Laureata in lingue e letterature occidentali e in lingue orientali, urdu e arabo. Laurea anche in filosofia, pedagogia clinica. E' antropologa trasformazionale e psico terapeuta

Salerno tra post-moderno e medioevo

Salerno può essere considerata la perla del mediterraneo; città avanzata tecnologicamente, strutturata per il vivere civile, che offre un ambiente confortevole e sereno ai propri cittadini, i quali si sentono assistiti e protetti da una gestione politica equa che pone il sociale al centro dei propri obbiettivi. Una popolazione che rispetta le antiche origini, gli atavici prestigi e la confluenza di culture che da sempre hanno caratterizzato questa città; una città che lotta per mantenere alto il proprio ruolo, per non dimenticare il proprio passato. Perché la confluenza di culture aveva già caratterizzato la Salerno del X secolo, quando l’ebreo Helimus, il greco Pontus, l’arabo Adela e il latino Salernus diedero vita all’ars medica salernitana, che portò i nomi dei suoi medici al di la dei confini cittadini. In un momento in cui la medicina aveva scarso valore nel medioevo occidentale, affidando i malati più alle preghiere che alle cure mediche, dove ogni malattia aveva un santo protettore, dove conventi, monasteri e abbazie erano il solo luogo nel quale venivano trasportate le persone bisognose di assistenza, Salerno assurge a centro medico eccellente aprendo la prima grande scuola di medicina dell’Età Buia, come è attestato da San Tommaso d’Aquino,(1) in un discorso tenuto nella chiesa di S. Caterina, fino al De Renzi,(2) e recentemente dal Capparoni. (3)

Quatuor sunt urbes caeteris praeminentes, Parisiis in scientilis, Salernum in medicinis Bononia in legibus, Aurelianis in Actoribus.

… nella Scuola di Salerno, per la prima volta si svegliò quella energia intellettuale che scosse l’occidente dal sonno, ed inaugurò quel periodo di operosa attività che fu germe e principio della scienza moderna.

… la Civitas Hippocratica è stata il sacrario, il baluardo, la rocca inespugnabile del sapere medico, il faro dal quale la scienza, oscurata e quasi spenta dalle invasioni barbariche, si è nuovamente diffusa non solo dentro i confini di essa, ma, sorpassandoli, nella maggior parte delle altre regioni d’Europa.

Sono otto secoli, da quando la Scuola medica di Salerno diffondeva nel mondo, allora conosciuto, il Fiore della Medicina, che rendeva popolare i precetti igienici, patrimonio esclusivo della città Ippocratica.
Da questa Urbe famosa che, già metropoliti un potente Stato, vedeva lentamente declinare il suo dominio politico, partiva una nuova vivida luce, un nuovo verbo, che insegnava all’umanità le norme per conservare la salute.
Era un linguaggio fino allora mai udito, che invocando l’aiuto di Dio, creatore della Medicina, unificava la concezione morale di essa con i dogmi scientifici.
… Nè il tempo è riuscito ad offuscare l’aureola di gloria di cui era circondato il nome della celebre Scuola, poiché attraverso i documenti,portati alla luce dalla mano paziente di eminenti studiosi, si sono potuti meglio apprezzarle sue alte benemerenze. (4)

