Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

“… Poi, un giorno, arriverà il momento di chiederci cosa ce ne faremo di un’Europa turrita e murata, ma con l’anima smarrita, dentro un Occidente ridotto a puro crepuscolo”, Ezio Mauro, L’uomo bianco

Nell’arco di tempo di due settimane al Teatro Libreria di Caffeina Filippo Rossi è intervenuto a presentare due libri, Orizzonti Selvaggi di Carlo Calenda e L’uomo bianco di Ezio Mauro pubblicati entrambi da Feltrinelli, che hanno come tema comune la crisi dell’occidente. Questa è stata motivata da almeno tre fattori, secondo Mauro: il terrorismo jihadista, l’ondata migratoria e la perdita del lavoro da parte di molti ceti produttivi in occidente. Dire pertanto che si sia attraversato il tunnel di una crisi così complessa è erroneo. Infatti, quando si attraversa un tunnel si immagina che all’uscita si rimanga uguali che all’entrata, cambiando soltanto la velocità. È invece non è così. Si è prodotta una mutazione che ha cambiato l’essere delle democrazie occidentali e i comportamenti dei ceti più esposti, medio bassi. Questi si sono sentiti isolati e fragilizzati, spaventati ed incerti, cosicchè invece di domandare più diritti e più politica intesa come mediazione fra le parti, hanno chiesto protezione e più sicurezza, domande a cui la sinistra non ha saputo sin qui dare una risposta, ragion per cui i ceti sociali più colpiti hanno accettato le risposte primitive ed illiberali della destra sovranista, razzista e populista che offre il rifiuto della politica come mediazione e propone come modello di riferimento quello di una democrazia illiberale, teorizzato da Zoltán Kovács, ideologo del premier neoconservatore unghererese Orbán. Per arrivare alle conclusioni della sua analisi, non tanto dissimili da quelle di Calenda nel suo libro, Mauro studia approfonditamente tre fatti di cronaca: il ferimento di sei extra-comunitari di colore da parte di Luca Traini a Macerata, nell’inverno 2018, l’uccisione di tre immigrati a Rosarno nel gennaio del 2010, fatto di inizio della caccia al negro in Italia, e l’uccisione del maliano Soumayla Sacko nel giugno del 2018. Il libro di Mauro è strutturato in otto capitoli, la maggioranza dei quali è dedicata al caso di Macerata studiato nel dettaglio in uno stile incredibilmente vivo e teso. Raccomando per questo al lettore i capitoli 1, La caccia, 3 Il lupo, 5 Gli spari, 7 La resa. Traini, l’uomo di Macerata, decide un giorno di andare a caccia di neri che considera responsabili della morte della giovane Pamela e della decadenza morale e razziale dell’Italia. Non è un uomo psichicamente malato, è capace di intendere e di volere, ma si sente ed è emarginato, tagliato fuori, per via del lavoro e della situazione familiare, personale in cui vive. È un uomo pieno di odio e soprattutto di rabbia che rivolge prima contro se  stesso e poi contro gli altri, i neri, appunto. Significativo il momento in cui dopo la sparatoria decide di arrendersi davanti al monumento ai Caduti in Piazza della Vittoria:  “Ancora in piedi sulla scalinata, adesso Lupo si volta verso gli archi e le statue dalle posture eroiche, poi guarda la piazza da dove lo guarda la gente, dietro le porte socchiuse. Con il tricolore sul collo, in una sovrabbondanza di simboli, alza il braccio nel saluto romano mentre grida: “Viva l’Italia”.  Praticamente Luca-Lupo ha avuto il suo momento di gloria e potrà anche dormire tranquillo, perché la sua rabbia si è sfogata. La cosa che fa riflettere durante il periodo carcerario è che molte persone gli sono vicine e si congratulano con lui. Scrive Mauro della vita carceraria di Lupo-Luca: “Senza un domani e cancellando il passato, Lupo in carcere consuma questa poca vita sospesa. Quasi come se questa, adesso, fosse una vita di riguardo. E infatti lui spiega adesso che è così: la sua vita è veramente iniziata quando si è liberato di tutto il male che aveva dentro. Così dice. Ma attenzione, perché non è una catarsi, non è un pentimento. Liberazione e dannazione si contendono il finale. Perché io ho cominciato a vivere, confessa Lupo, quando ho cominciato a sparare.”

Come si è potuti giungere a questa situazione? Questa è la risposta di Mauro: “…Come un mutante, infatti, il Paese si è convertito in un altro se stesso, e adesso nel pieno della trasformazione si sta guardando con occhi nuovi. Non credo dipenda dalla politica: anzi temo che la politica sia l’acceleratore, la conseguenza e il saldo improvviso che fa saltare il banco. Sarebbe facile e comodo dare la colpa alle nuove destre che governano l’Italia da metà del 2018. Tuttavia la loro debolezza culturale evidente, la forzatura ideologica costante, l’impotenza politica manifesta rendono quest’alleanza non un soggetto protagonista della mutazione italiana, ma un driver avventurista di una corsa collettiva tutta programmaticamente fuori strada, verso il buio di un Paese sconosciuto”.

Nel 2018 le migrazioni in italia sono diminuite di 55.000 unità, del 71%. Purtroppo i dati non servono, perché è la  percezione di un aumento che si fa valere. Per questo è il pacchetto della paura a dover essere scartato da una nuova politica capace di trasformare la paura stessa in altro. Comunque sia, Mauro non ha una risposta, forse a differenza di Calenda, a questa situazione di egoismo, di caduta in un orizzonte individualistico quasi tribale, in cui la società si trova oggi. Da cui la domanda che farsene da un’Europa chiusa davvero in sè stessa, noi contro loro, bianchi contro neri.

L'uomo bianco Book Cover L'uomo bianco
Serie Bianca
Ezio Mauro
Saggistica
Feltrinelli
2018
138