca in cui dilagano miseria, prostituzione e alcolismo: lo scenario che ci si para davanti agli occhi è un allucinato paesaggio urbano, avvolto nella calura estiva.

I personaggi sono complessi e costruiti con una tecnica fine e brillante che dona ad ognuno di essi particolari unici, soprattutto sotto il punto di vista psicologico. Raskol’nikov, protagonista dell’opera, è un ragazzo di umili origini, povero, che a causa della sua condizione sociale non può terminare gli studi universitari ed è costretto a vivere in uno squallido abbaino che non gli consente di vivere la vita nel modo in cui vorrebbe. Anche la madre e la sorella, la bellissima Dunja, son toccate dalla stessa sorte miserrima. Il giovane però non accetta questa grande ingiustizia sociale e decide di sottrarsi alle norme della convivenza umana ponendosi al di sopra dell’uomo comune, arrogandonsi il diritto di infrangere qualsiasi regola. Raskol’nikov ha un animo ribelle e, tramite l’assassinio di una vecchia usuraia, cercherà di garantire a se stesso e alle donne amate un avvenire migliore.

Il romanzo può essere considerato come una sorta di rendiconto psicologico dell’assassino, che è dilaniato da una duplice angoscia: i sensi di colpa per via dell’azione deplorevole da lui commessa e il terrore di essere scoperto dalla polizia.

Attorno alla storia principale si snodano le varie vicende degli altri personaggi: sono tutte storie drammatiche, cupe, emblematiche di una società che sta affrontando un forte disagio culturale e sociale ed è alle prese con una difficile industrializzazione.

Importante la figura di Sonja, giovane donna costretta a prostituirsi per aiutare economicamente la famiglia, portatrice di valori eccelsi e dalla straordinaria forza morale. Sarà proprio lei, con le sue parole amorevoli e la sua fede indiscussa in Dio, che convincerà il protagonista ad autodenunciarsi.

Come ha evidenziato Bacthin, il maggior critico di Dostoevskij, nel romanzo è presente la figura del “folle in Cristo”. La stoltezza in Cristo è una particolare forma di ascetismo della religione ortodossa e il folle in Cristo è colui che abbandona la sapienza umana per abbracciare quella divina. Folle in Cristo è Sonja, ma anche Lizaveta, sorella dell’anziana vittima.

Importante anche il concetto della “carnevalizzazione”, che indica lo stravolgimento e l’estrema visione della vita nei suoi contrasti e paradossi.

Leggendo il romanzo si potrà respirare la disperazione dei personaggi e si potranno toccare con mano i molteplici danni scaturiti da una povertà estrema, una povertà che costringe donne nobili d’animo a vendersi per trenta rubli, che porta un padre di famiglia ad abdicare alla propria dignità in nome dell’alcol, che fa esalare l’ultimo respiro a una madre a causa di una tubercolosi mai curata e mette in tentazione la virtuosissima Dunja, la quale prende in considerazione la possibilità di unirsi in matrimonio a un uomo cinico e spregevole, che non ama, ma che le potrebbe garantire un futuro tranquillo.

Sono pagine dense di turbamenti e sconforto, pagine amare, pregne di brutture, che fanno stare con il fiato sospeso nonostante sin dall’inizio si sappia chi sia il colpevole: la suspense infatti è data dal lungo intrigo psicologico dell’assassino e dai molteplici risvolti che la storia potrebbe prendere.

In Dostoevskij, soprattutto in Delitto e Castigo, si parla di romanzo polifonico, ossia romanzo a più voci. L’autore infatti lascia grandissimo spazio di movimento ai personaggi così che al lettore sembrerà di entrare in confidenza con loro.

La lingua utilizzata è una lingua nervosa, piena di incisi, digressioni e interruzioni. Fondamentali sono i dialoghi e i discorsi interiori delle varie figure presenti dell’opera.

Precedentemente intitolato Gli ubriachi, Delitto e Castigo è un’opera meravigliosa, estremamente realistica e toccante, che fa dell’autore uno dei maggiori scrittori dell’ottocento russo.