La vicinanza alla cultura araba aveva avuto il suo benefico peso. Infatti, l’espansione araba dal golfo Persico alla Spagna, alla Francia meridionale, alla Sicilia e a parte dell’Italia meridionale, aveva fatto tesoro delle culture con le quali era venuta a contatto, ed aveva avviato un profondo movimento scientifico, che attraverso traduzioni dal greco, prima in persiano e poi in arabo, aveva riportato alla luce opere greche ormai disperse nelle traduzioni in latino. Quando l’accademia di Platone chiuse nel 529, molti studiosi greci trovarono rifugio presso l’università di Gundeshāhpūr – antica capitale Sassanide della Persia – ed insieme a cristiani nestoriani fecero, venendo in contatto con le traduzioni di Ippocrate, di Galeno e di altri medici greci, di Gundeshāhpūr un centro medico molto avanzato, nel quale al-Man¡ūr aveva invitato Georgios b. Gabrī’el come capo dell’ospedale. Questi personaggi avevano associato le loro esperienze alle conoscenze mediche provenienti da Bisanzio, dalla Persia, dall’India e dalla Cina.
Il movimento di traduzioni, avviato dai califfi dell’epoca Abbaside Hārūn al-Rashīd e da suo figlio al-Ma’mūn presso la Casa della Cultura (Bayt al-Hiªmah) a Baghdād, portò alla luce opere scientifiche che stabilirono le basi della medicina araba. Il più importante traduttore dell’epoca fu ðunayn ibn Is|āª al-‘Ibādī. Hārūn al-Rashīd, il quale organizzò il primo ospedale, così come viene inteso oggi, a Baghdād intorno al 805, e nel giro di 20 anni ne sorsero più di 34. Questi ospedali erano chiamati con l’antico termine persiano bîmāristān, e offrivano tutte le maggiori caratteristiche che oggi ritroviamo nei nostri ospedali, e di cui ne fece tesoro la scuola medica salernitana dell’epoca. Ai bîmāristān erano annesse biblioteche, scuole di medicina, farmacie, così che i futuri medici dovevano superare degli esami dopo aver attestato non solo la loro frequenza ma anche il tirocinio. Poiché le basi della medicina araba provenivano dalla teoria degli umori di Galeno e dalla ricerca scientifica greca – Yūnāni ¦ibb –, come la chiamavano gli arabi, molta importanza veniva data, oltre che all’igiene e alla prevenzione, anche alle piante dalle quali venivano estratti medicamenti, sciroppi e perfino anestetici. Dijabir ibn Hajjan (ca 776), considerato il padre dell’alchimia araba, scrisse il primo trattato di farmacologia (al-¡aydana oppure al-¡aydala), e i farmacisti (saydalānī oppure ¡aydanānī) dovevano superare degli esami prima di poter esercitare la loro professione. La prima farmacia privata fu aperta a Baghdād all’inizio del IX secolo.
Importanti scoperte che hanno posto le basi della moderna medicina vennero alla luce dagli studi di medici, filosofi, alchimisti, musicisti, ecc. ecc. arabi, i quali tradussero in arabo dal greco, dal siriaco, dal Pahlavi (lingua colta dell’Iran pre-islamica) e dal sanscrito importanti opere scientifiche. Tra i maggiori studiosi, che influenzarono la medicina salernitana, menzioniamo: 1) Inb al-Nafœs fisico del 13esimo secolo, il quale presenta la circolazione polmonare (5) più di 300 anni prima di William Harvey; 2) Ab™ al-Qšsim al-Zahšawœ, noto chirurgo dell’epoca, scrisse al-Tasrif (30 volumi), che tradotto in latino divenne il testo base delle università europee del medioevo. Ab™ al-Qšsim al-Zahšawœ, combinando le tecniche mediche greco-romane, diede vita a nuovi metodi chirurgici praticati in Europa fino al Rinascimento, come ad esempio la sutura denominata Catgut (6) ; inoltre descrisse l’idrocefalia e altre malattie congenite; 3) Abū Bakr Mu|ammad ibn Zakariyyā’ al-Rāzī ed, infine, 4) Ibn Sīnā, conosciuto in occidente come Avicenna. AI-Rāzī, nella sua opera, al-Kitāb al-Man¡ūrī discute di diete, di igiene orale, di malattie della pelle, della cura dei bambini, degli effetti del clima e dell’ambiente sul corpo umano, ma soprattutto dell’importanza di un rapporto saldo tra paziente e malato, poiché riteneva che un atteggiamento benevolo avesse riflessi molto