Laureato e specializzato in storia dell’arte all’università degli studi della Tuscia. Dopo aver discusso due tesi di laurea su Andrea Pazienza continua lo studio dell’artista realizzando il lavoro di riordino e di digitalizzazione dell’archivio e curandone la mostra “Segni Preliminari”. Cura la rubrica Fumo negli occhi. “Recensioni critiche” di graphic novel. Le recensioni vengono pubblicate su Move magazine sulla pagina Facebook Fumo negli occhi e su Fandangoeditore.it. Direttore artistico di una sezione del Festival Caffeina e assistente alla direzione artistica di Quartieri dell'Arte.

Maggio 1965. Nel secondo numero della neonata rivista “Linus”, Guido Crepax pubblica un fumetto il cui protagonista risponde al nome di “Neutron”, alter-ego di un certo “Philip Rembrandt”, critico d’arte, studioso di criminologia e detective dilettante in possesso di un misterioso “sguardo paralizzatore”. Apparentemente l’ennesimo ricettacolo di cliché, ma fortunatamente nel Luglio del 1965, Neutron incontra una certa Valentina Rosselli e i due si innamorano. Il tempo di un’altra avventura e Valentina ruba la scena al fidanzato, diventando ben presto l’eroina dei fumetti più amata e più famosa d’Italia.
Crepax pubblicherà su “Linus” una trentina di storie su Valentina le cui sembianze sono riprese dall’attrice americana Louise Brooks. Molte sono le novità stilistico-narrative introdotte da Crepax tra cui un particolare utilizzo della linea, facendone un elemento di forte espressività. Variandone lo spessore, l’autore può permettersi molte soluzioni, arrivando pure a ometterla, come in alcuni volti dove i lineamenti sono suggeriti più che tracciati.
Il segno Crepaxiano, fin da subito originale non sembra avere precursori ne adepti, non ha mai costituito una scuola, nessuno, ne prima ne dopo, ha un segno e una cifra stilistica simile.
L’espressionismo grafico è confermato dalla tendenza dell’autore ad allungare i corpi, a snellirli, a sviluppare in altezza le loro silhouette per evidenziare la sensuale eleganza; il già sinuoso corpo di Valentina subisce dei veri e propri “stiramenti” che ne amplificano il potere di seduzione e aumentano la classe e il fascino ricollegandola ad un ideale di bellezza e ad una concezione di eleganza che ha origine nel primo manierismo in alcune donne del Parmigianino come la Vergine Maria del quadro “Madonna con il Bambino e Angeli” detta anche “Madonna dal collo lungo” (proprio per via della ‘deformazione’ che l’artista compie al collo della donna), realizzata nel 1534-1540 e conservata alla galleria degli Uffizi di Firenze. image
L’impostazione grafica delle tavole di Guido Crepax è una galleria di inconsuete trame ortogonali, di reticoli e soluzioni stravaganti, è un rielaborare la sintassi del fumetto inventando nuove possibilità combinatorie variando il taglio (forma) e il peso (dimensione); è in questo determinante frangente della costruzione dei suoi tipici fumetti che l’autore milanese tradisce la sua formazione d’architetto, in molti casi infatti, le pagine assomigliano a piantine di bizzarre abitazioni.
Le vignette variano enormemente di dimensione, come in un puzzle s’incastrano in un montaggio “fotografico”, in un gioco che coinvolge l’abituale lettore di fumetti in modo totalmente inedito; l’analisi della struttura della tavola, delle sue possibilità espressive va di pari passo con la ricerca di nuovi ‘tagli’, di nuove inquadrature e con la ridefinizione della connessione logica fra una unità e l’altra che, va da sé, risponde a criteri assolutamente autonomi e volubili.
Spesso Crepax indugia, in un serrato susseguirsi di piccoli ritagli, sul fisico e di rimando sullo stato d’animo di Valentina, in questi casi il corpo della donna, incasellato in un mosaico di piccole vignette, vibra di un poetico erotismo il quale può pervadere con la stessa intensità un piede come un gluteo, un occhio come un seno.
