Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

Continua la serie The Passenger iniziata a giugno con l’Islanda con lo stesso formato e caratteristiche editoriali. L’Olanda, differentissima dall’Islanda per caratteri naturali e civilizzazione, è, per molti aspetti, un laboratorio europeo per quanto attiene il futuro della democrazia rappresentativa insidiata dal populismo e dal nazionalismo islamofobo di Wilders (diario di un’elezione tremendamente normale di George Blaustein) che pure è stato sconfitto alle ultime elezioni, l’atteggiamento in apparenza tollerante verso gli squatters che occupano case sfitte e le trasformano in “spazi abitativi o di lavoro per artisti e imprenditori“,Trovare occupazione okkupando (di Sophie Knight pp.101-106) il calcio totale (Requiem per il calcio totale di David Winner pp. 109-123 ) specchio della società e del paesaggio olandesi, la generazione di musicisti gabber (de le infiltrazioni di naziskin al suo interno,( pp.109-123 di Federico Chiari) la gestione delle acque (pp. 146-160 di Martin Hendriksma)con una importante cronologia -scheda verde del controllo delle acque in Olanda (pp 157-158), e l’hamburger più caro del mondo ( pp. 163-176 di Agnese Codignola). Infine vorrei segnalare l’unico e profondo Amare Amsterdam pensando a Bruxelles di Stefan Hertmans.
Ci sono altri saggi che il lettore può sfogliare prendendo in mano l’agile libro, ma questi sono qualificanti.
In particolare l’emergenza di Wilders alle ultime elezioni è il segno di un fatto importante. Anche se egli ha perso le elezioni, le ha vinte. Geert Wilders si sta impadronendo della politica olandese: “È difficile stare al passo. O Wilders indica un punto di rottura con la tradizionale tolleranza olandese, o rappresenta l’affiorare di una qualche patologia nazionale” (p. 76). L’autore del saggio ricostruisce la dinamica delle elezioni e dei discorsi fatti dopo le elezioni dai vari partiti mettendo in evidenza i risultati di ciascun gruppo (pp. 79-80) per concludere con una immagine tratta da Henry James che è emblematica della politica olandese: “Mentre si trovava ad Amsterdam James notò una domestica dalle guance rosee che spruzza dell’acqua con uno strano congegno di rame lucidato sulla facciata maestosa di un’elegante palazzo che pare non meno immacolato di lei. La donna stava pulendo un palazzo che era già pulito. La scena suscita non poche domande, a cui si può rispondere solo con una risata. Che sta facendo, e perchè lo sta facendo?” Il commento di Blaustein a questa immagine è: “Non so cosa succederà. Forse queste elezioni sono state solo un diversivo, un po’come pulire un palazzo che è già pulito. Il problema non è lo sporco” (p. 80).

Trovare occupazione okkupando” fa il punto sull’occupazione di edifici soprattutto ad Amsterdam da parte di giovani talenti creativi.
Fino agli anni novanta c’era uno spirito tollerante ed occupare era facile. Con l’insediamento di una giunta conservatrice la situazione cambiò e furono eseguiti alcuni sfratti. La reazione non si fece attendere e nell’anno 2000 l’amministrazione creò un “ufficio incubatore” “per rimpiazzare la funzione che fin lì era svolta dalle occupazioni: rendere fruibili gli edifici abbandonati e permettere a musicisti, artisti, ballerini e neolaureati di sbocciare, liberi dalle pressioni del caro affitti.

Quello che colpisce il lettore italiano dell’articolo è la differenza netta di atteggiamento nei confronti degli squatters tra italiani e olandesi. Mentre gli italiani non riconoscono gli squatters e li guardano come criminali, gli olandesi trattano con loro. Ad Amsterdam scrive Knight, “la cultura delle occupazioni fa parte della città. Negarla significherebbe negare la città stessa“. (p. 106).

L’articolo sul calcio olandese della generazione di Johan Cruijff spiega il fenomeno del calcio totale olandese dei primi anni settanta e che ora si è spento in modo, sembra, definitivo, ricorrendo alla società e al paesaggio olandese, e anche alla pittura olandese. Scrive Winner: “Anni più tardi, riflettendoci a mente fredda, ho percepito una sorta di connessione tra l’arte e l’architettura dei Paesi Bassi e gli straordinari schemi di gioco messi in campo dalle grandi squadre olandesi. Mentre lavoravo al libro, ho parlato con artisti, architetti, accademici, e alla fine ho trovato una risposta. L’utilizzo intelligente e singolare che gli olandesi facevano dello spazio sul campo da gioco rispecchiava secoli di gestione e sfruttamento dello spazio limitato di cui il loro paese disponeva“. (p. 109).