positivi sulla guarigione. L’opera più famosa di Abū Bakr Mu|ammad ibn Zakariyyā’ al-Rāzī è al-Kitāb al-ðāwī fi’l ¥ibb, una enciclopedia in 25 volumi, che può essere considerata un compendio delle conoscenze mediche dell’epoca. Nel suo trattato Kitāb al-Djdarī wa ’l-|a¡ba delinea il vaiolo e il morbillo. Ma è ad Ibn Sīnā che spetta il ruolo di principale ispiratore della medicina salernitana. Come tutti gli studiosi del mondo arabo, abbracciò campi vastissimi del sapere, che vanno dalla musica, alla filosofia, alla scienza, alla poesia, alla filologia, all’astronomia, alla fisica, alla matematica, ecc. ecc.. Kitāb al-Shifā’ è, infatti, una enciclopedia medico-filosofica, dove. Ibn Sīnā differenziava la meningite vera e propria dal meningismo, quella condizione dove ci sono segni di irritazione, ma non si sono ancora verificati cambiamenti patologici nel fluido cerebro-spinale.
Ibn Sīnā scoprì anche la nefrite, la paralisi facciale, l’ulcera, vari tipi di epatiti e le loro cause; inoltre identificò la dilatazione e la contrazione della pupilla, e soprattutto notò la natura di contagio di alcune malattie, contagio che si verificava lasciando nell’aria particelle infette. Da qui furono poi sviluppati i concetti di quarantena. Ma questo scienziato, che ha determinato il corso della medicina, e soprattutto di quella salernitana, con la sua monumentale opera Al- ëānūn fi’l ¥ibb dove, mettendo a fuoco gli insegnamenti di Ippocrate, di Galeno, delle tradizioni siriano-arabe, e di quelle arabo-persiane, arricchisce le precedenti teorie e pratiche mediche con le proprie considerazioni. Quindi, cataloga ogni aspetto dell’anatomia, della fisiologia, e del trattamento e della diagnosi di tutte le malattie fino ad allora individuate. Il ëānūn mette in luce l’importanza della dieta, dell’esercizio fisico, delle varie pratiche di massaggio e di bagni, descrive tantissime erbe e i loro effetti. Il ëānūn è considerato la base della moderna medicina, infatti la Facoltà di Medicina di Parigi, oltre ad avere esposto nell’ingresso principale un ritratto di Ibn Sīnā, stabilisce che prima della discussione della tesi ogni laureando debba aver letto il ëānūn di Ibn Sœnš. La scuola medica salernitana fu la prima ad adottare questo testo come strumento di confronto e di studio.
Costantino, detto l’Africano, nella metà dell’XI secolo arrivò a Salerno e portò con sè le sue traduzioni in latino dei testi di medicina araba, incluso il ëānūn di Ibn Sīnā. Stefano di Pisa ci fa sapere che nel 1127 studiosi di medicina si trovavano a Salerno ed in Sicilia, e tutti conoscevano l’arabo.
Alla corte di Federico II si parlava anche in arabo, ed egli stesso aveva tradotto dall’arabo in latino testi di autori greci tra cui Klaudios Ptolemaios.(7) È proprio al grande Federico II degli Hohenstaufen – stupor mundi –, che il regno delle Due Sicilie divenne un luogo di accoglienza dove si intrecciavano molte culture. Le sue intuizioni avanzate, che ancora oggi sembrano trovare resistenze, come ad esempio quella della integrazione, si snodavano su norme legalmente approvate dove predominava il concetto di eguaglianza tra tutti i cittadini del regno (Assisae o Curiae generales – Assise di Ariano 1140 – Assise di Capua1220 – Assise di Messina 1221), anche per quanto riguardava la lingua, la cultura araba, e, quindi i suoi principi religiosi. La sua forte attività legislativa e la sua passione per le arti e la cultura avevano come scopo principale quello di unificare terre e popoli di diverse estradizioni linguistiche e culturali. Per attuare questo suo piano soleva riunire a corte studiosi di culture anche tra loro distanti (greca, latina, germanica, araba ed ebraica). Per questa sua ampia visione del mondo, che lo portò a parlare molte lingue (latino, tedesco, francese, greco ed arabo), aveva centrato le priorità del suo regno sullo sviluppo linguistico e culturale piuttosto che sulle guerre di religione e di conquiste. La sua corte reale a Palermo diede un forte impulso alla promozione della poesia attraverso la Scuola siciliana (1230 e 1250). Il dialetto veniva riconosciuto come lingua romanza e la poesia prodotta dalla Scuola siciliana riuscì a guadagnarsi un ruolo prestigioso che influenzò la letteratura e la lingua italiana.