Si è parlato in tal proposito di una affinità fra Crepax e la contemporanea arte del corpo, la Body Art che andava promuovendo un riscatto del corpo umano in termini di esperienza estetica; questa tendenza artistica, aldilà delle superficiali interpretazioni che portano inesorabilmente a definirla scandalosa e impudica, ha cercato di coniugare il versante concettuale dell’arte, allora molto sentito, con quello ‘sensibile’, nel tentativo di rivalutare il corpo umano come un soggetto da mostrare e vivere apertamente, senza alcuna forma di vergogna e/o censura.
Crepax appare impegnato in un percorso per certi versi molto simile, sembra infatti ragionare negli stessi termini, la sua continua esaltazione del corpo femminile è intrisa di elementi di riscatto e postula nuovi orizzonti comportamentali dalle valenze politico-sociali.
L’orgasmo femminile di cui tanto si parlerà negli anni a venire è vissuto dalla sua eroina senza imbarazzo alcuno, con la naturalezza e la passione di una donna emancipata, le sue rotonde nudità sono l’emblema di un ritrovato rapporto con il corpo senza complessi o vanità di sorta. Valentina, precedendola di qualche anno, è il simbolo dell’emancipazione femminile e della rivoluzione sessuale della fine degli anni sessanta.
Nei fumetti di Guido Crepax c’è l’impegno e l’evasione in un mix che non aveva precedenti nella cultura fumettistica italiana;
Nelle scene di nudo e in quelle di intimità sessuale, l’autore milanese forza di molto i limiti del pudore dell’epoca riuscendo a non scadere nella pornografia.
Valentina fa la fotografa, l’ambiente dove lavora è quello milanese del boom economico, i locali che frequenta, i personaggi che incontra, le discussioni che imbastisce sono perfettamente in sintonia con questo contesto, tra le “nuvolette” di questo fumetto troviamo continui riferimenti al mondo reale; in questo florilegio di veristica mondanità Valentina si colloca sempre, prende posizione; la ragazza ha le idee chiare e non è disposta a rinunciarci, delineando così il suo carattere e le sue opinioni che riverberano quelle del suo autore.
Accanto a questa spiccata componente verista, è presente una di segno opposto, onirico-surrealista, riconoscibile subito dalla forma stondata delle vignette che la contengono; Valentina ha la tendenza a viversi i sogni intensamente, tanto che spesso non riesce a distinguere la dimensione reale da quella allucinata e allucinante dei suoi incubi i cui mostri sembrano essere le “ipostasi” delle sue irrisolte questioni inconsce che non di rado la perseguitano anche di giorno.
Proseguendo una linea poetica che ha origine con “Little Nemo” di Winsor McCay all’inizio del secolo, Guido Crepax si diverte a raccontare, a confrontare, a sovrapporre e, al limite, a confondere la dimensione diurna della vita con quella notturna, esorcizza paure, angosce e perversioni grazie alla facoltà di darle forma e sostanza, di rappresentarle nero su bianco, di esporle nella realtà concreta della carta. In questo processo di scandagliamento dell’inconscio Valentina non è che una cavia di una terapia psicoanalitica con l’aggravante di non esserne al corrente, è per questo motivo che la nostra protagonista si ritrova spesso in situazioni di cui ignora origine, senso e natura.
L’ultimo aspetto che deve essere evidenziato, ancora una volta più unico che raro nella storia del fumetto, è il fatto che Valentina ha un’età, invecchia con noi, la sua carta d’identità certifica che oggi, nel 2014, ha 72 anni, nel ’65, all’epoca degli esordi, era una splendida ventitreenne in cerca di emozioni e di gratificazioni; grazie al suo demiurgo le troverà, avrà l’amore, una professione, partorirà un figlio che chiamerà Mattia. Avrà una vita (quasi)vera.

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