La sensibilità e il senso di responsabilità degli olandesi per la regolamentazione delle acque in cui eccellevano fino al XVIII si è venuto poco a poco affievolendo dando luogo ad una sorta di irresponsabilità ed all’idea che irregimentare rigorosamente le acque del Reno sia un errore al quale si può rimediare dandogli la possibilità di espandersi vieppiù nel suo corso che è però regolato da un rubinetto il cui regolatore è Blok. Scrive Hendriksma: “Il rubinetto dei Paesi Bassi è stato realizzato nel 2012 come primo progetto nell’ambito del programma “spazio per il fiume”. Il Reno è stato imbrigliato. Non per costringere il fiume entro argini ancora più alti, ma per concedergli invece più spazio nei momenti di piena, come a un ospite gradito.” “Solo in caso di una piena straordinaria si farebbe ricorso al rubinetto. Se si verifica una piena del Reno, ogni centimetro d’acqua può fare la differenza e determinare l’eventuale confine tra lo starsene all’asciutto e una breccia nella diga” (p. 150). Però il senso di responsabilità nella regolamentazione delle acque si è affievolito, e questo è un segno dei tempi.

L’Olanda è all’avanguardia nella produzione della carne coltivata, che non ha nulla a che vedere con la carne artificiale. La carne coltivata, infatti, si ricava dalle fibre muscolari di animali vivi e, una volta prodotta attraverso prelievi della muscolatura di animali vivi si cucina dando luogo ad “un impasto di circa quaranta miliardi di cellule raccolte in 20.000 fibre muscolari, ravvivate con succo di barbabietola e zafferano, tenute insieme da polvere d’uovo e pan grattato, e poi cotte con una noce di burro e un cucchiaio di olio di semi. Il risultato a detta dei due assaggiatori, è soddisfacente, anche se perfettibile, dal momento che, mancando i grassi, risulta un po’asciutto e non troppo morbido.” È chiaro che la palatalità si può migliorare. Tuttavia se questo prodotto sarà posto sul mercato e diffuso, cambierà la moralità e i costumi in essere.

Non resta ora che esaminare il saggio che occupa la parte centrale del volume e fa da spartiacque fra la prima e la seconda parte. L’autore è Stefan Hertmans, fiammingo, uno dei più importanti autori fiamminghi contemporanei, scrittore di romanzi, poesie, saggi e opere teatrali (p. 84). Direi che questo è il testo più coinvolgente. Ci fa sapere che una città si fa conoscere attraverso l’amore per uno dei suoi abitanti, in questo caso una donna, che Hertmans conobbe, come lui dice, vent’anni fa, su una piccola isola greca. Anche a me che scrivo è capitato lo stesso con Siviglia.
Ritornando a Hertman, ritengo che questo testo letterario, certamente poetico, debba essere letto da ciascuno e meditato come soffio poetico da ciascun lettore. Particolarmente significativo quello che scrive a pagina 91: “… Amsterdam è una città dove torno e mi sento a casa, ma dalla quale devi anche andare via, perchè probabilmente non ci potrei vivere in modo stabile: per scrivere ho bisogno di un ambiente diverso, meno caotico e meno avvezzo a sputare sentenze, dove si vive bene anche senza avere un’opinione su tutto, dove l’assenza lascia vedere la sua poesia difficilmente afferrabile, dove posso prendere le distanze da ciò che desidero…. ” (p. 92) La consapevolezza critica è quello che caratterizza questa città. Essa si esprime nelle parole più che nell’estetica della città. Continua Hertmans “Questa consapevolezza linguistica mi ha sempre fatto percepire Amsterdam come ebraica, più ebraica di altri luoghi, un posto in cui mi sentivo di casa pur senza appartenerle, ma che desideravo perchè sembrava promettermi qualcosa che nella nostra educazione belga linguisticamente caotica era rimasta troppo spesso assente: voglio dire l’esperienza di una continua critica linguistica in quanto identità, ma intendo dire anche il venir meno delle ambizioni urbanistiche, così evidenti in altri luoghi, così ininfluenti qui, una specie di indifferenza verso le cose materiali”.. (p. 92). Anche chi scrive si è fatta una idea della città ed ha notato l’essenza ebraica di Amsterdam, pur da turista.

Ecco quindi un libro da amare più che da leggere e riflettere, che libera l’Olanda dai vari pregiudizi e stereotipi che la serrano, ed apre le porte, come il rubinetto che regola il flusso delle acque del Reno, verso il futuro.

Olanda. The passenger. Per esploratori del mondo Book Cover Olanda. The passenger. Per esploratori del mondo
AA. VV con illustrazioni di Massa. E.
Saggistica di viaggio
Iperborea
2018
192