Il potere temporale della chiesa venne messo in discussione anche eludendo le richieste di Papa Onorio III di intraprendere crociate in favore del papato. Questo atteggiamento perdurò con Papa Gregorio IX, il quale interpretò la ritirata della sesta crociata (partenza dal porto di Brindisi, rientro ad Otranto delle truppe e di Federico malato a Pozzuoli) come un rifiuto, rifiuto che gli valse la scomunica (23 marzo 1228). Fondò a Napoli nel 1224 l’università statale e laica che porta il suo nome (Universitas Studiorum), e stimolò il fervore medico della scuola medica salernitana Anche la biblioteca di Montecassino si arricchì di molti trattati di medicina sia scritti direttamente in arabo sia tradotti in arabo dal greco, e poi tradotti in latino. In questo modo, le teorie di Ippocrate e Galeno furono rinvigorite dalla pratica medica araba.
Confrontando il ëānūn e il Regimen Sanitatis si trovano delle somiglianze sorprendenti, come pure si trovano somiglianze nella organizzazione sanitaria che includeva tra i propri sanitari anche le donne, oltretutto dando ad esse un ruolo importante soprattutto nella pratica della ostetricia. R™faidah bint Sa‘…d è la prima infermiera del mondo musulmano. Nacque a Yatrib prima dell’emigrazione del profeta Muhammad (primo secolo dell’egira = 8vo secolo dopo Cristo), e fu tra le prime persone ad accettare l’Islam e a dare il benvenuto al profeta al suo arrivo a Medina. In tempi di pace alzò una tenda di fronte alla moschea del Profeta a Medina, dove soleva curare i malati. In tempi di guerra guidava altre infermiere volontarie per soccorrere i feriti direttamente sui campi di battaglia (Badr, U|ud, Kh…ndaq, Khaibar, etc.), dopo averle addestrate ed istruite. Un secolo più tardi, ritroviamo nel mondo occidentale una figura molto simile a quella della nostra infermiera musulmana, anch’ella una pioniera della scuola infermieristica femminile: l’inglese Florence Nightingale. Trotula e Abella (8)
Florence Nightingale si dedicò alla cura dei malati con lo stesso fervore di R™faidah bint Sa‘…d, creando una scuola per infermiere e spostandosi fino ad Alessandria, Kaiserswerth, ed in Turchia (1854 su suggerimento del ministro inglese Sidney Herbert), dove ebbe modo di studiare anche l’organizzazione ospedaliera di quei paesi. Aprì una vera e propria statistica delle terapie, dei ricoveri, dei decessi e delle guarigioni, dedicandosi come R™faidah bint Sa‘…d, anche al sostegno morale dei malati. Queste due figure femminili sono di grande importanza, soprattutto perché appartengono l’una al mondo orientale e l’altra a quello occidentale. Quest’ultimo, pur essendo considerato dall’opinione pubblica comune più avanzato, diede comunque, all’epoca, filo da torcere a Florence Nightingale, la quale dovette affrontare molti ostacoli pieni di pregiudizi per intraprendere la professione di infermiera.
Ritornando alla Scuola medica salernitana (Flos Medicinae Scholae Salerni) e al nostro filosofo islamico Ibn Sīnā possiamo riscontrare svariati punti in comune, che ci suggeriscono di valutare molto attentamente quanto la medicina dei paesi arabi, così avanzata in una Europa che attraversava il medioevo tanto oscuro e retrogrado, abbia avuto un ruolo decisivo sull’Italia meridionale, che, in quel momento, credeva e ammirava la cultura dei paesi arabi.
Senza ripetere quanto fondamentale sia stato il ruolo filosofico e medico di Ibn Sīnā, mi accingo a fare una analisi e, quindi a paragonare alcuni dettami medici che si ritrovano sia nel Regimen Sanitatis della scuola medica salernitana che nel The Canon of Medicine di Ibn Sīnā.
Come nel Q…n™n fi’-¥ibb il principio per una buona salute si basava su una vita moderata e su un animo tranquillo:

A full understanding of just how health is conserved or sickness removed depends on understanding the underlying causes of each of these states and of their ‘instruments.’ For example, the diet in regard to food, drink, choice of climate, regulations regarding work and rest, the use of medicines, or operative interference … exercises directed to preserving health … (9)

così era anche per la scuola salernitana:

Se ti mancano i Medici, siano per te medici queste tre cose: l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta. … Alzarsi presto al mattino, andare a passeggio la sera, fanno l’uomo sano, e lo rendono allegro. (10)

Quando si parla delle stagioni, e la loro influenza sull’atmosfera e, di conseguenza sul corpo umano, si mette in evidenza che per mantenere una buona salute o per combattere le malattie di stagione, è bene cambiare stile di vita e alimentazione:

Change of seasons has to do with the kind of diseases peculiar to each climate. Consequently the prudent physician will carefully study his own climate and country in order to better treat the disease and maintain his patient’s health by an appropriate mode of life and in order to better choose the diet measures appropriate to that climate and country. (11)

Ibn Sīnā aggiunge che il corpo umano si adatta più facilmente al freddo della primavera che a quello dell’autunno, poiché la primavera lascia il freddo dell’inverno e l’autunno invece lascia il caldo dell’estate. Parla poi dell’effetto sul corpo umano dell’umidità, dei venti, dell’altitudine, e dell’influenza del mare o di luoghi rocciosi e di come il clima freddo stimoli non solo un corpo più forte, ma anche un carattere più coraggioso e audace rispetto al carattere timido degli abitanti dei paesi caldi che per costituzione sono più deboli ed invecchiano prima:

Residents of cold countries are usually strong, … in Abyssinian where people tend to become old even at the age of thirty and, due to excessive loss of vitality, are inclined to be timid. (12)

Ibn Sīnā, superando tutte le dispute religiose che considerano il vino “a Satanic device” (e.g. 5.19), aggiunge che bere un bicchiere di vino fa riguadagnare forza ed energia. Come riporta Scruton, Ibn Sīnā afferma espressamente nella sua autobiografia che, quando di sera comincia a leggere e poi si sente stanco, va a prendersi un bicchiere di vino e, quindi ritorna ai suoi studi e alle sue riflessioni con maggiore slancio:

At night I would return home, and occupy myself with reading and writing. Whenever I felt drowsy or weakening I would turn aside to drink a cup of wine to regain my strength, and then I would go back to my reading. (13)

Bisogna comunque considerare che il Corano aggiunge che i fiumi del paradiso sono pieni di vino, che diventano una delizia per chi ne beve. Satana, dice il Corano, può permettersi di bere il vino, poiché Satana fa uso di tutte le cose buone. Se vogliamo analizzare queste frasi, dobbiamo riconoscere che il vino diventa una ricompensa per coloro che in vita hanno bene operato e, quindi, hanno meritato il paradiso. Non è un diritto, quindi, ma un premio. Inoltre bisogna mettere sempre in luce il principio che sta alla base del Corano, vale a dire che l’eccesso in ogni azione va condannato, ma la giusta misura è permessa. Infatti, anche l’ebbrezza, se occasionale, può essere tollerata, ma l’alcool (al-ku|l) potrebbe diventare una dipendenza, ed è proprio la paura della dipendenza che fa vietare e, quindi, temere il vino. Dove il Corano è ambiguo (Satana fa uso di tutte le cose buone), e, non è possibile applicare l’imitazione (taql†d), bisogna procedere attraverso un proprio ragionamento e una propria interpretazione (ijtih…d). In questo caso, suggerisce Scruton, il vino diventa una ricompensa di cui se ne possono giovare coloro che sono in paradiso. Quindi, bere vino senza esserselo meritato è peccato per il credente, ma è un peccato veniale, che è permesso se ci si mantiene nei limiti accettabili.

