Nato a Viterbo il 25 ottobre 1991, laureato in  lettere (Università della Tuscia) e appassionato di musica (jazz, prog, elettronica).

Non so perché ma i gruppi Canterbury mi hanno sempre fatto pensare alle torte e ai dolci. Quelle atmosfere eteree profumano di soffici desideri. Un suono che plana senza nulla di prevedibile o scontato. Molti geni si aggirano in quella zona a sud dell’Inghilterra, ed un certo riccioluto Dave Stewart possiede tanto di quell’ estro che ha il diritto di esplicarsi con il dono dell’Arte. Un gruppo con un nome strampalato come Egg o Arzachel non può proporre del certo roba scontata: tempi dispari, striduli elettronici e voci Barettiane sono i pezzi forti del programma. Dopo aver plasmato con disinvoltura ed originalità gli echi di Pink Floyd ed Emerson, Lake & Palmer, nel 1974 inizia la fase d’oro di Stewart. Si unisce a Pip Pyle, batterista dei Gong, David Sinclair, cantante e bassista dei Caravan e Phil Miller, eccelso chitarrista. Un divino ensemble chiamato Hatfield And The North. Il primo album omonimo è qualcosa di sconcertante. I lidi sonori di Caravan, Camel e Soft Machine si raccolgono in un vasto contenitore, che va dal free jazz al prog melodico più sopraffino, senza dimenticare le sfuriate di moog e mellotron. Gli Hatfield sfruttano il momento migliore per aggiornare questo paesaggio e presentare un piano del tutto originale. E’ una sorta di jazz rock contornato da sublimi linee vocali di Sinclair e cori celestiali delle Northettes (3 bravissime cantanti, tra le quali Barbara Gaskin, leader degli Spirogyra). Nel lavoro è presente, tra i molti ospiti, anche Robert Wyatt, protagonista della disarmante “Calyx”. Notiamo una produzione variegata, che non si impregna in un mood preciso, ma preferisce saltellare su diversi registri. L’incipit “The Stubbs Effect” è inaugurato da un affresco che rapisce già l’attenzione. Ventidue secondi di uno pseudo jazz prog che si tuffa subito nel mare strumentale di “Big Jobs/Goung Up To People And Tinkling/Calyx”. L’impeto delle scale di chitarra, flauto e tastiera viene spezzato dall’intensa luce di “Calyx”, formidabile saggio vocale di Wyatt (come se ce ne fosse ancora bisogno, dopo “Moon In June” e i primi due lavori da solista). Il disegno imprevedibile delle linee di Robert permette a ogni nota di rappresentare un mood preciso. I suoni non vengono concepiti come accompagnamento della strofa pop o del ritornello catchy, ma simboleggiano l’anima della creazione con una chiara sensazione. Si rimane colpiti anche dalla successiva fanfara jazz di “Son Of There’s No Place Like Homerton”, dove si dà vita al primo innesto maestoso dei cori delle Northettes: voci angeliche fanno piombare un Eden mai concepito fino allora, neanche dal folk valoroso di Fairport Convention e Pentangle. L’intreccio di voci femminili viene successivamente scosso dall’avanzare fiero delle tastiere di Stewart e dal solare episodio funky di “Rifferama”. “Shaving Is Boring” è il pezzo forte: qui si può capire che il Canterbury sound non è soltanto una smielata strofetta alla Moody Blues o un virtuosismo parallelo al prog Emersoniano. Una nube minacciosa cade sul prato assolato fino a poco prima. A dettare legge sono i ritmi incessanti delle tastiere di Stewart (dotato di minimoog, piano elettrico Fender Rhodes e Hammond) e delle botte paurose di basso con fuzz. Un viaggio incandescente che trova la fine nel lento ricrearsi dell’alba jazz di “Big Jobs No. 2” (che riprende il tema dell’intro) e nel ritorno delle Northettes in “Lobster In Cleavage Probe”. Il tramonto viene sancito dagli assoli surreali e dissonanti di chitarra nella favolosa “Gigantic Land Crabs In Earth Takeover Bid”. Tutto questo effetto paradisiaco viene replicato l’anno successivo, nel 1975, con “The Rotter’s Club”: stesso panorama con spunti sempre innovativi, con un pizzico di maturità e senza scendere mai nel prolisso. Anche qui c’è un asse portante del Canterbury sound: la suite “Mumps”, firmata da Stewart e consacrazione totale della loro concezione.

Hatfield and the North Book Cover Hatfield and the North
Hatfield and the North
Rock progresivo
1974