Nato a Viterbo il 25 ottobre 1991, laureato in  lettere (Università della Tuscia) e appassionato di musica (jazz, prog, elettronica).

Si deve venerare il primo sibilo elettronico sfornato dai padri del genere in qualsiasi nota si emani con un synth odierno. Negli anni Settanta la sperimentazione dilaga grazie a geni che perdono il cervello per concederci il loro ambient mentale, con svariati stili e sensibilità.
Quando si è pensato che l’andamento melodico di un brano da spiattellare su un vinile poteva essere emanato non solo dalla chitarra, ci si è affacciati ai suoni freddi. Come quelli dei VCS3, allo stesso tempo imponenti, e dei tasti bianchi e neri dei Kraftwerk.
Il krautrock, ovvero la corrente elettronica tedesca, rivisita e plasma la psichedelia inglese e americana con “stream of consciousness” pregni di frequenze e rumorismi. Vi sono troppe sfaccettature, e di certo alcune ‘invecchiate male, ma notevoli sono il mastodontico Schulze, i solenni Tangerine Dream e la triade divina Neu, Can e Faust.
I Kraftwerk accertano l’efficacia delle loro sonorità con i primi 4 album, per poi consacrarsi con il mantra di “Radio-Activity”. Ci troviamo appena nel 1975 e già si era scoperto il basso continuo e i pattern robotici della drum machine.
Dopo il seminale “Autobahn”, grandissima influenza addirittura per Bowie, ci addentriamo nel vinile rosso-nero.
Nel giro di dieci anni passiamo dalla ‘macchina soffice’ di Wyatt alla ‘macchina umana di Ralf e Florian. Questo concetto di composizione si espande arrivando perfino al primo Battiato, supportato dalla new wave e dall’annuncio della forma sintetica del suono.
“The Man Machine”, formato da sei canzoni, esce nel maggio 1978 e riscontra un ottimo successo di critica e pubblico.
Suoni che serviranno idee su piatti d’argento a Dj Shadow e Moby, per esempio. Sembra tutto così freddo con gli stilemi statici e robotici della voce, ma le idee sono sempre sorprendenti e ammalianti.
Il futurismo si coglie soprattutto in “Spacelab” e “Metropolis”, dei veri viaggi tra le galassie. Con “The Robots” si portano le caratteristiche del genere a livello mondiale, spopolando ovunque, come con la titletrack, il balletto di “The Model” e la surreale “Neon Lights”.

The men machine Book Cover The men machine
Kraftwerk
Elettronica tedesca