Letizia Dimartino ci regala un secondo racconto. Questa volta sono istantanee che dipingono il rientro in città al termine delle vacanze. Quando settembre arriva con i suoi gesti lenti e quella sottile malinconia. Buona lettura

TORNO IN CITTÀ

Torno in città e il campanile segna le dodici, in fondo, lì dove ci sono strade e palazzi antichi. Sopra ci sta una nuvoletta. E intorno la vallata di verde denso.

Torno in città e le vetrate si possono tenere aperte e si sente il treno passare vicino, ma ogni tanto, nel silenzio della costa pietrosa, e gli alberi brillano

Torno in città e i due ospedali vicini sembra riaprano. Invece sono stati qui in attesa di noi che abbiamo avuto una estate al mare e ce ne siamo dimenticati. Hanno finestre illuminate come in inverno, come sempre. E questo mi dispiace

Torno in città e i Suv sono posteggiati davanti alle farmacie e le donne che li guidano non si accorgono di quel che fanno. Ma loro stanno sospese e nere

Torno in città e il fruttivendolo ha verdure umide e pesche settembrine e c’è odore di vita vera. Lui respira in altro modo e saluta con voce ritrovata

Torno in città e le tapparelle sono ancora sollevate e l’ombra nelle stanze dura di più e il letto ha una frescura diversa e il lenzuolo non brucia. E io penso di più

Torno in città e la notte passa leggera. Non ci sono gli alberi che sbattono e il mare non riesco neanche a sognarlo. Al mattino l’odore del caffè è intenso e sembra ci sia freddo

Torno in città e i libri stanno fermi in attesa di me, poggiati e allineati. E io li leggerò nelle domeniche di settembre, quando mi sento triste e tutta la casa ha un silenzio senza colore

Torno in città e i tetti dei palazzi appaiono più grigi e pure la pietra antica e pure le strade e ogni tanto goccioloni grandissimi bagnano il geranio impolverato sul balcone

Torno in città e i giornali si ammucchiano sul tavolo, e il letto non ha più grazia e la cucina è soffocante ma il mio corpo vuole risposte e io non so che dire. Solo che le nuvole sono ampie e bianche e le strade hanno passanti anziani e lenti come me

Torno in città e mio marito esce nel mattino. Cammina diritto e sa dove andare. Tutti i mariti del mondo lo sapranno

Torno in città e la gente porta a spasso i cani. Sono tanti, odorano le aiuole, fanno “dei giri immensi” come l’amore

Torno in città e sono senza gatti, vorrei un micio che sostasse in balcone la sera a guardare la luna di settembre poggiata sui tetti. Invece si fa buio prima e io ho già la mia poltrona pronta con i cuscini di fronte alla finestra e guardo un tramonto che mi mette sonno e pure desideri. Tanti

Torno in città e i negozi avranno vetrine più luminose e manichini dalle parrucche colorate. Maglioni e impermeabili e borse e cappelli e il lucido dei pavimenti. Le ragazze fumeranno e avranno occhi di nero bistrati

Torno in città e vorrei vedere qualcuno che mi sta a cuore. Vorrei che il mio pensiero durasse un intero inverno. E che ci fossero speranze. Ma tutto mi resta dentro in quel dentro che si chiude stretto. Fuori piove piano

Torno in città e nelle scale del mio palazzo si sente odore di pietanze e può anche sembrare Natale. Però è troppo presto per pensarlo e chiudo la porta

Torno in città e le auto sostano in fila lungo la strada principale, due anziani attraversano con le borse della spesa, un bambino ha una bici che trascina e il cielo promette un temporale. Le vetrate sbattono. Viene una paura e un brivido nelle braccia da coprire. Oh il senso del peccato…

Torno in città e la buca delle lettere è semi vuota. Un tempo la trovavamo pienissima e io passavo il tempo a leggere ciò che era arrivato ed era bello quel momento fra lettere e cartoline con saluti e baci

Torno in città e le tende svolazzano nella corrente delle stanze e io ho un dolore che copre tutto, financo il blu dei monti che mi sono amici. Aspetto le nuvole invernali per ricominciare a lamentarmi. Ho amiche che promettono visite e poi non vengono, ma io voglio solitudine e parole, insieme

Torno in città e i supermercati si riempiono e quando suonano le campane la gente non le ascolta e compra confetture e biscotti. Lo slalom nei corridoi fra lattine e bottiglie e le auto cariche. A volte si è anche felici con le buste in mano, ma anche no. Però le campane hanno finito di suonare e le ho sentite solo io

Torno in città e le donne cambiano tinta ai capelli bruciati dal sole e sono contente e si guardano negli specchi degli ascensori. Io li ho grigi e senza tempo e non vanno più guardati

Torno in città e i figli partono e lanciano uno sguardo breve al momento del saluto, mentre fuori il vento ci spaventa. Aerei e lontananze e il sottile senso del mai più, del dopo, del chissà quando

Torno in città e i cinema hanno sale piene e si aspettano film nuovi, mentre credo di aver perso anche questo, e da molti anni. Poi mi faccio raccontare dai parenti che hanno visto ma sono distratta e forse è meglio e mi prende un sonno improvviso

Torno in città e le librerie sono silenziose e fresche e senza più polvere. Ci sono libri per chi ha sere lunghe e comodini pieni di cose. Le cose della vita, piccole e inutili. Le cose

Torno in città e guardo fotografie, le metto in fila e mi sembrano non più mie. Eravamo con sorrisi e bambini nelle braccia e occhi verdi. Ora non voglio vedere questo tempo sfuggito. I cassetti vengono riordinati in autunno, quando i pomeriggi si accorciano e c’è poco da fare. Ma questo vale solo per me, lo so

Torno in città e riapriamo gli armadi e togliamo il passato in un attimo, riempendo sporte. Viene una felicità perché così si butta il vecchio e tutto quello che noi fummo e non ci piacque. Restano gli abiti veri, e gli anni in cui gioimmo. La mattina si fa lunga e i maglioni sono ancora colorati e penso che le persone ne metteranno di nuovi e tutto può cambiare col cielo che si addensa e il freddo che mi tocca dentro

Torno in città e rovisto cassetti, chiedendomi se altri lo fanno pure. Comprerei stoviglie diverse e cambierei mobili, questa casa ha avuto tante trasformazioni e io ho ancora negli occhi il bianco e l’azzurro di quella al mare. Poi sistemo la carta da lettere non più utilizzabile e mi viene la nostalgia immancabile per quel che ci dicemmo e scrivemmo. Io e gli altri. E poi mi arriva una email e sorrido

Torno in città e vedo la gente con le spalle coperte, con un ombrello sotto il braccio, con sciarpe leggere attorcigliate e capelli svolazzanti. Penso che non potrò mai più uscire e allora cerco di dimenticare. Guardo le scarpe allineate e la città che fuori fa un rumore leggero

Letizia Dimartino

Torno in città Book Cover Torno in città
Letizia Dimartino
Prose poetiche