Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Befor and After Eno. Quando è arrivato in redazione questo libro ho pensato di farlo leggere ai due esperti di musica che collaborano con la rivista. Poi mi sono detta: “No, voglio leggerlo io che di musica so poco o niente. Voglio vedere se mi fa venire voglia di ascoltare ciò di cui parla.” Bene. Ora, mentre scrivo questa recensione, mi sto ascoltando Velvet Underground, Soft Machine, e altra musica anni ’70 che, certo non ignoravo, ma che avevo sempre ascoltato distrattamente. Se questo può valere per far capire quanto sia bello, interessante e, soprattutto, ben scritto questo libro, allora credo di aver fatto bene a decidere di leggerlo io.
Con questo libro Marco Calloni ci regala qualcosa di più di una biografia di Brian Eno. Questo è un libro di storia della musica, della incredibile e irripetibile atmosfera cultuale di buona parte di gli altrettanto incredibili e irripetibili anni ’70. E oltre. Sono pagine zeppe di notizie, dati, nomi, episodi e fotografie. Davvero una miniera in cui si immergeranno con avidità gli appassionati ma anche coloro i quali hanno sempre approcciato la musica con interesse più tiepido. Perché questo libro si legge quasi come fosse un romanzo. E si respira una certa Londra underground, la scena musicale tedesca con tutta la sua adrenalinica ricerca, la New York di Wharol e tutto un complesso di avanguardie artistiche di cui, ancora oggi, in parte, possiamo assaporare la vitale eco.
Un libro che si capisce subito quanto lavoro abbia dietro, quanta passione e quanta ricerca. Leggendolo si capisce quanto non sia facile scrivere di un personaggio come Brian Eno e di quanto sia impresa pressoché impossibile poter dire chi fosse. Credo che una parziale risposta sia in alcune frasi dello stesso Eno riportate da Calloni: “La cosa migliore per me sarebbe quella di pubblicare ogni album sotto nomi diversi. [ ] La gran parte delle band incide un album, poi il successivo e poi un altro ancora: una modalità lineare che indica loro come deve essere l’album seguente. Invece, nel mio caso, non c’è quel tipo di linearità di sviluppo […] Mi riservo la possibilità di una certa flessibilità di movimento. […] Ritengo sia la condizione migliore in cui possa trovarmi.”
Questo “strano filosofo” è sicuramente un uomo, un artista tanto più interessante quanto meno facile da classificare. Parlare di lui è, certo, parlare di musica ma uno degli aspetti più forti di questo libro è parlare di arte in generale, come parlare di arte in generale è l’approccio migliore per parlare di Eno. Un musicista “non musicista” per cui la musica è una cornice, una delle espressioni artistiche ma non la sola. Un artista che, in qualche modo, elogia l’errore come possibilità. E non è cosa da poco.
Musicista dicevamo ma anche inventore di suoni, produttore, pittore e altro ancora. Questo libro non racconta solo la sua mai finita evoluzione ma racconta l’evoluzione stessa della musica anni ’70 di pari passo con la più vitale sperimentazione. Quella sperimentazione che, nel suo caso, ha rappresentato un modo di “fare musica” trascurando i tecnicismi per privilegiare qualcosa di più naturale. Un nuovo approccio aperto a nuove possibilità.
Anche chi non lo conoscesse (e credo siano davvero in pochi) lo ha certamente conosciuto attraverso altri nomi, forse senza neppure rendersene conto. Fu lui, infatti, a dar vita alla scintilla musicale dei Roxy Music con i non sempre facili rapporti con Bryan Ferry. Sempre lui il deus ex machina dietro la magia berlinese del Bowie di dischi come Heroes. E ancora lui tra le note dei Devo e di autentici capolavori come The Unforgettable Fire e (ancora più, almeno per me) The Joshua Tree degli U2.
Calloni ci racconta Eno proprio dagli esordi con la Scratch Orchestra e la sua musica “in libertà”, Stockhausen e la filosofia di John Cage. Il suo esordio da solista e la sua particolare Oblique Strategies che contiene una delle sue massime non solo più famose ma, sicuramente, più legate al suo lavoro e cioè “onora il tuo errore come intuizione nascosta” come abbiamo ricordato prima. Un musicista non musicista che, proprio grazie a questo suo rifiuto dei parametri e delle regole compositive condivise, ha permeato di sé quasi tutti gli ultimi cinquant’anni di musica.

Befor and After Eno Book Cover Befor and After Eno
Marco Calloni
Biografie
Meridiano Zero di Odoya
2015
331