Diploma maturità classica – Laurea in Giurisprudenza in 3 sessioni e mezza – Pratica legale – Pallavolista di successo – Manager bancario e finanziario – Critico musicale dal 1977 – 6 mesi esperienza radio settore rock inglese ed americano – Studi continuativi di criminologia ed antropologia criminale – Lettore instancabile – Amante della letteratura noir e “gialla “ – Spietato con gli insignificanti. Fabio è venuto a mancare nel maggio del 2017. Ma noi abbiamo in archivio molte sue recensioni inedite che abbiamo deciso di pubblicare perché sono davvero parte della storia della critica musicale italiana

Qualcuno fermi Pansa, per carità! Pubblicato il discreto libro sulla terza età, è di nuovo in libreria con questo corposo libro strutturato esattamente come il precedente, attraverso dialoghi tra due persone in cui si viene a descrivere, in questo caso, l’Italia che fu e che è. Qui il narratore è Paolo 82 anni, in realtà Pansa stesso, e l’interlocutrice la giovane Carlotta, figlia di un collega. Il fatto è che Pansa si ripete e ci assilla con racconti del prima, durante e dopoguerra, sempre incentrati su donne mature letteralmente assatanate, che non fanno altro che accoppiarsi con giovani, di cui si reputano “educatrici sessuali” ed, in senso opposto, signori molto grandi di età che finiscono con l’andare a pagamento con giovani ragazzotte desiderose di rimpinguare il loro conto in banca. Tantissime le storie che vengono raccontate nel volume, alcune se vogliamo anche divertenti ma, il libro ha uno spessore quantomeno discutibile per due terzi. Alla fine, ci si annoia col ripetersi di situazioni boccaccesche che molto spesso vedono protagonista lo stesso Pansa nei panni di una sorta di satanasso perennemente infoiato che è sempre alla ricerca della sottana maggiormente disponibile. Francamente, mi aspettavo ben altre riflessioni e ragionamenti! Poi, come folgore col cielo sereno da pag. 224 il libro cambia completamente passo e contenuto. Pansa torna a fare quello per cui è diventato famoso e cioè il ritrattista e commentatore politico e le pagine miracolosamente decollano. Il ritratto di Berlinguer è formidabile, quello di Craxi sicuramente poteva essere fatto meglio, di Renzi si dice che “ci si sente molto meglio ora che non lo si vede così frequentemente in TV”. C’è il recupero di pagine già lette sui suoi volumi in precedenza, come quelle sul terrorismo rosso, sul leggendario GDB De Benedetti, storico direttore de “La Stampa” che a Pansa diede l’imprimatur come cronista, sul defunto direttore de “L’Espresso” Claudio Rinaldi, morto per una sclerosi multipla a 61 anni, al quale l’autore era particolarmente legato e persino sul testimone clou della strage di Piazza Fontana del 1968 a Milano, il tassista Rolandi, morto malamente a causa dei tanti stress e le minacce ricevute per la sua testimonianza su quegli orribili fatti. Interessante l’amara profezia del Principe Nero Junio Valerio Borghese che, nel 1971, già descriveva perfettamente al giornalista dove saremmo arrivati. Comunque la sensazione è quella di un oramai stato avanzato di defaillance senile nella scrittura che sta procedendo, ahimè, a grandi falcate! E dispiace dover stare qui a sottolinearlo per onestà di recensore. Resta la definizione, nelle note di copertina del nostro ex premier come rappresentante massimo del bullismo imperante. Non sconvolge l’ignoranza abissale della giovane Carlotta sulle italiche faccende, né il pessimismo dell’autore che conclude dicendo che l’Italia non c’è più e che per il futuro si immagina un ulteriore deterioramento della situazione complessiva, sia politica che sociale. Comunque, il libro è una mezza delusione e l’occasione non viene sfruttata per considerazioni più pertinenti e si è voluto un po’ troppo strizzare l’occhio alle esigenze dei più pruriginosi. DUE STELLE e nulla di più, in virtù dell’ultima parte più accettabile sicuramente.

L'Italia non c'è più Book Cover L'Italia non c'è più
Paolo Pansa
Saggistica
Rizzoli
2017
319