Wine is not an entitlement, but a reward. To drink wine without deserving it is therefore a sin; but once the question of merit has been settled in your favour, you can join the symposium of the righteous. Sure, for the pious, this question of merit has been settled only after death. But it is only the most venial of sins to anticipate that event, and to help oneself a cup or two now. And this, note, is the attitude taken in the Thousand and One Nights, in which the Koranic ruling against wine is respected as an ideal to which mortals cannot easily attain, and the transgression of which would surely be forgiven by a loving God. (14)

Ritornando ai suggerimenti alimentari determinati dal clima freddo, bere un bicchiere di vino diventa salutare. Ibn Sīnā descrive dettagliatamente gli effetti del clima sul corpo umano ed arriva a determinare con estrema precisione come l’umidità e il caldo, tipici dei paesi meridionali favoriscano epidemie come il morbillo, il vaiolo, ecc., mentre le estati nordiche, con le loro temperature fresche e asciutte, sono molto più salutari. Gli umori, che sono alla base della ricerca medica sia di Ibn Sīnā che della scuola salernitana, subiscono delle variazioni proprio a causa del clima influenzando il fisico e di conseguenza anche il comportamento:

The diseases produced by chill are the various catarrhal conditions. A northerly type of summer which is particularly dry benefits phlegmatic men and women. Those of a bilious temperament are apt to suffer from a dry type of conjunctivitis and chronic fevers. The dominance of the atrabilious humor in a dry summer is due to the burning of bile which is readily available in this season. (15)

Sono salutari le calde vivande nel mese di dicembre; … fagioli e vino siano cari; 45 … il vino vecchio dissecca e infiamma il cuore, alimenta la collera 78 … Se vuoi vivere sano, se vuoi vivere felice, impara a bere poco … 79 (16)

Su una questione Ibn Sīnā e la scuola salernitana sono in disaccordo, vale a dire sulla digestione che viene ostacolata dal clima freddo secondo il Regimen Sanitatis, (“Il freddo raffredda, costipa, … rende il cibo indigesto e pesante … Il caldo … scioglie, irrita e apre … facilita la digestione … fa imbiancare, corrode … ” 283), mentre per il nostro filosofo è proprio il contrario; “Intense heat would produce pallor by destroying the blood brought to the surface. Hot air … impairs the digestion and increases thirst …Cold air makes the body firm and strengthens the digestion … 195 The winter is particularly beneficial to the digestion because: 1) due to cold, the vital force is enclosed in the body and thus becomes stronger and less prone to dispersion; 2) there is less fruit consumed during the winter; 3) the type of food is more natural: 4) there is less movement and activity after meals; 5) there is greater tendency to remain in warm places”200. Sulle considerazioni riguardo al clima secco o umido i pareri delle due scuole di pensiero sono concordi; “L’umido deterge, gonfia e rammollisce, insudicia e fa appesantire … Il secco consolida, rigenera … The winter is the most effective season for reducing the bilious humor ” 285. “Il freddo è calmante, ispessisce, stringe, immobilizza, indurisce, infine produce sopore e fa perdere la sensibilità.” 285
Troviamo brani da raffrontare quasi parola per parola quando si parla delle cause delle malattie, che ancora una volta sono determinate dalle stagioni e dai cambiamenti climatici. A mio parere, Ibn Sīnā è molto più approfondito e dedica pagine e pagine su tutte le condizioni di vita che producono effetti benefici o dannosi sul corpo umano. Infatti, quando esamina l’acqua – ferruginosa, salina, sulfurea, etc. –, e le conseguenze dei bagni – caldi, freddi, tiepidi, di sabbia, con aggiunta di oli balsamici, etc. –, fa una attenta analisi non solo sullo stato della persona – se è a digiuno o durante la digestione, o sulla qualità e quantità del cibo ingerito –, ma anche esamina con cura l’ambiente in nel quale viene effettuato il bagno. Quindi a seconda dei casi si producono effetti benefici o deleteri: “To enter a bath fasting will make the body very dry and make the person thin and debilitated (236), afferma Ibn Sīnā. Il Regimen Sanitatis annovera i bagni secchi come causa di febbre; “Art. 16. Causa della febbre. Una triplice causa genera la febbre, la fa durare e l’aumenta: la putredine, il restringimento dei pori, l’irregolare dieta, l’ira, la tristezza, il calore, il freddo, i bagni secchi, le vivande, le infiammazioni, l’insonnia, i digiuni e i tumori. Art. 17. Causa della febbre putrida. Il naturale umore denso e liquido, l’impedito defluire di esso, il cattivo chimo, la strettezza dei pori, sono le cause che producono la febbre putrida.” (321). Ambedue, come dicevo prima, insistono sull’importanza degli umori nello stabilire una condizione di salute o di malattia:

