Cristina M. D. Belloni nasce in Lunigiana e si trasferisce in tenera età in Liguria. Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea. Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, durante tutti gli anni ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste . Inoltre affiancherà attivamente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza. Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.

Il difficile linguaggio dell’Arte Contemporanea

Cosa si vede oggi nelle gallerie e nei musei d’arte moderna? Quale significato dare alle inusitate forme, formule e colori dirompenti della produzione artistica contemporanea? Come capire la validità e serietà di quegli operatori che presentano al pubblico le loro creazioni, così lontane dall’aulico quadretto paesaggistico che, se pur a volte non di buona fattura, riusciva sempre a farsi “capire” così bene?
Questi in sintesi, i perplessi quesiti che potrebbe giustamente porsi un così detto “profano”, una persona cioè, che volendo accostarsi al mondo dell’Arte, non sappia da che parte guardare, un quadro o una scultura per la mancanza quasi totale di ogni riferimento naturalistico.
Le risposte a queste domande non sono certamente semplici, né da sole bastano a fugare ogni nebbia sui vari aspetti e sulle ragioni del comportamento artistico dagli inizi del ‘900 in avanti.
Le difficoltà che si possono incontrare avvicinandosi alla produzione artistica attuale, hanno soprattutto in due fattori concomitanti le loro cause: l’abbandono delle motivazioni di carattere rappresentativo dei secoli scorsi, che nella pittura avevano il solo mezzo per riprodurre una realtà sfuggevole o per raffigurare idealizzazioni storiche o religiose, e, d’altra parte, la ricerca di nuovi linguaggi espressivi non “racchiusi” da forme riconducibili al “reale”, ma libere di imporsi come “reali” esse stesse.
Le arti visive, pertanto, sono andate via, via affinandosi filosoficamente, e allontanandosi da quell’impatto immediato che può offrire, ad esempio, un quadro di stampo “veristico”.
Per contro, però, la preparazione culturale contemporanea non sempre, anzi quasi mai, si è preoccupata di indagare sull’aspetto evolutivo dell’arte, spesso considerata alla stregua di prodotto artigianale, calcolandone la validità sulla base di concetti elaborati antecedentemente e ritenuti erroneamente sempre validi e immutabili. In realtà l’idea di “Bellezza” in senso artistico è andata sempre mutando nel corso del tempo (ma questa è un’altra storia…).
Da ciò nascono due posizioni, tra loro differenti ma il cui risultato è simile: l’avversione ed il rifiuto dell’espressione artistica attuale.
Da un lato troviamo ad agire la mancanza di metri di giudizio che lascia al gusto soggettivo la determinazione del valore da attribuire ad un’opera. Dall’altro la possibilità, per lo meno teorica, che un qualsiasi prodotto artistico, anche presentato sotto l’autorevole egida di “Arte Contemporanea” possa non avere effettivamente il valore ad esso ascritto ( quante volte si è sentito ironizzare sulle immagini scomposte di Picasso??!!).
La capacità di valutazione nel campo artistico è guidata da canoni precisi e da criteri tecnici che partono da una profonda conoscenza dell’evoluzione storica dell’Arte. Il più delle volte questi criteri sono sconosciuti agli occasionali fruitori e di conseguenza è naturale che essi rimangano interdetti di fronte a ciò che osservano, così diverso dell’immagine “romantica” che ancora aleggia nella nostra cultura.
Ad ogni buon conto per chi, sia pur “inesperto”, desideri apprezzare ciò che accade oggi nel mondo dell’arte, le chiavi di lettura possono essere la sensibilità personale nel porsi davanti ad un quadro senza preconcetti, e la disponibilità mentale nel non voler a tutti i costi “vedere” qualcosa, lasciando invece affiorare le sensazioni, positive o negative, che l’esperienza artistica possa far nascere.
Cristina M. D. Belloni

L’immagine di copertina ritrae l’opera di Vasilij Kandinskij Punte d’arco 1927

Il difficile linguaggio dell'arte contemporanea Book Cover Il difficile linguaggio dell'arte contemporanea
Cristina Belloni
Critica d'arte
2018