Nato a Viterbo il 25 ottobre 1991, laureato in  lettere (Università della Tuscia) e appassionato di musica (jazz, prog, elettronica).

Dopo la metà degli anni Settanta i vizi e gli strizzacervelli assunti dai post-hippy/nuovi reazionari si fanno sentire.
La gente è pazza.
Non si riesce più a tenere il controllo. Arti visive e musica iniziano ad essere una cosa sola. Il concetto spettacolare del live viene arricchito dai laser e dalle rivisitazioni dadaiste degli artwork. Tutta la scompostezza sonora, la destrutturazione e la concezione free anarcoamericana sono assorbite da Arto Lindsay, vero genio della corrente no wave e proto noise.
L’altro illuminato, Brian Eno, ci vede lungo nel raggruppare, quasi scolasticamente, le migliori menti emergenti dell’experimental nella compilation storica di “No New York”.
Se esiste qualcosa di degno da poter sottolineare deve saper usare feedback, esplicare rumoristica con chitarre, basso o al limite con il sax.
I DNA, insieme ai Mars, ai James Chance & The Contortions e i Teenage Jesus & The Jerks di Lydia Lunch, propongono il concetto di No Wave. Il rifiuto di appartenere a qualcuno e di rappresentare qualcosa. C’è solo la libertà di essere.
Delle piccole opere tinte dal male di vivere della raccapricciante scatola che imprigiona il nostro spirito.
Grazie agli insegnamenti di Glenn Branca, maestro del wall of sound, del feedback e del noise, si formano innumerevoli band dedite a queste meravigliose angosce sonore. I DNA esordiscono con la spiazzante “You And You”, vero saggio dell’arte di Lindsay, e propongono nella compilation “No New York” autentici capolavori come la danza rumorosa di “Size”, il razzo di “Lionel” e i clangori roboanti di “Not Moving”. Il loro unico album, esce nel 1981, con il titolo di “A Taste Of DNA” e rappresenta uno degli esempi più brillanti.
Il basso contorto, quasi sbruffone verso il revival funky tanto declamato dai settori free modernisti, esce fuori nell’iniziale “New Fast“. Note veloci, con geometrie incastrate perfettamente nella lotta delirante tra voce e batteria. Arto si dimostra maestro anche nel mostrare uno stilema vocale che verrà preso in considerazione dai vari Albini e Yow..
Nel minuto scarso di “5 30“, in mezzo al suono saturo della chitarra, il frontman riesce ad articolare frasi come per magia. Dimostrare che in mezzo a tanto caos si riesce a trovare un modo per pronunciare qualcosa; non tanto per farsi comprendere, ma almeno per incarnare un messaggio.
Blonde Red Head“, apice del disco, vede dialogare gli strumenti in un mood più riflessivo, attendendo il momento giusto per esplodere. Il segnale questa volta è di arresa.
Ma ci vuole poco per far crollare la compostezza raggiunta. “32123” introduce le schegge spigolose di Lindsay in “New New” e il lied minimalista rumorista di “Lying On The Sofa Of Lie“.
Musici alieni sprofondano in Arcadia. Visioni primitive. L’uomo e l’universo.

A Taste of DNA Book Cover A Taste of DNA
DNA
No Wave
1981