Nitrous baths and saline baths are beneficial for the head and chest when humors are constantly flowing into them (237).

… nel corpo umano sono quattro gli umori: il sangue, la collera, la melanconia e la flemma. La terra corrisponde alla melanconia, l’acqua alla flemma, l’aria al sangue, la forza ignea alla collera. Il sangue è umido e caldo, simile all’aria: la flemma è fredda, e umida, cisì come l’acqua. La collera è secca e calda, e si assomiglia al fuoco: la melanconia è fredda e secca, come la terra (235).

Anche la prevenzione, un concetto che la medicina odierna mette molto in risalto, soprattutto aiutata dalla tecnologia avanzata che offre al medico e al paziente la massima precisione, non solo nel diagnosticare le malattie, ma soprattutto, nel prevenirle, è un sussidio nel quale Ibn Sīnā ripone la massima fiducia, e che poi diventa il principio fondamentale della scuola medica salernitana. Allora erano solo i consigli sulle buone maniere da adottare per uno stile di vita sano e conforme all’ambiente e alla costituzione del proprio corpo, oggi ci vengono incontro le macchine che esaminano millimetro per millimetro il nostro corpo sezionandone ogni organo per verificarne la funzionalità. Questa pratica, comunque, non tiene conto della fragilità della mente umana, che, sottoposta ad un bombardamento di massima perfezione fisiologica, perfezione fisiologica che è pari alla perfezione estetica diramata dai media, dalla quale, invece, ci si deve difendere, la mente umana, dicevo, potrebbe cedere, poiché il soggetto vede il proprio essere trasformato in un esemplare non unico, ma globale, esemplare che deve rispettare parametri altrettanto globali, dove non esiste l’individualità, ma, al contrario, la perfetta simbiosi tra un essere e un altro, dove le configurazioni numeriche sono gli unici valori che diagnosticano uno stato di malattia o di salute. Un essere talmente identico all’altro da perdere la propria umanità fino a diventare esso stesso una macchina identificabile solo con un numero. Tutto questo per dire che è bene prevenire, ma senza esagerare sottoponendosi continuamente a ricerche estenuanti che minano l’equilibrio psicologico di quel soggetto che ancora non è paziente. Naturalmente, bisogna riconoscere che si fanno anche molti sforzi per cercare di riportare l’essere umano alla sua unicità, quando le ricerche tentano di adattare le varie terapie alle proprietà e alle caratteristiche del singolo, dosando i tempi e le formule chimiche dei medicinali da somministrare al paziente. Ecco qui riportati i consigli per prevenire i malanni e salvaguardare la salute come espressi dalla scuola medica salernitana e dal Q…n™n fi’-¥ibb.

