Recensioni a “pizza e fiki”

Consueto rilancio domenicale dei cugini de L’Arenone.

…dalla libreria della signora Giovanna

Non ricordo in quale trasmissione televisiva vidi per la prima volta Pennacchi, Antonio Pennacchi, ma mi incuriosì.


Aveva, ed ha, un suo look caratterizzato da una specie di coppola e una sciarpa. E’ sanguigno, nelle discussioni ci si ficca volentieri. Non mi è sembrato, e non mi sembra, uno che vada alle trasmissioni per presentare i suoi libri, come fanno alcuni volponi che conoscono bene l’arte del fare la televisione. Partecipa a trasmissioni invitato a dire la sua su argomenti che conosce. Per esempio i rapporti tra operai e sindacato, tra politica e mondo del lavoro, tra ‘padroni’ e ‘dipendenti’, ecc.
Non è per questo, però, che si trova in questa rubrichetta, ma perchè è uno scrittore.
Discreto il numero di libri che ha pubblicato, romanzi quasi sempre, ne vedremo andando avanti.
Dunque, ascoltandolo, venne a noi (seguivo la trasmissione con mio figlio Andrea) la voglia di leggere i suoi libri, perchè era stato presentato come scrittore fasciocomunista… E ci incuriosì.
Il giorno dopo acquistai “Canale Mussolini”. L’ultimo, in ordine di tempo, allora, dei suoi libri, ma il primo che avrei letto, anzi che avremmo letto noi.

In seguito acquistai “Il fasciocomunista”, nel frattempo era uscito il film “Mio fratello è figlio unico”, tratto proprio da quel romanzo.
Pennacchi è nato a Latina, a secondo conflitto mondiale terminato già da qualche anno. I suoi genitori erano giunti in quella zona dal Veneto, la madre, dall’Umbria il padre. Nell’agro-pontino bonificato misero su famiglia, essendosi trasferiti lì con le famiglie di appartenenza. E il primo volume di “Canale Mussolini” racconta storie delle famiglie che disorientate, impaurite, lasciarono povere terre per trasferirsi dove era stato loro promesso quasi il paradiso terrestre. Dovettero scavare i canali di spurgo delle acque paludose, sottostare ai personaggi posti a capo delle operazioni. E via via la storia si dipana con racconti drammatici o comici, riferimenti politici ecc. Intanto Mussolini a cui viene intitolato in canale di acque reflue, ordina di dare vita a Littoria, Latina.
Il romanzo vinse il premio Strega. Anni dopo fu scritta la seconda parte con le storie relative agli anni successivi, alla nascita di Antonio Pennacchi stesso.
Il mondo descritto, a cui l’autore appartiene, è un mondo a sé, una comunità con tradizioni e valori forti che ogni tanto qualcuno abbandona, attratto da altro.
Pennacchi, comunque, non sarà agricoltore. Racconta il lavoro da operaio, l’amicizia, la fratellanza con i compagni di lavoro, il sindacato, lo studio per allagare gli orizzonti… fino alla Laurea.
“Camerata Neandertal” è un altro suo romanzo, vi confluiscono storie di altri suoi libri: “Palude”, “Il fasciocomunista”, “Le iene del Circeo”, dove si trasforma quasi in paleontologo, Mammut ritornano con i loro personaggi ormai defunti. Si alternano momenti tristi a momenti esilaranti.
l’ultimo libro che ho letto, ormai da un po’, è “Storia di Karel”. Ai margini della Galassia c’è la Colonia. Una città in una landa desolata e dimenticata dove si vive sotto un regime dispotico e ferree leggi, ma essendo ritornati indietro in quanto a innovazioni e modernità. Veramente un libro che non ho terminato….
Mi astengo da spiegazioni sul suo pensiero politico. Non sono in grado e non ne capisco, inoltre qui non interessa.

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