Vittoria Severini, nata nel 1966, si è laureata e specializzata in Storia dell’arte medievale e moderna dapprima all’università la Sapienza di Roma poi all’università di Siena 1240. Numerosi gli incarichi di collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dal 2009 è iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio con all’attivo un cospicuo numero di articoli redatti per riviste di arte e cultura. Lavora all’Agenzia Regionale del Turismo.

Ville, dimore e palazzi, un patrimonio ancora da scoprire nel cuore di Roma: una perla rinascimentale nella Roma contemporanea: la Casina del Cardinal Bessarione.

a cura di Vittoria Severini

Poco distante dalle monumentali vestigia delle Terme di Caracalla, incastonato tra le ampie mura di cinta cittadine e la vicina chiesa di San Cesareo in Palatio, sorge nella sua semplicità architettonica, il casino di campagna di uno dei grandi principi della chiesa romana, il Cardinal Giovanni Bessarione. Personaggio chiave della rinascita culturale italiana del Quattrocento, nacque a Trebisonda (Turchia) nel 1403 e morì a Ravenna nel 1472. Ebbe il primo approccio agli studi letterali nella città di Costantinopoli dove fu a contatto con la filosofia platonica. Nel 1423 divenne monaco basiliano della chiesa orientale e nel 1437 ottenne la nomina di metropolita di Nicea. Questo importante incarico condurrà le sue scelte politiche e religiose verso l’unificazione delle due chiese di Oriente ed Occidente, separate dallo scisma del 1054 a seguito delle riforme di papa Leone IX (1048-1054). Creato Cardinale da papa Eugenio IV (1431-1447) ebbe numerose, alte cariche come quella di vescovo di Siponto, di Mazara, di Sabina e di Tuscolo; ma l’importanza del Bessarione è soprattutto legata al mondo umanistico, filosofico ed “intellettuale” dell’epoca. Egli infatti seppe magistralmente coniugare la primigenia lezione scolastico-ascetica con la passione verso le scienze naturali ed il platonismo. Tradusse in lingua latina alcuni dei più importanti testi greci, come la Metafisica di Aristotele e i Memorabili di Senofonte; si preoccupò, inoltre, di divulgare in occidente l’autentico platonismo, data la vasta diffusione, presso le corti italiane, delle nuove correnti del neoplatonismo e del neoaristotelismo. Nel corso della sua vita e dei numerosi viaggi, raccolse un cospicuo numero di volumi che lasciò in eredità alla Serenissima Repubblica di Venezia creando il primo nucleo dell’odierna Biblioteca Marciana. Con questo suo gesto il Bessarione desiderava che un patrimonio così inestimabile divenisse pubblico dopo la sua morte: Venezia non solo era una città sicura, laica, ma al tempo stesso rappresentava per i profughi greci la traslazione occidentale della loro Bisanzio. Mecenate, letterato, amante dei testi antichi e delle arti, non stupisce che il cardinale si fregiasse, secondo la moda del tempo, di una piccola villa lungo l’Appia (ora via di Porta San Sebastiano), la via “sacra” degli antichi Romani. Non è un caso infatti che nel 1983 durante dei lavori di scavo lungo il perimetro della casina, si siano rinvenuti due grandi sepolcri quadrangolari del I sec. a.C. ed i resti di un grande edificio con almeno tre fasi costruttive: la prima è relativa ad alcune rovine di una fondazione, la seconda a due spazi e due muri identificabili nei resti di tabernae ed infine la terza fase attinente la costruzione di due unità abitative. Attribuibile alla fase medioevale è invece l’ospedale annesso alla chiesa di San Cesareo (individuabile nella metà sud-ovest della fabbrica) che divenne in seguito sede di un monastero di monache benedettine, allontanate poi da Eugenio IV nel 1439. Nonostante il trascorrere dei secoli, edificio appare ancora oggi come un piccolo gioiello immerso nel verde di alberi e siepi. Dell’intero complesso architettonico ciò che cattura l’occhio del fruitore è sicuramente la loggia, formata da piccole colonne di spoglio con capitelli dorici e ionici. Armoniosa nelle simmetrie e delicatamente affrescata con motivi bucolici, essa, rappresenta il fulcro dell’intera progettazione anche per la sua funzione di passaggio obbligato per chi volesse accedere agli appartamenti nobili; una sorta di trade union tra la natura e l’uomo, l’anello di congiunzione tra Dio e le sue creature. Del resto come in tutte le ville rinascimentali non può mancare l’elemento paesaggistico rappresentato dal giardino di “contemplazione” dove forme simboliche prendono vita, al solo scopo di allietare la serena meditazione del padrone. Si suppone inoltre che il retro dell’edificio fosse corredato da una torre, elemento tipico dell’architettura romana, attualmente scomparsa. Al di sotto della loggia si disloca il piano seminterrato, destinato ai servizi, in modo da non svalorizzare la parte superiore dedicata al signore e articolata in ambienti di rappresentanza, come sala regia, il vestibolo, la sala da pranzo e in appartamenti privati quali lo studio, la camera da letto. Tutte le stanze sono affrescate con motivi vegetali e animali oltre ad essere completate da ampi camini e dibattuti stemmi araldici di un alto prelato della curia romana il Cardinal Zeno (1439-1501). Questa scoperta ha generato dubbi e ipotesi circa la vera proprietà della dimora, controversie a tutt’oggi non ancora risolte. L’area è visitabile il sabato e la domenica per gruppi non superiori alle 15 persone, prenotando allo 060608 tutti i giorni ore 9.00-19.00. Per qualsiasi informazione consultare il sito http://www.060608.it/it/cultura-e-svago/beni-culturali/beni-architettonici-e-storici/casina-del-cardinal-bessarione.html