La melanconia, l’ira frequente, l’eccessivo lavoro, queste tre cose in breve tempo consumano la vita: queste tre in vero ti costringono a correre incontro alla morte.(17)
E poco, e spesso tu berrai nel pranzo,
Ma nulla poi berrai da pranzo a cena.
Tu nel cenar pria di mangiar berrai,
Se brami sano mantenerti assai.
(18)

… the art of maintaining health consists in guiding the body to its natural span of life by paying attention to whatever things conduce thereto. … the art of preserving the health consists in maintaining equilibrium … 1) equilibrium of temperament; 2) selection of the articles of food and drink; 3) evacuation of the effete matters; 4) safeguarding the composite; 5) maintaining the purity of the air respired; 6) guarding against extraneous contingencies; and 7) moderation in regard to the movements of the body and the motions of the mind, with which may be included sleep and wakefulness. (19)

(1) S. Tommas d’Aquino, Opus, 71 – De Virt. et vit, cap. Ult.
(2) De Renzi S., Storia Documentata della Scuola Medica di Salerno, G. Nobile, Napoli, 1857: 110.
(3) Capparoni P., Magistri salernitani non dum cogniti, Terni, Stabilimento Poligr. Alterocca, 1924: 8. Mi preme di far notare come il Capparoni, già nel 1924, nel tessere le lodi della Scuola Medica Salernitana, parla di ‘regioni d’Europa’ come per mettere in evidenza il concetto di Europa Unita da regioni e non divisa da stati o nazioni.
(4) Sinno, A. (a cura di), Regimen Sanitatis, Flos Medicinae Scholae Salerni, Mursia Ugo Editore, Milano, 1987: xix.
(5) La circolazione del sangue a livello polmonare è quella parte del sistema circolatori che porta il sangue non ossigenato dal ventricolo destro del cuore ai polmoni e lo fa ritornare ossigenato nel ventricolo sinistro. Matteo Realdo Colombo (1516 – Cremona, Italia) è anche considerato il primo medico a descrivere la circolazione polmonare.
(6) Genere di sutura usata durante le operazioni che viene eliminata naturamente dal paziente in 90 giorni.
(7) Scienziato greco che visse e lavorò ad Alessandria nel secondo secolo dell’era comune (CE). Cfr. Volpe G., 1999, Il Medio Evo, Collana Biblioteca storica Laterza, Bari, Laterza.
(8) Sinno, A. (a cura di), Regimen Sanitatis, Flos Medicinae Scholae Salerni, Mursia Ugo Editore, Milano, 1987: 392-3.
(9) Avicenna, The Canon of Medicine, adapted by Laleh Bakhtiar, Translations by O. Cameron Gruner and Mazar H. Shah, Great Books of the Islamic World, Inc, Chicago, 1999: 12-13.
(10) Sinno, A. (a cura di), Regimen Sanitatis, Flos Medicinae Scholae Salerni, Mursia Ugo Editore, Milano, 1987: 5-7-9.
(11) Avicenna: 192-3.
(12) Avicenna: 210.
(13) Scruton, R. I drink therefore I am, Continuum International Publishing Group, London, New York, 2009: 109.
(14) Ibidem : 149-50.
(15) Avicenna: 198.
(16) Regimen Sanitatis, UgoMursia Editore, 1987.
(17) Regimen Sanitatis Scholae Salerni, Ugo Mursia Editore, 1987: 7.
(18) Gatto-Trocchi C. e Suozzi R. M. (eds.), La regola sanitaria salernitana, Tascabili Newton, 1993: 44.
(19) Avicenna (Ibn Sœnš, The Canon of Medicine, Great Books of Islamic World Inc., Chicago, 1999, p. 357-8.

Bibliografia

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Van Alphen J. Aris A., Oriental medicine: an illustrated guide to the Asian arts of healing, Serindia, London, 2003.
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